Montreal calling! Dalla parte del movimento studentesco canadese

23 / 5 / 2012

Sono ormai due anni che in tutto il mondo si esprimono  lotte e conflitti contro la crisi e contro le politiche anti-sociali che governano tale processo: dagli scioperi e dalle lotte studentesche europee, alla primavera araba, agli indignados e ai movimenti occupy.

Quando fra qualche decennio si guarderà  agli eventi che si susseguono in questo frangente, lo si dipingerà molto probabilmente come un tornante epocale, come il momento in cui la generazione senza futuro muove i primi passi per sottrarsi alla miseria in cui il capitale vorrebbe relegarla, come l'epoca in cui una nuova soggettivazione politica globale riapre la partita, riapre la Storia troppo frettolosamente dichiarata finita dai sacerdoti del neoliberismo appena alla fine del secolo ventesimo.

Nella mappa delle resistenze globali contro la violenza neoliberista che governa la crisi, ce ne è una che è sconosciuta ai più nella provincia italiana dell'Impero, ma che forse è una tra la più determinate e soggettivizzanti visto che calca le scene ormai da febbraio, ed è quella che vede protagonisti gli studenti ( ma ormai possiamo parlare di una vera e propria coalizione sociale) del Quebec.

Il Quebec, unica regione francofona del Canada è grande 5 volte l'Italia, con una popolazione di 8 milioni di abitanti ( i quali quasi la metà risiedono a Montreal, centro finanziario del Canada), è la prima produttrice di energia idroelettrica e tra le prime regione minerarie del globo; questa regione da decenni è governata alternamente dal Partito Liberale del Quebec di centrodestra, e dal Parti Quebecoise indipendentista di centro-sinistra.

Dal 2003 il premier è l' ultraliberista Jean Charest, sfiorato anch'egli da episodi di corruzione che hanno travolto l'immagine del suo partito e dei suoi dirigenti: questo pasdaran del libero mercato all'inizio di quest'anno annuncia per bocca del suo ministro dell'istruzione Line Beauchamp, di voler aumentare le tasse universitarie del 75% in cinque anni; come in Italia, Grecia, Regno Unito, anche in Quebec il primo obiettivo reazionario della austerità è lo statuto dell'educazione pubblica; ma anche in Quebec come in Europa in questi anni, è sul terreno dell'istruzione pubblica e della sua accessibilità e riproduzione che si accende la protesta, si costituiscono relazioni, si anima una generazione.

Così da febbraio tutte le organizzazione studentesche di Montreal indicono uno sciopero ad oltranza contro la decisione del governo Charest che va avanti ancora adesso arrivando al 95esimo giorno di mobilitazione e che ha imposto l'annullamento del semestre universitario.

Un quadratino rosso appuntato sulla giacca, sul cappello, sullo zaino diventa il simbolo della protesta; il 22 marzo il movimento porta in piazza a Montral quasi trecentomila giovani contro l'aumento delle tasse, il corteo è un serpente rosso e potente che si snoda per ore tra i boulevard della metropoli.

E' ora di trattare: il governo resosi conto della popolarità e della radicalità crescente del movimento apre un tavolo di trattative con le organizzazioni studentesche da cui tiene fuori però la struttura più radicata e rappresentativa, la Coalition Large de l'Association pour une Solidarite Syindicate Etudiantes CLASSE; le altre strutture abbandonano il tavolo di trattativa e la parola torna alla piazza.

Sul terreno della conflittualità metropolitana il movimento è un fiume in piena che non ammette argini ;da fine aprile fino ad oggi, si scende in piazza per 28 sere consecutive: tra cortei selvaggi, contestazioni alle riunioni del Partito Liberale, flash mob davanti casa del premier e dei ministri, presidi nei pressi dei tribunali e dell'Assemblea Legilsativa, duri scontri con la polizia locale e federale, cortei in mutande, sanzionamenti a banche e società finanziarie.(1)

Attraverso le multiforme espressioni e le mutevoli pratiche, il movimento non accenna a placarsi arrivando ad ottenere le dimissioni del ministro dell'educazione. (2)

Tuttavia la risposta del governo non si fa attendere; la lotta mostra un volto costituente per le nuove generazioni canadesi e potrebbe essere troppo pericolso lasciarla vincere, così il potere getta la maschera dello stato di diritto e comincia a parlare con la lingua della repressione e dell'autoritarismo. il 18 maggio il parlamento del Quebec emana una legge, la Bill78, esplicitamente contro il movimento, che limita fortemente i diritti di riunione ed espressione, dichiarando illegali gli assembramenti di persone che superano le 50 unità se non è stata avvisata la polizia almeno 8 ore prima; una legge marziale permanente, una Francoforte quotidiana d'oltreoceano. (3)

La sera stessa dell'approvazione della legge e per tre notti consecutive i cortei selvaggi sfociano in scontri con le forze dell'ordine, le quali attuano una condotta criminale con uso di pallottole di gomma, cariche a cavallo, bombe assordanti e gas cs, ferendoo decine di manifestanti e ne arrestano più di 400.

La offensiva repressiva giudiziaria è altrettanto furibonda: più di mille procedimenti giudiziari, centinaia di migliaia di dollari di multe; il movimento però tiene duro e ormai è divenuto una lotta che travalica l'iniziale protesta contro l'aumento delle tasse universitarie ma rappresenta l'opposizione sociale all'offensiva neoliberista e autoritaria in Canada; un opposizione forte, che risponde punto per punto, tanto che  lunedì notte ha di nuovo inondato Montreal per l'annullamento della Bill78, la libertà degli arrestati e la difesa dello Stato Sociale e ha lanciato una campagna di disobbedienza civile invocando la solidarietà e l'aiuto dei movimenti internazionali. (4)

Montreal ci parla di un esperimento autoritario che riguarda anche noi come abbiamo visto a Frankfurt,(ma anche a Pomigliano), una vera e propria nuova tendenza nella gestione della crisi; una tendenza ancora in divenire ma che presenta già alcuni tratti evidenti: il capitalismo non sopporta più la democrazia se essa non è docile e asservita;  se è democrazia vissuta, praticata, semplicemente non è efficace per l'accumulazione e gli espropri dell'1% che si attuano tramite le politiche di austerità; quindi è ora che si tolgano le elementari tutele e i diritti liberali che garantivano l'espressione e la pratica del dissenso e si proceda alla distruzione completa del Welfare State.

Montreal però ci parla anche della resistenza a tutto ciò, della democrazia praticata, di un movimento che con la sua istituzionalità de facto da più di 3 mesi rappresenta una vero e proprio contropotere politico, comunicativo, di carne, di senso, all'astrazione violenta della finanza, alla arroganza del governo del Quebec, e alla brutalità della polizia; per aiutare i compagni e le compagne canadesi occorre continuare a camminare sul sentiero intrapreso e faticosamente immaginato a partire e prima di Frankfurt: allargare e legare esperienze di lotta, mutualismo, autorganizzazione, amministrazione; intraprendere, curare relazioni tra diversi è l'unica arma contro l'oblio prossimo venturo; è la strada più difficile ma forse l'unica praticabile, d'altronde il riformismo è sterile e triste(qualora fosse mai stato potente) di fronte ai diktat ricattatori del 1%, e l'insurrezionalismo armato e nichilista ci fa abbastanza schifo.

Il problema e la sfida per noi europei, è che non possiamo più rimandare, mai come ora: o Europa o guerra.

Montreal ci chiama, è ora di rispondere.

23.05.2012 - in 250.000 rompono il divieto della LOI 78 - Vai al video 

*Esc, atelier autogestito

(1) The Gazette.com Montreal students stage nearly-nude protest

(2) Graeme Hamilton: Line Beauchamp’s resignation should be the final compromise in tuition strike

(3) Conflit étudiant : la loi spéciale est adoptée

(4) Arrêtez-moi quelqu’un!

Tratto da: