L’attentato di Mosca: cause e scenari di una strage

Intervista a Giovanni Savino.

25 / 3 / 2024

Mentre continua ad aggravarsi il tragico bilancio della strage al Crocus City Hall, avvenuta lo scorso 22 marzo, abbiamo chiesto a Giovanni Savino, storico ed esperto di Russia, di tracciare un quadro su possibili cause ed effetti di questo attentato, sia sul piano interno che internazionale. Sul canale telegram di Giovanni Savino, Russia ed altre Sciocchezze, sono disponibili costanti aggiornamenti su quanto sta accadendo in Russia.

L’attentato al Crocus è stato rivendicato dall’Isis-K, gruppo attivo in buona parte dell’Asia Centrale e in diversi stati ex sovietici. La rivendicazione è considerata credibile, quanto per molti versi inaspettata. In che modo possiamo contestualizzarla?

La rivendicazione dell'ISIS appare in un certo senso credibile per le modalità dell'attentato e per quanto sembrerebbe emergere in queste ore in cui i quattro esecutori sono stati arrestati, dopo essere stati malmenati e torturati durante l'arresto. Oltre a loro vi sarebbero altre sette persone, che non sono state esibite in pubblico e di cui probabilmente sarà interessante capire se hanno risposto alla questione della logistica e degli appoggi.

La Russia ha comunque una questione aperta con il terrorismo islamico che negli ultimi anni sembrava essere passata in secondo piano, anche se soltanto nel 2017 vi era stato un attentato alla metropolitana di Pietroburgo. Una questione che è possibile spiegare con il coinvolgimento di Musca nella guerra civile siriana.

Quindi credo che si possa interpretare questo attentato come il tentativo, riuscito purtroppo, di disagiare le debolezze dell'intelligence russa dovute al riorientamento nei confronti dell'Ucraina e quindi a una minore attenzione rispetto a quello che vi è sul campo islamista.

La strage riporta alla mente quella del teatro Dubrovka dell’ottobre 2002, nel corso della seconda guerra cecena. Quella situazione segnò un cambio di passo nell’ascesa di Putin come “uomo forte” al comando della Russia. Come possiamo leggerla oggi, anche alla luce dello scenario politico interno post-elettorale?

Putin non ha bisogno di affermarsi come uomo forte in teoria, perché già il risultato delle elezioni, parecchio “disegnato” per dirla con un termine russo, sta a indicare un chiaro sostegno al presidente. Quello che può avvenire con questo attentato, è un'accelerazione rispetto a qualcosa che già si prevedeva, ovvero un ulteriore giro di vite all'interno del paese con l'adozione di leggi sempre più repressive, ancora più repressive di queste che ci sono, e con alcuni accorgimenti. Giusto per dirne una, nel 2004 quando vi fu il terribile attentato alla scuola di Beslan - in cui morirono centinaia tra bambini, genitori e docenti - vennero abolite le elezioni dirette dei governatori per poi essere riprese nel 2012 quando però già il sistema aveva un proprio controllo riguardo a questo.

E quindi sicuramente vedremo un intensificarsi delle repressioni. È chiaro che non vi è la possibilità da parte di Putin di legare l'attentato con quello che avviene in Ucraina, anche se c’è stato un maldestro tentativo in questa direzione, ma al momento sembra ancora essere una cosa difficile da dimostrare anche per chi è abituato a dimostrare l'indimostrabile.

Quindi sicuramente si avrà una reazione ancora più sicuritaria che si riverserà sul piano interno. Anche le contestazioni mosse da coloro che sospettano un auto-attentato, riguardo alla scarsità di agenti di sicurezza presenti all'evento, sono molto simili a quelle che vengono fatte dal comitato investigativo della Federazione Russa. Paradossalmente, per utilizzare un termine che piace tanto a questi contestatori di solito liberal-liberisti, “gli estremi si toccano” e quindi probabilmente proprio questo elemento verrà utilizzato per militarizzare e securitare ancora di più la società russa.

Quali sono i legami internazionali che possono legare l’attentato con la guerra in Ucraina?

È difficile dire quali possano essere i legami internazionali. Come dicevo, anche lo stesso Putin ha parlato di un passaggio pronto attraverso la frontiera ucraina. Questa teoria appare per quello che è, non sembrerebbe a rigor di logica fattibile, anche se comunque in Ucraina vi è una guerra e quindi le guerre possono essere momenti in cui vengono stravolti i luoghi. Però appare totalmente strano che vi possa essere un sostegno di Kiev a un attentato così orribile, anche perché la reazione dei governi e dei paesi occidentali, con gli Stati Uniti in testa a tutti, è stata abbastanza unanime sulla condanna della strage.

Quello che però può esserci è appunto il legame con questo grossissimo franchising che è lo stato islamico. L'ISIS K ha già rivendicato l'attentato di inizio anno sulla tomba di Soleimani a Kerman in Iran, quindi tutto questo potrebbe essere parte di un disegno forse complessivo di ritorno a una serie di attacchi, e si è scelta la Russia come prima l'Iran, poiché si tratta di due paesi che sono stati in prima fila nella guerra in Siria.

L'instabilità della Russia caucasica è un elemento che forse è presente dagli inizi della storia della Russia in quella regione. Detto questo, noi abbiamo il regime di Ramzan Kadyrov che in Cecenia è comunque ben impiantato anche attraverso una modalità di gestione del potere che ricorda le peggiori dittature latino-americane con sparizioni, torture, uccisioni extragiudiziali e così via, addirittura essendo fuori dal controllo delle stesse agenzie di security e intelligence russa.

Nel Caucaso vi sono comunque delle contraddizioni: penso al Daghestan, dove la scorsa estate vi sono state proteste enormi a causa del riscaldamento globale, visto che anche lì le temperature raggiungono soglie mai viste prima. Questo ha comportato che nelle due grandi città della regione Machačkala e Derbent vi siano stati problemi con la capacità di gestire la crescente domanda di condizionatori e di riferitori, questo ha mandato in tilt l'intero sistema elettrico, causando proteste.

Sempre la capitale Machačkala è stata teatro di un'esplosione la scorsa estate a un deposito di gas che ha fatto 35 morti e 80 feriti, e infine l’assalto ai passeggeri di un volo proveniente da Israele avvenuto lo scorso ottobre. In particolare questa vera e propria caccia all'ebreo rappresenta anche qualcosa di inedito rispetto alla storia del Caucaso che, a differenza di altre regioni del fu Impero Russo, ha sempre avuto una tradizione di tolleranza e rispetto nei confronti della comunità ebraica locale presente sin dall'all'sesto secolo.

Insomma il Caucaso rischia sempre di essere una polveriera e, in un momento critico nello scenario complessivo della Federazione Russa, potrebbe essere se non un detonatore quanto meno una parte consistente dell'esplosione.