Venezia si mobilita contro le grandi navi l’8 e il 9 giugno

11 / 5 / 2013

La più piccola delle grandi navi da crociera che sfilano davanti a Piazza San Marco è tre volte tanto le 40.000 tonnellate della Jolly Nero, protagonista della strage di Genova. Quando passano, fanno tremare vetri e pavimenti, tolgono la vista alle finestre e oscurano il sole lungo la riva delle Zattere. Ma non si tratta di sola “estetica”. I problemi veri sono ambientali e sanitari, sociali ed economici.

Gli standard internazionali consentono alle compagnie di navigazione l'uso di carburanti con una concentrazione di zolfo tremila volte superiore a quella degli autoveicoli, e studi prudenziali stimano le emissioni di una singola nave da crociera pari a quelle di 14.000 automobili. Un inquinamento selvaggio dell’aria, dal momento che questi "condomini galleggianti" tengono i motori sempre accesi anche in banchina a pochi metri da quartieri densamente abitati.

Uno dei danni ambientali più gravi, perché irreversibile, è il dissesto idro-geologico della delicatissima Laguna di Venezia. Le masse d'acqua spinte ai lati del gigantesco scafo mettono a rischio le rive e le fondamenta dei palazzi e dai canali portuali erodono tutto il resto del fondale lagunare. La scomparsa della tradizionale morfologia lagunare cancella la vera difesa della città dalla forza del mare, l’unico freno al fenomeno dell’ “acqua alta”.

Per questo l'ipotesi dello scavo di nuovi canali – è questa l’alternativa di cui parla il presidente dell’Autorità Portuale Paolo Costa, già commissario governativo per la base Dal Molin a Vicenza - sarebbe letale per la nostra laguna che verrebbe trasformata in un braccio di mare.Non solo: il turismo che “attracca” in città a bordo delle grandi navi da crociera è un modello semplicemente incompatibile con la vita della città.

La strage di Genova dimostra poi come queste navi siano tutt’altro che sicure. E ci parla non solo di un rapporto da riscrivere tra portualità e città, ma anche di come vittime prime di un gigantismo oramai insostenibile siano innanzitutto i lavoratori del mare e dei porti dove, grazie a deregulation e precarizzazione, le condizioni di sicurezza sono scandalosamente ridotte a una semplice questione di fortuna.

Infine vi è la questione democratica che accomuna tutte le lotte contro le grandi opere. E' giunto il momento che le istituzioni ascoltino la voce dei cittadini. Noi chiediamo che la sovranità sulle acque della Laguna venga tolta ai Ministeri romani, al Magistrato alle Acque e all'Autorità Portuale, e restituita alla comunità locale. Vogliamo che anche gli scavi portuali (oltre all’inutile progetto Mose) cessino di essere occasione di arricchimento per i cementificatori del nostro territorio.

Per queste ragioni invitiamo quanti si battono ovunque contro le grandi opere e in difesa dei beni comuni, per i prossimi 7, 8 e 9 giugno, a partecipare ad una grande mobilitazione nazionale e internazionale per allontanare da Venezia le grandi navi.

Saranno tre giorni di incontro e di lotta, in cui tutti potranno sentirsi nuovamente protagonisti e riaffermare il proprio diritto a vivere in una città in cui democrazia e beni comuni quali la salute e la cultura, vengano prima del portafoglio dei potenti e della logica del profitto ad ogni costo.

* Comitato No grandi navi – Laguna bene comune - Venezia

Pubblicato in Il manifesto 11 maggio 2013