«Se non ci pensa la Giustizia, distruggeremo anche il campo di Fanna».
Sono le parole contenute nell''ultimatum che mercoledì scorso gli
attivisti dell'associazione Ya Basta Italia e dei centri sociali del
Nordest hanno lanciato davanti al tribunale di Pordenone. Di precedenti
ce n'erano già stati. L'altro campo coltivato a Ogm nella vicina Vivaro,
gli attivisti l'avevano già rasato al suolo il 9 agosto. Così, per una
volta, la Giustizia non si è fatta attendere. A poche
ore dall'ultimatum, prima che facesse buio, gli uomini della forestale
regionale hanno provveduto a trebbiare il campo di Fanna, l'ultimo dei
due terreni coltivati a Ogm che rimaneva ancora in piedi nel
Pordenonese. Ad aprile scorso, infatti, Giorgio Fidenato, il presidente
degli Agricoltori federati (associazione di imprenditori riuniti in nome
di un liberismo spinto) aveva annunciato via web di aver seminato il
primo mais transgenico in Italia nonostante il veto ministeriale. E
così, a distanza di 80 giorni dal sequestro, avvenuto 10 luglio, la
forestale della Regione ha trebbiato anche l'ultimo campo. Il granoturco
raccolto è stato trasferito in un posto top secret, dove verrà
conservato fino a contro ordine. Fino a quando non diverrà cioè
definitiva la sentenza emessa dal tribunale di Pordenone, che proprio
martedì aveva condannato il proprietario Fidenato per averlo coltivato a
mais transgenico. E la notizia del decreto penale di condanna, che gli
ha imposto 25 mila euro di multa, la confisca del campo e la distruzione
del raccolto, è arrivata proprio mercoledì, quando gli attivisti del
Nordest stavano per lanciare l'ultimatum. Mai visto tanto tempismo. E
ora che la battaglia contro la prima introduzione degli Ogm nel suolo
italiano può dirsi vinta, il fronte della guerra al transgenico si
allarga ancora. Questa volta a scontrarsi ci sono le Regioni da una
parte, e il ministro dell'agricoltura Giancarlo Galan dall'altra.
Giovedì, infatti, il giorno dopo la trebbiatura dell'ultimo campo Ogm di
Fidenato, si è sfiorato lo scontro istituzionale. Gli assessori
regionali dell'agricoltura, stranamente compatti, non hanno infatti
votato la linea della coesistenza (tra coltivazioni ogm e ogm – free)
dando mandato a Galan di esercitare la clausola di salvaguardia che di
fatto vieta la coltivazione di mais transgenico. «Allora qualcuno dovrà pur farlo»,
ha risposto Galan, lasciando intendere che a farlo potrebbe proprio
essere il suo ministero. «Almeno – ha specificato – per quella Regione
per cui una sentenza del Consiglio di Stato ci dice di provvedere».
Ossia il Friuli Venezia Giulia. Resta da capire cosa succederà giovedì,
nella prossima conferenza Stato – Regioni. Intanto la presa di posizione
delle Regioni ha trovato il plauso di Coldiretti e Cia (Confederazioni
italiana agricoltori), mentre l'associazione Ya Basta Italia ha cantato
vittoria. E in vista del vertice Cop 16, la conferenza mondiale dei
popoli sul cambiamento climatico e i diritti della madre terra, che si
terrà a fine novembre a Cancun, in Messico, l'appello di Ya Basta è
quello di non abbassare la guardia, «perché il modello di sviluppo va
cambiato radicalmente senza lasciar spazio agli Ogm, introdotti dalle
multinazionali soltanto per piegare al profitto del mercato il diritto
inalienabile del cibo, e con esso la catena alimentare e l'equilibrio
degli ecosistemi».
di Elena Placitelli
Tratto da "Terra" di martedì 5 ottobre 2010
Guerra agli Ogm, vinta la prima battaglia in Friuli Venezia Giulia
E ora si apre il fronte Regioni - Galan
6 / 10 / 2010