Casting

Sul confronto e scontro televisivo tra Hollande e Sarkozy per la presidenza francese.

4 / 5 / 2012

Un duello o democratico dibattito ricco di spunti ma povero di promesse.

I due candidati si sono battuti come due vigorosi galletti, un'arrogante tradizione che non viene smentita e che conferma il privilegio mediatico dell'arena televisiva nella contesa politica. Gli argomenti forti sono stati: disoccupazione e potere d'acquisto, debito pubblico, politica fiscale e crisi dell'Euro. Battaglia aperta su politica europea e immigrazione, unica certezza i centri di detenzione amministrativa, difficile comunque credere all'auspicio socialista di un possibile accesso al voto per l'insieme dei cittadini immigrati in Francia grazie ad un referendum. Inevitabile la questione nucleare, un rischio per entrambi (e per tutti noi). Restato in sospeso il punto sulla sicurezza, cavallo di battaglia delle precedenti elezioni, 2002 e 2007 e, incredibilmente, tutti e due muti su casa e protezione sanitaria.

Accuse, cinici sarcasmi, invettive, i 18 milioni di spettatori hanno avuto diritto al reciproco massacro dei finalisti ma certo non è sull'economia e neanche sul welfare che Sarkozy si risolleva visto il bilancio negativo di questi ultimi cinque anni e dei dieci di governo della destra. Poco credibile Sarkozy, più convincente l'ostinato e aggressivo Hollande?

Come diceva François Mitterand "meglio fare amicizia con l'operatore video di Antenne 2 che con l'editorialista di Le Monde", lui che aveva inaugurato il calvario televisivo nel 1974 con, o piuttosto contro Valéry Giscard d'Estaing. Il dibattito del secondo turno dell'elezione presidenziale, l'apice della contesa politica, da allora è un rito, o cerimoniale sacrificatorio dell'avversario. Non può esserci niente di improvvisato, tutto è calibrato, misurato, dall'altezza delle sedie alla distanza tra i candidati, il posto delle riprese, la temperatura dello studio... Il luogo deve essere neutro, la scenografia predilige il contrasto nero-bianco con sfondo dell'Eliseo. La regia televisiva alla fine di un incontro agonistico si riduce a quattro cinque possibilità di ripresa, rigorosamente previste. La tensione e la passione dei candidati fanno poi storia.

Questa volta però nessuno dei due contendenti ha osato la vera sfida, il passo decisivo, il salto nel mondo che circonda e attanaglia il fragile universo della comunità europea impoverita. La discussione certo disinibita sulle questioni considerate interne è stata invece riluttante ad affrontare l'accelerazione globale. Un salto nel vuoto che nessun presidente ha voglia di pilotare.

Ascoltandoli ci si chiede se chi oggi pretende di dirigere un paese come la Francia può davvero considerare reversibile il cambiamento in atto. Le parole di Hollande e le minacce di Sarkozy pesano almeno quanto i silenzi che costringono i francesi a scegliere tra illusione e nostalgia.