Roma - Contestata la visita di Putin - Free Pussy Riot

Nella giornata contro la violenza sulle donne

25 / 11 / 2013

La visita di Putin a Roma ha giustamente visto azioni di protesta contro la detenzione delle attiviste delle Pussy Riot rinchiuse nei campi di detenzione per l'azione svolta nella cattedrale di Mosca. 

Nel pomeriggio c'è stata un'azione alla basilica di San Lorenzo.

In serata la contestazione al Quirinale dove si svolgeva la cena tra Putin e Napolitano.

Durante la permanenza di Putin a Roma anche Greenpeace ha esposto alcuni striscioni contro la detenzione degli attivisti che denunciavano lo sfruttamento dell'artico.

Da Dinamo Press la cronaca della contestazione al Quirinale

#25n blitz al Quirinale contro la presenza di Putin a Roma

La polizia aggredisce e circonda gli attivist@!

Un gruppo di attivist@ si è recato al Quirinale per rovinare la cena ufficiale tra Putin e Giorgio Napolitano: "I corpi di chi in Russia paga gli effetti della legge che ha generalizzato il reato, già previsto in alcune città, di propaganda omosessuale. I corpi di Nadia e Maria, le Pussy Riot condannate per aver invocato, nella loro preghiera punk, la Madonna affinché mandasse via Putin. La violenza sulle donne non ha classe, non ha passaporto, non ha religione."

Il volantino distribuito all'iniziativa:

LE VOSTRE LEGGI SONO VIOLENZA.

#25N - PUSSY RIOT OVUNQUE

Con queste parole abbiamo attraversato, insieme ad altr*, la giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Una giornata che cade a poco più di un mese di distanza dalla conversione in legge del cosiddetto dl femminicidio: un pacchetto di norme che ancora una volta ci ritrae come soggetti deboli ed esposti da tutelare attraverso misure di pubblica sicurezza.

Un pacchetto, quindi, che pretende di rispondere alla violenza sulle donne attraverso la repressione penale e intanto strumentalizza i nostri corpi per far passare provvedimenti securitari e repressivi, in particolare nei confronti del movimento No Tav.

Dentro queste norme riconosciamo le parole d'ordine e i meccanismi - retoriche dell'emergenza, decretazione d'urgenza, repressione del dissenso - che agiscono contro i nostri corpi su più livelli e una sostanziale continuità con la violenza della politica economica, che nella crisi e nello spauracchio dello spread ha trovato l'alibi per realizzare precisi disegni di impoverimento progressivo e svuotamento dei diritti.

A muoverci in questo 25 novembre è però anche un'amara coincidenza: quella della visita di Vladimir Putin al Papa e al Presidente della Repubblica Napolitano, alla vigilia del vertice intergovernativo italo-russo. I corpi sono esclusi dal discorso della politica.

La nostra sicurezza è autodeterminazione, welfare, diritti e cultura.

Pussy Riot ovunque