Francia - Yes we Cannes. Appunti di viaggio da una lotta europea

Verso il festival di Avignone di giugno: nessuna cultura senza diritti sociali.

19 / 5 / 2014

Tutti contro tutti, reti scollegate

dentro vasi, dentro case dentro a chiese chiuse a chiave

dentro e fuori da partiti stadi vuoti e sindacati

dentro anche quella volta che non ci avevano invitati

(Brutale – Lo Stato Sociale)

 In viaggio

Si parte mercoledì da Parigi, direzione sud. Per arrivare a Cannes bisogna attraversare l'intero paese: il tragitto è una lunga linea che taglia in verticale la Francia passando per Digione, Lione, Marsiglia. Nel mezzo un territorio aperto, spopolato e senza insediamenti. È la Francia interna, la «provincia profonda», conservatrice, la Francia dei «vinti della globalizzazione», «quella che vota Le Pen», e via dicendo. Ma a noi oggi non interessa questo mondo e la buona dose di luoghi comuni con cui di solito viene descritto. Lo attraversiamo senza fermarci, siamo diretti a Cannes, il tempio del cinema, un luogo che evoca e ostenta cultura, bellezza, benessere e cosmopolitismo, e la contrapposizione alla provincia francese si fa evidente.

Giovedì mattina, dopo una notte trascorsa in viaggio discutendo, redigendo comunicati e dormendo (poco), arriviamo in una Cannes pronta per l'inizio del 67º “Festival international du Film”. Negozi tutti aperti, strade “ripulite” dalla sporcizia e dai senza casa. Il lungomare è percorso da turisti e addetti ai lavori del festival. I moli sono occupati da schiere di yacht lusso e superlusso. La città è un ghetto alla rovescia, concepita per ospitare i ricchi da tutto il mondo e offrir loro i servizi di cui hanno bisogno. Gli altri segmenti sociali sono relegati ai margini dello show, espulsi dal centro città.

Forse è un po' troppo parlare di "società della spettacolo" in senso debordiano. Quello che è sicuro, però, è la facilità con cui si può vedere la faccia spettacolare del capitalismo al Festival. Del resto, si sa da ormai molto tempo che i grandi eventi culturali sono diventati una delle maniere attraverso cui lo sfruttamento, i rapporti di forza e il lato parassitario del capitale vengono concentrati. Un cocktail di arroganza megalomane e servitù al lavoro. Come non vedere in Cannes una delle più grandi contraddizioni contemporanee? Ad ogni sguardo gettato sugli allestimenti e le figure che vi si aggirano, non può che venire in mente questo slogan: "Pas de culture sans droits sociaux!". Insomma, elogiare il cinema e la cultura e, allo  stesso tempo, restringere i diritti che permettono di migliorare e produrre tutto questo, significa non riconoscere il ruolo del lavoro precario e intermittente. E' come se le pellicole e i prodotti culturali si facessero per autogenesi. Ma, del resto, fin quando ci sono le star dei film che li fanno brillare, che ce frega dell'ultimo dei macchinisti?

In lotta

Il piano è quello di seminare scompiglio nell'atmosfera sonnolenta della Costa Azzurra, e di imporre così all'attenzione dei media nazionali e internazionali la questione dei diritti di lavoratori intermittenti, interinali, precari.

Da alcuni mesi il precariato francese si mobilita contro l'accordo sull' “assurance chomage” voluto dal MEDEF e avallato dal governo. A partire dall'attacco ai lavoratori intermittenti dello spettacolo si vuole restringere il panorama di diritti (già inadeguati) per tutte le forme di lavoro discontinuo. L'accordo rientra nell'ambito più ampio del “Pacte de responsabilité” lanciato da Hollande a gennaio: dopo le promesse elettorali di arginare l'austerity, il presidente transalpino ha fatto marcia indietro e si è adeguato alle richieste della Troika, moderazione salariale e austerità. In poche parole: abbassamento del costo del lavoro.

Noi che scriviamo stiamo dentro la mobilitazione quasi dall'inizio. Tre nomadi del mondo universitario in viaggio nell'Europa che resiste alla Troika. Nella lotta dei CIP (comitati dei precari e degli intermittenti dello spettacolo nati nel 2003) abbiamo ritrovato il linguaggio di quell'Europa che subisce continuamente il furto del proprio futuro attraverso le politiche d'austerità. L'accordo sull' “assurance chomage” è l'ennesimo modo per farci pagare la crisi.

Nonostante le mobilitazioni vadano avanti da mesi, i media ignorano la questione, troppo impegnati a profetizzare i trionfi elettorali del Front National. Nell'opinione pubblica inoltre sopravvive il discorso menzognero del Partito socialista, che si vanta di avere un'attenzione particolare per la cultura e un rapporto privilegiato con questo mondo. Dietro questo mito duro a morire c'è la realtà di un governo che ha ancora la faccia tosta di considerarsi socialista ma che colpisce artisti e tecnici di questo settore come tutti gli altri lavoratori.

Per rompere il silenzio su questi temi, i CIP hanno dichiarato che le loro azioni non avranno pause. Su tutto il territorio nazionale sono i poli dell'impiego, i teatri, i grandi eventi ed i festival ad essere costantemente attaccati. In questi giorni l'appuntamento per tutti i comitati regionali è ovviamente a Cannes. Noi “parigini” abbiamo come obbiettivo quello di interrompere la diretta televisiva di Canal+ prevista per la serata inaugurale del Festival.

In azione

Trascorriamo la mattinata «in perlustrazione», percorrendo il centro della città e il lungomare. Il problema è riuscire a entrare nello studio che ospiterà la trasmissione: è sulla spiaggia a pochi metri dal mare ed è circondato da transenne e uomini della sicurezza. Elaboriamo diversi piani d'azione per riuscire a “fare breccia”. Mentre attendiamo appoggiati alle transenne arriva il colpo di scena. Un uomo dell'organizzazione avvicina un'anziana signora: «Buonasera, siamo a corto di pubblico per via di alcune rinunce, sarebbe così gentile da rimpiazzare una persona?» e le dà un biglietto... il riflesso da scrocco - con l'accento italiano che fa internazionale - ci guida: chiediamo tre biglietti e avvisiamo i francesi della falla. Nel giro di cinque minuti una decina di noi è in fila per prendere posto dentro lo studio. Un'altra decina è al di là delle transenne. È stata l'organizzazione del festival a farci entrare.

Prendiamo posto. Prima che la trasmissione cominci il regista dà istruzioni al pubblico: applaudite, quando faccio un cenno, sorridete eccetera. Esser parte del pubblico di una trasmissione televisiva è una delle esperienze peggiori che possano capitare ad un attivista. L'unica consolazione è che tra poco rideremo noi. Comincia la diretta e parte il collegamento con il teatro dove ha luogo l'inaugurazione. Il presentatore fa un discorso vuoto, c'è anche tempo per un siparietto ridicolo con una perplessa Nicole Kidman. La diretta riprende con la linea comica: uno sketch in cui ad una battuta razzista ne segue una sessista, addirittura una sulle centinaia di minatori appena uccisi in Turchia...

A interrompere questo strazio è la nostra irruzione al centro dello studio: riusciamo a mostrare alcuni cartelli e proviamo a prendere il microfono. Al di là del recinto di sicurezza gli altri espongono cartelli, danno fiato a trombe e fischietti, cercano di forzare il blocco. La regia interrompe la diretta dopo alcuni istanti di sorpresa e manda in onda il siparietto della Kidman. Sono stati veloci ma siamo riusciti a bucare lo schermo. Contemporaneamente altri compagni dei CIP hanno realizzato diverse azioni in giro per Cannes: attacchinaggi sul lungomare e interruzione di dirette sul tappeto rosso. La sfilata milionaria del festival ha, sebbene non per molto, mostrato il suo vero volto fatto di tecnici e artisti sottopagati e precarizzati. Il ministro della cultura, Madame Filippetti, è stata costretta, il giorno seguente, ad esprimersi sull'accaduto.

Video della azione dall'interno del pubblico

Qui il link dell'interruzione in diretta della trasmissione

In Francia... in Europa.

Le giornate di mobilitazione sono iniziate da prima dell'inaugurazione del Festival e sono continuate per tutta la settimana.

Martedì 13, a Brest, è stato contestato il candidato europeo alla presidenza della Commissione Europea, Martin Schulz: il partito socialista deve rispondere al livello continentale delle sue politiche d'austerità.

Venerdì 16 il capo del governo Valls – che da ministro dell'interno si accaniva su rom e sans papiers - è stato contestato a Lille durante un convegno socialista in vista delle elezioni europee, sempre sulla questione cultura.

Sabato 17 delle "Marce della cultura" si sono svolte in molte città della Francia, la più animata è stata ancora una volta a Cannes.

Inoltre a fine settimana esce il documento che dichiara “persone non gradite” tutti i membri del governo ed annuncia il blocco degli spettacoli a cui vorranno assistere.

Giovedì sera ripartiamo in viaggio verso Parigi. Stanchi e contenti. Giorno dopo giorno questo movimento matura e si allarga, scavalcando le etichette corporative che media e governo provano ad appiccicargli. Contestazioni, scioperi, blocchi, ci parlano del respiro globale di queste lotte. I precari, gli intermittenti, i disoccupati, i senza diritti di tutta Europa respingono l'aggressione continua alle loro vite. Anche in Francia, nelle pratiche di lotta, nei respiri di alternativa radicale qui ed ora, si parla lo stesso linguaggio comune.

 Di seguito il lancio dell'appello allo sciopero fino e oltre il 25 giugno:

 

CHIAMATA ALLO SCIOPERO

 

Perché la cultura non si riduce ad un sapere o ad una competenza tecnica ma è coscienza e conoscenza del mondo che ci circonda come delle condizioni di vita con cui ciascuno/a di noi si confronta.

Perché difendiamo una cultura della solidarietà contro la cultura del denaro e della competizione.

Perché non possiamo non sentirci coinvolti/e dagli attacchi portati ai nostri diritti e alla protezione sociale del lavoro in generale.

Perché, in Francia, 6 disoccupati su 10 non beneficiano di alcun indennizzo di disoccupazione.

Perché ci sono milioni di lavoratori/trici poveri, in Francia e in Europa.

Perché, una riforma dopo l'altra, le economia sono fatte a spese dei poveri, invitati/e a diventare ancora più poveri.

Perché oggi l'86% dei posti di lavoro sono CDD.

Perché gli annessi 4, 8 e 10 dell'indennizzo di disoccupazione vengono inclusi negli scarsi dispositivi di protezione sociale pensati per il lavoro discontinuo.

Perché essi sono ancora una volta sotto attacco.

Perché l'equazione tempo lavorato=indennizzo disoccupazione, venduta dal sindacato CFDT come una conquista, è la soluzione peggiore per chi ha un lavoro intermittente (corrisponde a ciò che stiamo già vivendo dal 2003, con la soppressione del conteggio annuo per l'intermittenza nello spettacolo).

Perché oggi l'annesso 4 è stato svuotato del suo contenuto e che, per gli interinali, significa una diminuzione che può arrivare fino a 300 Euro mensili.

Perché negli ultimi venticinque anni, Medef e CFDT regnano a capo della direzione dell'Unedic con un totale disprezzo per i lavoratori stessi, primi interessati.

Perché la nostra lotta non si fermerà fino a che non si terrà conto delle nostre proposte.

Qui la versione in lingua

 A questo link la dichiarazione di contestazione ai membri del governo che si presentano ai festival :

Cannes - dichiariamo "persona non grata" i membri del parlamento

Perturbazione delle interviste sul tappeto rosso

Cannes - Interruzione trasmissione Canal Plus