La Bari antifascista risponde scendendo in piazza

Sabato 29 settembre manifestazione antifascista. Appuntamento alle 17 in piazza Prefettura.

26 / 9 / 2018

«Contro il decreto razzista e classista. Alle aggressioni rispondiamo: Bari non ha paura». In queste poche parole, la sintesi della piazza convocata dai movimenti baresi per sabato prossimo. Dopo il vile agguato squadrista di venerdì scorso, consumatasi al termine di un partecipato corteo antirazzista indetto dalla rete “Mai con Salvini”, la città ha prontamente rialzato la testa, dimostrando di non farsi intimidire nè da Casapound, nè dalla questura che – come spesso accade – ha scientemente lasciato libertà d’azione ai neofascisti. I movimenti sociali sanno che lo spirito grazie al quale sono state costruite in pochi giorni due mobilitazioni cittadine contro il ministro dell’Interno, è uscito rafforzato e amplificato dopo i fatti dello scorso fine settimana.

Per questa ragione sabato prossimo è stata indetta una grande manifestazione antifascista, allargata anche alle realtà extra-cittadine. L'appuntamento ha, nelle proprie parole d’ordine, anche la volontà di costruire un fronte largo di opposizione e contrasto al Decreto Salvini, recentemente approvato in consiglio dei Ministri, e a quel razzismo istituzionale di cui il governo “giallo-verde” è paladino indiscusso. L’appuntamento è alle 17 in piazza Prefettura.

Bari

«Venerdì 21 Settembre la Bari antirazzista e solidale è scesa per le strade del Libertà per affermare la sua opposizione alle politiche discriminatorie e securitarie di questo Governo Movimento 5 Stelle – Lega. Un corteo che ha visto camminare e gridare e cantare insieme migliaia di persone, felici come si è durante una bella manifestazione». Così inizia il comunicato d’indizione del corteo, che prosegue: «I fascisti di questa città hanno cercato di sabotare questo evento con un agguato premeditato. L’obiettivo era provocare i manifestanti per cancellare il successo della manifestazione e poter vedere i giornali titolare il giorno dopo di scontri o di risse». 
Nonostante il tentativo di Casapound di far passare l’aggressione come difesa della sede da un fantomatico attacco, e il giochino di alcuni media locali di derubricare tutto a una “rissa”, l’eloquenza dei fatti di venerdì scorso ha suscitato sdegno e indignazione collettiva. La stessa Gazzetta del Mezzogiorno si è vista costretta a cambiare il titolo del proprio articolo online, sostituendo “rissa” con “aggressione”. La dinamica viene riportata con chiarezza nell’appello: «L’agguato fascista di venerdì notte è davanti agli occhi di tutti, così come la complicità della polizia, che dopo aver presidiato tutto il giorno il Libertà proprio in quel momento si è lasciata “sfuggire” un gruppo di 30 fascisti armati di mazze e cinghie. Questo agguato in cui sono state gravemente ferite alla testa due persone è partito dalla sede di Casapound in via Eritrea, è stato perpetrato dagli stessi figuri che nelle scorse amministrative si sono candidate con la lista Noi con Salvini e che oggi assumono il ruolo fascista di braccio armato delle destre, servi a difesa del potere politico ed economico dei colletti bianchi e dei mafiosi di questa città». 
L’invito a scendere in piazza, oltre a reclamare la chiusura di Casapound e di altre sedi neo-fasciste, è volto a «denunciare la violenza del decreto Salvini e la sua risposta penale a una richiesta di stato sociale, portando a termine il lavoro iniziato da Minniti e dal PD». Il disegno politico salviniano «procede a grandi passi sul piano del risentimento e della paura, verso l’instaurazione di un quadro giuridico che legittimi la discriminazione etnica e sociale così come sancito dal decreto Salvini votato all’unanimità dal consiglio dei ministri». L’appello si conclude inneggiando al «dovere di resistere all’apartheid e al classismo di questo momento storico, scendendo tutte e tutti in piazza».