Solo ottantamila euro per 16 (sedici!) anni dedicati alla “salvezza” di vite umane?
Una uscita di scena francescana quella di AndreOne Muccioli dalla guida
di San Patrignano (come recita il comunicato stampa della Comunità); sebbene cacciato dalla famiglia Moratti per il suo
atteggiamento autoreferenziale e per avere speso una cifra spaventosa
nella costruzione di una mega villa, fornita di tutti i lussi possibili
(porta-telefono in radica norvegese da 20.000 euro, scalinata da 500.000
euro) e rifinita di rosoni dai “ragazzi” del settore decorazioni (quasi
tutta manodopera gratuita naturalmente).
L’erede del vecchio guru
Vincenzo Muccioli viene dipinto come un impiegato di banca che si
accontenta di una liquidazioncina. Dai quotidiani di Rimini però. Perché
su Repubblica di Lunedì 29 Agosto i numeri, le cifre e le esose
richieste sono altre: Tre milioni di euro, due suv e una casa da
scegliere tra il patrimonio immobiliare riminese della struttura. Piano
B.
Perché il piano A di AndreOne era ancora più ambizioso: dentro c’era anche un incarico per se dentro la struttura da 120.000 euro l’anno, uno per sua moglie e per altri poiché Andrea Muccioli non avrebbe perso il vizio di “incaricare” gli amici degli amici - come scrive sempre La Repubblica di Lunedì 29 Agosto - e chissà cosa diranno i fornitori di San Patrignano che aspettano saldi di fatture o i soliti “ragazzi” che hanno avuto gli ultimi stipendi con ritardo di tutto questo? Senza contare il vitalizio per mamma Antonietta, l’ex albergatrice con il turbante come la ben descrive Gaspare Virzì nel suo libro: “Viaggio a San Patrignano”.
Queste notizie, però, pare non arrivino a Rimini.
Forse c’è un muro in Carpegna che le blocca o qualcuno dei giornalisti
riminesi si macchia “del più grave peccato che può commettere un
giornalista, il peccato di omissione” come diceva Enzo Biagi? Sta di
fatto che i riminesi ci hanno capito poco di quanto è accaduto sul colle
della speranza, inondati dalla Overdose di informazioni a tutta pagina
(come ai tempi della morte di Vincenzo Muccioli) prive, però,
dell’elemento fondamentale: I Fatti. E per fortuna che c’è il Fatto Quotidiano che ci racconta, appunto, I Fatti o importanti giornali
nazionali che ci hanno fatto sapere come sono andate le cose veramente,
altrimenti, fossimo rimasti qui a nutrirci di informazioni delle penne
riminesi avremmo creduto alla favola degli ottantamila euro di
liquidazione a Sant’AndreOne Muccioli. A ciò si aggiunge il premio Sigismondo d'oro, l'ultimo atto della giunta Ravaioli per rinsaldare un rapporto fra il territorio, la casta e i guru delle tossicodipendenza.
Che ne sarà adesso di San
Patrignano? Dei “ragazzi”?
Perché è con questa logica pelosa e disumanamente caritatevole che si tiene in piedi un simile baraccone mediatico/imprenditoriale per decenni: leader mondiale nelle strategie repressive sulle tossicodipendenze, deus ex machina di tutte le leggi punitive sulle droghe (Fini/Giovanardi), leggi che hanno addirittura portato alla demenziale equiparazione tra Marijuana (sostanza di cui non è mai morto nessuno al mondo) ed eroina/cocaina perché “Sono tutte droghe”* (come il ritalin infatti). I ragazzi sempre strumentalizzati e usati come muro e come protezione ad ogni nefandezza commessa dai vari Gelmini, Cardella e compagnia cantante. Le famiglie strumentalizzate nel loro dolore e disposte a perdonare qualsiasi cosa ai guru di ieri e di oggi in cambio della “salvezza” (tutta da dimostrare tra l’altro”) dei figli.
Che ne sarà?
Tutto continuerà come prima. Altro che svolta epocale. Al
limite ci sarà una ulteriore riduzione delle presenze: dagli attuali
8/900 si dovrà scendere ancora così i “ragazzi” di san patrignano
finalmente potranno smettere di vivere in stanze di tre metri per
quattro stipati come sardine e risulterà difficile sparare le cifre
assurde a cui ci aveva abituato AndreOne: 20.000 recuperati (il 72 per
cento degli ingressi), 1600 presenze.
Tutte cifre false: usate per ottenere credibilità politica e aumentare il proprio potere e rifilate a una Italia credulona e a giornalisti che non fanno il loro dovere di verifica dei dati (o non lo vogliono fare). Ma a questo ci aveva già abituati Berlusconi, con la storia del milione di posti di lavoro. L’Aria fritta in Italia non manca.
di Paolo Severi Rimini
* i detenuti "per tossicodipendenza e vari reati connessi" sono quasi la maggioranza nelle galere sovraffollate.