La meraviglia.
È ciò che si
respira vagando tra i viali larghi dell'enorme area della caserma,
colorati di foglie d'autunno.
È ciò che si legge negli occhi
sgranati che scrutano, che si aprono spalancati di fronte alla
vastità della ex piazza d'armi, più grande di Piazza Unità, nel
centro di Trieste, o per la sontuosità del salone dove c'è
l'assemblea.
La meraviglia di poter finalmente vedere tutto
questo: “@ZonaLiberataTs grazie per averci dato l'opportunità di
conoscere questo spazio”, dice un tweet.
Centinaia di persone sono passate alla
caserma occupata di via Rossetti tra sabato e domenica.
Molti per
l'elettricità che hanno sentito sul corpo, sulla pelle, trasmessa da
amici e compagni che erano già lì.
Molti per la curiosità di
affacciarsi in uno spazio negato da sempre: Patrizia, 65 anni, dirà
domenica in assemblea: “Sono nata a due passi da 1ui, ma in 65 anni
non ero mai potuta entrare in questo luogo così enorme e
bello”.
“Nel mezzo del cammin di nostra vita mi imbattei
in una caserma oscura che alla città venne restituita”, dice un
cartello appeso all'ingresso del salone dell'assemblea.
Un'assemblea
ricca di energia, tessuta dalla presenza di almeno 150 persone, che
nonostante una pioggia battente hanno raggiunto l'occupazione di
ZLT.
Un'assemblea ricca di diversità: erano presenti artisti,
associazioni, singoli, cooperative sociali e, naturalmente, il
coordinamento studentesco e Casa delle Culture.
Decine e decine di
persone diverse. Ma con la stessa meraviglia del possibile.
Gli
interventi si sono susseguiti senza imbarazzi dopo l'apertura
iniziale di saluto: “volevamo intanto aprire questo luogo alla
città, restituirlo, perché era un luogo invisibile”.
Ci siete
riusciti risponde l'assemblea.
Interviene ASC, l'Assemblea Sociale
per la Casa, che comunica di aver iniziato una campagna di
occupazioni e l'esistenza di uno sportello, dalle 17 alle 19 in Casa
delle Culture ogni Lunedì, e di partecipare all'occupazione:
“dobbiamo riparite da noi, dalle nostre capacità per rendere vivi
i luoghi abbandonati”.
Continua Patrizia, che in 65 anni non era
mai potuta entrare, e dice che assemblee come questa servono anche a
recuperare sé stessi.
Andandès, un'associazione fatta
principalmente di mamme autorganizzate che ha recuperato i Giardini
di San Michele dall'abbandono rilancia, parlando di asili autogestiti
e di occupazioni: gli spazi e le occupazioni ti rigenerano, entrano a
far parte di te, ti trasformano.
Risponde la LegaCoop Sociali del
FVG, presente all'assemblea: “non siamo qui per dare solidarietà,
siamo qui per partecipare. In questo momento di crisi generale la
cooperazione sociale deve supportare i processi di auto
organizzazione. Questo posto va tolto alla speculazione. Noi ci
saremo con il nostro lavoro i nostri mezzi”.
E continuano
tanti altri interventi: artisti che lanciano idee, studenti che
parlando della bellezza di far parte di un'occupazione come quella,
del bisogno di spazi e protagonismo.
La conclusione è
naturale: ZLT rilancia.
Non sul piano “militare”, aspettando
le annunciate camionette dei carabinieri, ma sul piano che le è
proprio: la costruzione sociale.
Un po' come nella canzone
Fango di Ricky Gianco:
Ora ZLT è per la strada lungo i muri e nel quartieretu senti il suo calore sulla punta
delle ditaZLT nasce nel tuo corpo e
trasforma la tua vita.
ZLT
è un'attitudine, non un perimetro: ZLT esce dalla caserma e si fa
costruzione sociale, coinvolgimento, assemblee sparse,
organizzazione, contagio.
Per
tornare, fra due settimane, alla caserma e sblocuparla pezzo
a pezzo, stavolta non in modo
simbolico, ma con progetti, idee, entusiasmo, perché
la meraviglia non si ferma.