Il movimento NoMuos tra lotte ambientaliste e antimilitarismo

Dinamiche dal basso in vista della manifestazione nazionale del 15 maggio a Niscemi

13 / 5 / 2016

La Sicilia, terra ricca e generosa, punta di diamante e lembo più a sud d’Italia, bagnata dal Mar Ionio, dal Tirreno e dal Mare di Sicilia, si affaccia sul vasto Mare Nostrum, il mare fra le terre, le cui acque uniscono e al contempo separano le culture che vi si affacciano, acque sporcate dal sangue di chi cerca, oggi, la speranza in un mondo migliore.    


Quest’isola, da sempre invasa e contesa per le sue innumerevoli risorse e bellezze, abbraccia e fonde insieme le sfaccettature più diverse e contraddittorie. La “conquista” militare degli americani, che risale alla fine della seconda guerra mondiale, inesorabile, sta maltrattando questa Terra per trasformarla progressivamente in una base bellica, centro strategico per il controllo e le azioni di guerra di tutto il bacino del Mediterraneo.     


Sono numerosissime le postazioni militari presenti oggi sull’isola ed evidenti sono le intenzioni di USA e NATO nel voler continuare questo deleterio processo di militarizzazione. Ad oggi il territorio è costellato da ben 16 basi militari, dislocate prevalentemente nella zona meridionale dell’isola e affiancate da installazioni radar che permettono una totale sorveglianza dell’area mediterranea e un pronto intervento in blitz e attacchi terrestri ed aerei in tutta la zona del Maghreb e del Medio Oriente. Mentre questi ecomostri di distruzione e morte proliferano come i batteri, sovente vengono violentati e distrutti ambiente e biodiversità, destinati ad ospitarli, e criticamente compromessa la saluta pubblica.     


A Niscemi, in provincia di Caltanissetta, nella riserva naturale della Sughereta, da oltre vent’anni svettano contro il cielo, imponenti nei loro 140 m di altezza, 41 antenne della base militare americana NRTF-8 (Naval Radio Trasmitter Facility), deputate alla trasmissione con i sommergibili militari.

Ma non è bastato soffocare e devastare 144 ettari di questa secolare oasi naturale, oggi la base militare è stata affiancata nientemeno che da un nuovo “EcoMUOStro”: il M.U.O.S. (Mobile User Objective System), letteralmente un bombardamento elettromagnetico contro l’ecosistema e le comunità nelle vicinanze, che permetterà la comunicazione tra utenti mobili, tra cui i droni, aerei senza pilota, e guerre sempre più disumanizzate.     


A Sigonella, a poco più di 20 km di distanza dalla città di Catania, sorge la più imponente fra le stazioni aeronavali degli USA, nel futuro prevista dalle forze armate americane come centro pulsante degli aerei non pilotati.                                                                                 


Si intensificano sempre più i rifornimenti di truppe e munizioni; via mare unità della VI flotta americana e sottomarini, ricolmi di missili e bombe atomiche, approdano nel golfo di Augusta affiancati, nel contempo, dal trasporto di ulteriori carichi da parte di aerei colossali, che, a seconda delle necessità, possono atterrare negli aeroporti militari delle isole minori (scali Trapani-Birgi, Pantelleria e Lampedusa) come in quelli civili di Palermo e Catania.    


Questo agghiacciante scenario trova spazio in un contesto difficile e delicato come quello siciliano, boicottato oltremodo da politiche recessive e da una massiccia disinformazione accompagnata da una fuorviante manipolazione mediatica. In questo teatro di violenza psicologica e fisica, in cui l’Imperialismo si espande su tutto, hanno buon gioco sistemi capitalistici e guerrafondai, divulgatori di logiche di sfruttamento, sempre pronti ad approfittare di povertà e precarietà, beffeggiando le speranze di una popolazione oramai stanca e avvilita.

Il movimento No Muos si iscrive nel quadro di una guerra globale sempre più evidente, guerra per l’esportazione della democrazia occidentale, neo colonialismo del Terzo Millennio iniziato durante la prima guerra in Iraq voluta fortemente dall’establishment statunitense per accaparrarsi le riserve di oro nero. Ed è un movimento, appunto, di popolo, di attivisti, di militanti, che si scaglia contro logiche securitarie e guerrafondaie in una terra martoriata dalla mafia e dalla disoccupazione.

Niscemi è un comune dell’entroterra siciliano con poco più di 30 mila abitanti. La riserva naturale della Sughereta di Niscemi è qualcosa che ti lascia a bocca aperta, un paesaggio verdeggiante tra colline che richiamano la Sicilia più nascosta ed inesplorata. Quando arriviamo ci rendiamo conto, però, che la zona è completamente militarizzata, ovunque “Lince” dell’esercito italiano, pattuglie della polizia, posti di blocco. Niscemi è oggi l’avamposto del militarismo più sfrenato a difesa di pali di ferro e antenne che producono morte. Perdiamo ore per essere identificati solo per scattare una foto alle antenne, protette e volute da un Governo italiano connivente e totalmente assuefatto dalla logica della guerra “umanitaria”.

E sia chiaro, il movimento non è morto, lotta e combatte, quotidianamente, a difesa del territorio e della salute di chi lo abita. Certo, non ha la forza propulsiva dei primi anni quando con un presidio permanente ci si poteva permettere di occupare la base, ma sta cercando di rielaborare le lotte dal basso attraverso dinamiche antimilitariste e di pacifismo radicale intrecciando battaglie ambientaliste spesso poco considerate in Italia.

Ambientalismo e antimilitarismo sono oggi due dinamiche che possono ridare forza ai movimenti e nel contempo saldarne le lotte. Il movimento NoTav, in questo, fa scuola!Le famose parabole americane, oltre ad essere la longa manus del potere statunitense in Italia, e nell’intera Europa meridionale, sono la più grande opera abusiva del Sud; difatti, l’intero sistema militare è stato costruito all’interno di un Sito di Interesse Comunitario e, proprio per questo, dal 2008 non è concesso realizzare nuove costruzioni e infrastrutture, compresa l’installazione di antenne e tralicci. Ma gli americani, spalleggiati dallo Stato italiano, sempre molto benevolo quando si tratta di aiutare gli Alleati, se ne sono letteralmente fregati delle leggi e hanno piazzato tre bestioni dal diametro di oltre 18 metri. Tanti saluti al verde pubblico, al paesaggio mozzafiato, alle questioni legate alla salute degli abitanti della zona, il sistema militare “s’ha da fare”.

E purtroppo a complicare le cose si è messa anche la giustizia italiana che, per bocca del Consiglio di giustizia amministrativa di Palermo, ha emesso la sentenza definitiva accogliendo il ricorso in appello presentato dall'Avvocatura dello Stato per il Ministero della Difesa ribaltando la sentenza del Tar, che in primo grado di giudizio aveva ritenuto le antenne Muos pericolose per la salute umana e l’ambiente. Paradosso di tutto, però, spulciando tra le carte, ci si accorge che il collegio di verificazione di Palermo contava tre membri nominati da una delle parti in causa e che i dati sulle antenne sono stati forniti dalla stessa parte in causa. Classico giochetto all’italiana!

Davanti a tutto questo, il Movimento ha deciso di non arretrare di un centimetro ed anzi di ribadire, con una manifestazione nazionale domenica 15 maggio a Niscemi, che no, la lotta non si arresta e che gli uomini e le donne continueranno a difendere la loro terra per un futuro senza basi di guerra.   


Immagini dalla base Muos