Inchiesta sui Mondiali di Nuoto di Roma 2009.

Roma 2009. Il Mondiale "Gelatinoso"

di Daniele Nalbone

19 / 3 / 2010

Grande evento, alla fine, lo è stato. Ancor più grande di quanto la Presidenza del Consiglio dei Ministri abbia sancito con decreto di Protezione Civile. E ben più a lungo dei sedici giorni di competizione previsti, dal 18 luglio al 2 agosto. Parliamo dei Mondiali di Nuoto di Roma 2009, evento iniziato la sera del primo novembre 2005 … e ancora non terminato. Iniziato nelle segrete stanze del Campidoglio, allora marcato Walter Veltroni, e tutt’ora in corso tra le Procure di Firenze, Perugia e Roma. Dei fatti giudiziari, però, non parleremo. Perché quello che bisogna approfondire, oggi più di prima, è quanto avviene tranquillamente, come se niente fosse, alla luce del sole, secondo leggi, decreti e interpretazioni, di leggi e regolamenti. Alla fine, che in un “sistema gelatinoso” come quello partorito dal Governo italiano, dalla Protezione Civile marca Bertolaso e da Governi locali, si instauri un secondo “sistema gelatinoso”, fatto di corrotti e corruttori, di delinquenti e “facilitatori”, è tristemente normale. Qualcuno, della società civile, lo ha denunciato ben prima dell’uscita delle intercettazioni e ben prima che le Procure si decidessero ad arrestare gli uomini di Guido Bertolaso, fra i quali quell’Angelo Balducci che di Roma 2009 è stato “l’esecutore iniziale”, in qualità di Commissario straordinario, sostituito dopo il cambio di guida in Campidoglio (da Veltroni ad Alemanno) dall’ingegner Claudio Rinaldi. Per Balducci, visto il «capolavoro», come la definì lo stesso Veltroni, della sua guida al grande baraccone di Roma09, si aprirono le porte al comando delle operazioni, in qualità di soggetto attuatore, per il G8 “from La Maddalena to L’Aquila”. Lasciamo per oggi da parte i vari Piscicelli e Gagliardi, gli imprenditori campani che alle 3e32 del 6 aprile 2009 ridevano, che pure hanno avuto i loro introiti dalla competizione mondiale, essendosi occupati, il primo, dei lavori per il polo natatorio (pubblico) di Valco San Paolo, zona Ostiense, il secondo della sicurezza sul lavoro degli operai che in quell’impianto hanno lavorato. Il primo stralciando dal progetto finanziato le foresterie per gli atleti, senza che a questo stralcio corrispondesse il conseguente stralcio di soldi (pubblici) per un totale di 15 milioni di euro. Il secondo facendo si, tramite le sue conoscenze, che le visite mediche per gli operai fossero eseguite, via fax (!), da un medico “fidato”. Tralasciamo anche i “massaggi” ai quali si sottoporrà Bertolaso presso l’impianto, privato ma finanziato con soldi pubblici tramite mutuo agevolato concesso dal Coni, Salaria Sport Village. Quello su cui ci focalizzeremo, come detto, è la gestione secondo i dettami del sistema gelatinoso “legale”: quello delle ordinanze di Protezione Civile che, unite agli interessi privati, sono la conditio sine qua non nessun sistema gelatinoso “illegale” avrebbe vita tanto facile.

Come dire: quando i detriti arrivano al mare, la colpa non può essere (solo) della foce del fiume, ma di cosa, o di chi, c’è alla fonte e cosa si incontra lungo il suo corso. Ebbene, alla fonte c’è un Grande Evento: Roma 09. Ci sono due premier: Berlusconi (ter e quater) e Prodi. Due sindaci: Veltroni e Alemanno, ai quali vengono abbinati due commissari straordinari: Balducci e Rinaldi. E, alla fine, un solo Gran capo della Protezione Civile: il sottosegretario Bertolaso.

Novembre 2004. Walter Veltroni decide di candidare Roma come sede dei Mondiali di Nuoto del 2009. Mossa inaspettata e, soprattutto, tardiva visto che, a meno di otto mesi dalla decisione sulla prossima sede della competizione, Roma deve fare i conti con metropoli che hanno iniziato mesi prima a gettare le basi per la candidatura. Per ridurre lo svantaggio, Veltroni gioca la carta della “Città dello Sport” che nessun’altra città, in realtà nemmeno Roma stessa, può offrire: in quattro anni nella Capitale sarebbe dovuto sorgere, in tempo per i Mondiali di Nuoto del 2009, un immenso complesso in zona Tor Vergata, tra il Grande Raccordo Anulare e l’inizio della Roma-Napoli, composto da un palazzo dello sport da 15 mila spettatori, tre piscine coperte e due all’aperto di 3 mila spettatori ma che, per Roma 09, sarebbero saliti a 14 mila. Costo totale: 60 milioni di euro.

Paolo Barelli, presidente della Federnuoto, nonché uomo del Pdl (oggi senatore) non si fa trovare impreparato dalla mossa veltroniana e pensa bene di moltiplicare “pane e poli” facendo sorgere, in tutta la Regione, impianti natatori, pubblici e privati, per dividere la torta.

Come ciliegina sulla torta della Città dello Sport, Veltroni chiama a lavorare al progetto l’archistar Santiago Calatrava. È il 10 maggio 2005.

Il 16 luglio 2005 i Mondiali di Roma 2009 sono realtà: «una vittoria» spiega Veltroni a caldo «arrivata (…) soprattutto per merito del nuovo gioiello dello sport che Roma sta per mettere in campo: la cittadella dello Sport di Tor Vergata».

In pochi giorni i milioni necessari per costruire il mega impianto lievitano, però, del doppio: dai 60 milioni iniziali si passa a 120: 60 tramite il fondo di Roma Capitale, 60 tramite mutuo Inail. Come ovvio a Roma, l’appalto viene affidato direttamente, senza alcuna gara, alla Vianini Lavori. Cioè, a Francesco Gaetano Caltagirone.

Ora si tratta solo di porre le basi per avere le mani il più libere possibile. Così, il 14 ottobre 2005, tramite ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Roma 09 assurge al ruolo di Grande Evento. Alla guida del baraccone, sale, in qualità di Commissario Straordinario, Angelo Balducci, ex provveditore ai Lavori Pubblici nel Lazio, quindi direttore del Dipartimento per lo Sviluppo e la Competitività del Turismo presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Il 30 novembre 2005 arriva nelle casse di Balducci il primo finanziamento proveniente da Palazzo Chigi: 15 milioni di euro. Ma è ormai ben chiara come la mossa della città dello sport di Tor Vergata sia stata solo una manovra “elettorale”, molto utile per ottenere la sede dei Mondiali e, al contempo, per far piovere nel cantiere milioni su milioni. La prima conferma arriva da Giovanni Malagò, presidente del Comitato organizzatore nonché presidente del Circolo canottieri Aniene, uno dei circoli che usufruirà del Mutuo del Coni agevolato per costruirsi addirittura un secondo circolo, in zona a rischio esondazione del Tevere: il 28 novembre 2005 Malagò avverte che, qualora la Cittadella dello Sport non fosse pronta per tempo, «l’alternativa è un ristrutturato e ammodernato Foro Italico».

Intanto, però, in zona Tor Vergata continuano a piovere soldi, per vie dirette o traverse. Stavolta ad aprire i cordoni della borsa è l’allora ministro per il Beni Culturali, Rocco Buttiglione. È il 6 aprile 2006 quando, con ordinanza di Protezione civile n.3580, viene deciso lo stanziamento di ben 26 milioni di euro per costruire, sull’area della Cittadella, il Museo dello Sport.

Un appalto che, come scritto su Liberazione del 12 Febbraio scorso, “è stato assegnato a Diego Anemone, imprenditore arrestato la mattina del 10 febbraio insieme a Balducci e grazie al quale si è aggiudicato anche appalti per il palazzo delle conferenza a La Maddalena (58 milioni di euro) e la ristrutturazione dello stadio centrale del Foro Italico. Ma sull'area di Tor Vergata c'è un ostacolo: dodici mesi prima Veltroni ci aveva "trasferito" i rom sgomberati dal quartiere di Testaccio. Ma non potendo convincere l'allora prefetto Mosca a sgomberare nuovamente i rom per liberare un terreno diventato, intanto, preziosissimo, la medesima ordinanza (n.3580) verrà utilizzata per attribuire pieni poteri, "da prefetto", a Balducci, tanto da poter richiedere addirittura l'uso della forza pubblica. E così sarà il 6 marzo 2007 quando, come spiegò Veltroni, «per accogliere il campus con la grande piazza disegnata da Calatrava» vennero sgombrati gli insediamenti abusivi”.

Il 15 giugno 2007, sempre con decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Grande Evento di Roma 09 viene allargato a tutta la Regione Lazio per permettere la costruzioni di altri impianti in tutto il territorio. Poco dopo, il 25 luglio 2007, il Comune di Roma stanzia 30 milioni di euro per la costruzione di tre impianti pubblici: Ostia (che però alla fine di milioni ne costerà 26!), Pietralata e Valco San Paolo mentre, giorno dopo giorno, in poco tempo vengono autorizzati, e finanziati, 13 impianti privati.

La partita della Cittadella dello Sport legata ai Mondiali di Nuoto si chiude l’8 novembre 2007: è il presidente del Comitato organizzatore, Malagò, direttamente dal suo circolo canottieri Aniene (quello “storico”, non il gemello che intanto è in fase di costruzione) spiega che «Roma 2009 si svolgerà al Foro Italico». Ma, per evitare che il flusso di denaro diretto a Tor Vergata venga meno, Malagò spiegò che «comunque il Palacalatrava sarà protagonista dell’evento: magari ospitando la cerimonia di inaugurazione».

Alla fine ben oltre 200 milioni, come scritto su Repubblica del 3 febbraio 2007 da Paolo Boccacci e Simona Casalini, sono stati affidati alla mandataria Vianini. Non male per un impianto ancora in costruzione.

Di finanziamento in finanziamento, arriviamo all’evento clou del 2008. Come scritto su Potere Assoluto (ed.Alegre) di Manuele Bonaccorsi nel capitolo dedicato a Roma09, “il 28 aprile 2008 il centrodestra conquista il Campidoglio. Gianni Alemanno è il nuovo sindaco di Roma. Al circolo Canottieri Aniene è festa. È il simbolo della “rivolta degli imprenditori” contro l’imperatore Walter Veltroni. Ora si ridanno le carte. E il primo passo da compiere è cambiare il mazziere. Si dimette Angelo Balducci, per il quale si aprono le porte dell’organizzazione del G8. Al suo posto, in veste di Commissario delegato per Roma 2009, con ordinanza del 13 giugno 20008 (n.3684) viene nominato l’ingegner Claudio Rinaldi. A questo punto, come per magia, salta ogni regola: vengono autorizzati gli impianti privati bocciati dalla precedente Giunta comunale, nonostante il termine per la consegna dei poli natatori sia fissato per il 31 marzo 2009, cioè a circa 10 mesi di distanza”.

Così, dal giorno della nomina a Commissario di Rinaldi vengono concessi permessi, e mutui agevolati del Coni, per altri otto impianti privati. Alla fine saranno oltre venti gli impianti pubblici e soprattutto privati, costruiti per Roma 2009. Ebbene, nessuno di questi ha mai ospitato una sola gara del Mondiale e molti di questi sono stati costruiti o ampliati abusivamente. Per il resto, solo tanti soldi stanziati e molti imprenditori che si sono ulteriormente arricchiti.

Come Diego Anemone, azionista di maggioranza del centro sportivo Salaria Sport Village, una volta di proprietà della Banca di Roma: grazie ai permessi firmati dal commissario Claudio Rinaldi, a soli cinque giorni dal suo insediamento sulla poltrona fino a poco prima di Angelo Balducci, questo circolo avrà modo di espandersi a dismisura, arrivando ad occupare, oggi, un’area di 75 mila metri quadrati in pieno parco fluviale del Tevere e, pertanto, in zona a rischio esondazione. Un terreno che al massimo potrebbe ospitare qualche prefabbricato per noleggiare canoe o canne da pesca in nome di Roma09 vede sorgere nuove costruzioni, fra cui tre sale adibite a discoteca che poco o niente hanno a che vedere con un mondiale di nuoto, per un totale di 160mila metri cubi. Ebbene, di certo non per pura coincidenza, uno dei soci fondatori del Salaria Sport Village è, insieme a Diego Anemone, Filippo Balducci, figlio trentunenne di Angelo. L’ex commissario di Roma 09.

Come il Salaria Sport Village, molti altri impianti sono stati costruiti o ampliati abusivamente tanto che, il 26 maggio 2009, Rinaldi e Balducci sono iscritti nel registro degli indagati dalla Procura di Roma. Così, per evitare che a pochi giorni dall’inizio della competizione Roma si ritrovasse con buona parte degli impianti sequestrati, il Comune di Roma delibera in consiglio una sanatoria ex post degli abusi edilizi. Contemporaneamente il governo autorizza, retroattivamente, il Commissario delegato ad andare in deroga perfino al piano regolatore per ristrutturare e ampliare gli impianti privati.  Infine, con ordinanza n.3787 del 30 giugno 2009, a meno di venti giorni dall’inizio delle gare vengono emanate ulteriori norme “per assicurare il regolare svolgimento dei Mondiali di Nuoto di Roma 2009»: nell’ordinanza viene stabilito che, per gli interventi di ampliamento e ristrutturazione degli impianti natatori “si prescinde dall’intesa con l’assessore all’Urbanistica e dal parere della Giunta comunale di Roma” tramite una deroga alle previgenti previsioni urbanistiche e al previgente regolamento edilizio”.

È il capolavoro della deroga delle leggi sancita dalle ordinanze di Protezione civile. Un modus operandi che, per chi se ne fosse dimenticato, è stato partorito quando la sola idea di Protezione Civile Spa era pura utopia. Ebbene, ora che la Protezione Civile Spa è in un cassetto, questo è ancora il sistema vigente. E, a Roma, è questo sistema che vuole poter organizzare il Gran Premio di Formula 1 per le vie del quartiere dell’Eur. È questo “sistema gelatinoso” che cercherà la scalata alle Olimpiadi del 2020.