Centinaia di persone, attivisti e dirigenti della sinistra indipendentista basca stanno mettendo in atto una altra dimostrazione di solidarietà attiva impedendo più volte l'arresto di una ragazza condanna e ricercata dalla polizia basca. Continua così la campagna di solidarietà lanciata dal coordinamento Aske Gunea e la mobilitazione a fianco dei giovani baschi perseguitati dalle leggi speciali di Madrid al grido: “Solo il popolo salva il popolo”.
In
centinaia stanno occupando da due giorni la piazza e le vie del
centro storico di Ondarroa, comune della costa basca, per impedire
che la polizia autonoma basca arresti una giovane, Urtza Alkorta,
accusata da Madrid di ‘collaborazione con l’ETA’.
Nella
mattinata di venerdì la ragazza, scortata da decine di suoi
concittadini, è stata avvicinata da alcuni agenti in borghese mentre
in città sono arrivate varie camionette dell’Ertzaintza e un
elicottero volteggiava sulla cittadina. A quel punto la ragazza si è
spostata nella piazza centrale del paese dove circa 200 persone si
sono sedute a terra intorno a lei, realizzando un vero e proprio
‘muro umano’. Una herri harresia, un muro popolare, come quello
che nelle prime settimane di aprile per giorni aveva “ritardato”
l’arresto di alcuni giovani a Donostia accusati di militare in
un’organizzazione giovanile – Segi - messa fuori legge da Madrid
con l’accusa di sostenere l’ETA.
Secondo i media baschi la
polizia ha tentato inutilmente di arrestare la Alkorta, a causa dalla
resistenza e dalla disobbedienza di centinaia di persone, molte delle
quali hanno dormito in piazza sorvegliando e proteggendo la
‘ricercata’, alcuni manifestanti sono stati identificati dalle
forze dell’ordine ma il muro popolare non si è sciolto.
Il
comando dell’Ertzaintza, la polizia regionale, ha fatto sapere che
l’arresto sarà effettuato quando sarà ritenuto “conveniente”,
mentre continua la mobilitazione del coordinamento Aske Gunea –
“Spazio di libertà” – che sta portando avanti la campagna di
solidarietà nei confronti dei giovani baschi perseguitati dalla
magistratura spagnola.
Il Tribunale Superiore di giustizia
spagnolo ha condannato Urtza Alkorta a 5 anni di carcere; già
arrestata insieme ad altre sei persone nel 2010 è stata torturata
dalla polizia autonoma basca. Era da anni che la polizia non tortura,
ma dopo quella retata due persone furono ricoverate in ospedale;
tutti gli arrestati denunciarono di essere stati torturati e
obbligati a firmare una confessione falsa. L' Alkorta ha già passato
due anni e mezzo in carcere, dopo essere stata accusata di aver
collaborato con l’ETA e l'estate scorsa è stata liberata dopo aver
presentato ricorso.
L'8 febbraio 2013 il tribunale ha confermato
la sentenza con l'obbligo di consegnarsi entro 10 giorni alle
autorità per essere incarcerata: obbligo chiaramente disatteso. A
partire da quel momento è stato emesso nei suoi confronti un ordine
di arresto. Martedì scorso (il 7 maggio), agenti di polizia si sono
presentati a casa di Urtza per arrestarla ma non l’hanno trovata,
così come è accaduto nei giorni seguenti. La ragazza è stata
nascosta per alcune settimane. In un video inviato ad un emittente
locale ha poi chiesto ai cittadini di ritrovarsi sulla “Alameda”,
il corso di Ondarroa venerdì a mezzogiorno per costruire una muro
popolare a sua difesa e contro la repressione.
“In un'epoca in cui dovrebbe stare svuotando le carceri, lo Stato spagnolo sta arrestando molti baschi – afferma l’appello – Vogliamo richiudere le ferite del passato. Ogni giorno siamo sempre di più ad avere chiare queste due idee:
No alla tortura, nei Paesi Baschi e in qualunque altro luogo. Negli ultimi 50 anni nello stato spagnolo sono stati torturati più di 10.000 baschi dai diversi corpi di polizia. L’Unione Europea ha confermato più di una volta che nelle celle spagnole si tortura. Non possiamo accettare che le condanne si basino su testimonianze ottenute sotto tortura
Tutto ciò non può più essere accettato da una popolazione che ha sofferto tanto; abbiamo sofferto per arrivare dove siamo e, per l'ennesima volta, Madrid boicotta i passi fatti verso la pace. ETA ha abbandonato definitivamente la lotta armata. Perché vogliono continuare con gli arresti? Mentre in altri stati nel mondo si sta studiando e lavorando congiuntamente per risolvere le conseguenze dei conflitti, affinché non succeda di nuovo... il problema ancora oggi sono le leggi speciali che ci impongono. Fino a che lo stato non le annulli, il nostro atteggiamento si baserà sulla disobbedienza civile. Noi baschi meritiamo di più”.
“Il nostro messaggio è chiaro - conclude il comunicato - non lasceremo che si portino via né Urtza, né nessun altro che vogliano incarcerare per questo conflitto politico. Troveranno ancora una volta una popolazione che risponde con la disobbedienza”.