Fonte: Il Mattino di Padova 04.02.09

Spinello in aula per aprire il dibattito

di Aurora D’Agostino*

4 / 2 / 2009

Ho acceso «uno spinello» in Consiglio comunale per provocare un po’ di sana riflessione sulle false soluzioni a problemi veri. Rimettiamo la ricerca di soluzioni al centro del dibattito.
Perché lunedì ho acceso «uno spinello» in Consiglio comunale? Per provocare, con una discreta visibilità e la necessaria ironia, un po’ di dibattito, un po’ di sana riflessione sulle false soluzioni ai problemi veri; perché la droga, il mercato e la criminalità che ci girano intorno sono un problema vero; le dipendenze, tutte, comprese quelle da sostanze legali (alcol in testa), sono un dato reale e dilagante, a cui tutti assistiamo con grande preoccupazione.
Ma invece di cercare di capire, di comprendere veramente, di intervenire... in questa città si gioca a cavalcare l’apparenza. Per capire, innanzitutto, ci vogliono dati veri: e non bastano certo quelli del Sert, che è un ottimo e qualificato osservatorio del problema, ma che ha il difetto di essere frequentato solo da chi vuole (o deve) uscire da una o più stagioni di tossicodipendenza. Si parla, straparla, di nuove droghe, di nuovi comportamenti, di nuovi canali del mercato; ma chi li studia veramente, chi opera nel settore, è per lo più inascoltato.
Si parla, straparla, di prevenzione, ma si ignora che non ci sono soldi, risorse, neanche per assistere chi vuole essere assistito (il dottor Marcomini credo potrebbe confermare questo dato, costante nel tempo). E a Padova, che mi consti, gli unici «servizi» in strada sono stati gestiti dall’associazione famiglie contro la droga; interventi risalenti ad anni fa, abbandonati, ricordo di aver sentito dire da Tina Ceccarelli a una riunione di commissione, perché diventati troppo onerosi e pericolosi, almeno in determinate zone.
Ecco: forse l’ausilio della polizia municipale a rinforzo di servizi sociali in strada potrebbe essere una delle misure utili, se qualcuno mettesse in campo dei servizi «a bassa soglia», di contatto diretto, di prevenzione, aiuto e dissuasione laddove serve, dal centro alle periferie. Io lo ricordo ancora: l’anno scorso, il Consiglio comunale di Padova ha votato una mia mozione in cui si proponevano proprio misure di questo tipo, presìdi fissi di operatori sociali e sanitari nelle cosiddette Piazze degli spritz, chioschi analcolici, iniziative culturali... ma di tutto questo, neanche l’ombra!
In cambio, la solita politica «dei muscoli», da cui ridicolmente la destra si dissocia perché praticata (purtroppo) da Zanonato. Mi si permetta l’inciso: io, da sempre antiproibizionista e libertaria, posso criticarlo, loro no! In fondo, nel verbale che mi è stato consegnato dopo ore di attesa, mi si contesta «la violazione dell’articolo 75 Dpr 309/90», cioè nient’altro che la detenzione ad uso personale di sostanza stupefacente (che, come ormai noto, non avevo), cioè la legge Fini-Giovanardi. Il che rende veramente ridicoli tutti, a mio modesto avviso: l’altisonanza del sindaco, quanto le petulanze della destra.
Pessima figura per tutti. Una proposta, dall’alto della mia canna finta, mi sento di farla: una bella pietra sopra a questa pagliacciata, e rimettiamo al centro del dibattito, la ricerca vera di soluzioni, magari meno mediatiche, senza electoral appeal, ma serie e costanti, a partire dal rispetto delle persone (tutte) e soprattutto della loro libertà.

* consigliera comunale dei Verdi a Padova