Una sera come tante, al Centro Sociale Tpo di via Casarini.
Una sera come tante con tante attività diverse in ogni sua stanza:
un'assemblea di alcuni lavoratori precari che stanno perdendo il posto
di lavoro; la trasmissione radio del laboratorio Hip-Hop Arena 051;
l'assemblea della Sottosuono Records; un corso di yoga nella palestra
autogestita; un corso di lingua italiana per Migranti.
Questo spazio sociale è un piccolo pezzo di città. Come la città vive
la complessità del mondo contemporaneo. E' una piccola comunità dove
tutti hanno diritto di cittadinanza e dove a nessuno viene chiesto un
pezzo di carta che dimostri la sua italianità. E' una piccola comunità,
consapevole che le differenze sono fonte di ricchezza e non motivo di
paura.
Da un paio di settimane un'Alfa Romeo 146, di colore grigio, è appostata fuori dal Tpo. Dentro c'erano tre loschi figuri riconoscibili come agenti della D.I.G.O.S. di Bologna. Non stupisce che, attorno agli spazi sociali, oltre a telecamere, pattuglie e poliziotti di quartiere, ci siano agenti che 'garantirebbero' una presunta sicurezza da pericoli che loro stessi agitano; per questo chiunque esce da questi spazi viene fermato e sottoposto al controllo delle 'generalità'. Sembra che in questura abbiano la memoria corta. Molti di noi prendono la seccatura con disinvoltura ed è buffo che, chi chiede le generalità, da anni, ti chiami per cognome.
Iieri sera la DIGOS ha fermato un auto con un'insegnante della
Scuola d'Italiano per Migranti che riaccompagnava a casa tre alunni.
Non fa certo notizia il fatto che in questo paese sia in corso un
accanimento contro i migranti, non c'è da stupirsi: se c'è chi fa leggi
disumane, c'è anche chi le applica.
Il teatrino della DIGOS è andato avanti, patetico, fino a trasformarsi
in tragedia: la mancanza di un timbro sui documenti di uno dei migranti
sembrava un pretesto sufficiente per presagire il macabro rituale
Questura-CIE.
Eppure quella di ieri non è stata una sera come le altre: un
elemento di novità, potente, ha rotto la monotonia dell'ordine. Ieri
sera grazie all'intervento di alcun@ compagn@ del Tpo e di un avvocato,
il delirio predatorio è stato bloccato.
Nessuno è stato dichiarato illegale e trascinato in un percorso
disumano che provoca morti; questo è avvenuto grazie ad una solidarietà
che vive nelle nostre pratiche quotidiane: diffondiamo questa passione
capace di tenerci insieme, di arginare e combattere il razzismo.
Tuttavia non esultiamo per questo, perché siamo coscienti che la minaccia sulle teste dei migranti è continua, perpetua.
Quello che ci ha turbato è stato vedere questi nostri tre amici tremare per le minacce.
Quello che ci spinge a continuare è la voglia di costruire insieme ad
altri una città diversa, cooperare e cospirare, con chi come noi ha
scelto di stare dalla parte dell'umanità.
Centro sociale Tpo