È un nuovo "Giorno della rabbia" in Egitto, dopo la strage scatenata dalla durissima repressione dei militari; un vero e proprio bagno di sangue quello avvenuto in questi giorni, che conta ormai numerosissime vittime.
L'ultimo bilancio ufficiale delle ultime 48 ore di scontri è di 638 morti; oltre 4.000 secondo i Fratelli Musulmani.
Numeri da guerra civile, ma le violenze non si fermano.
A poco è valso l'ordine di coprifuoco e lo stato di emergenza imposto ieri dal presidente ad interim Mansour.
Oltre 3.500 i feriti negli scontri di piazza e le conseguenti repressioni, ormai condannate in tutto al mondo, dagli Stati Uniti all'Iran.
Il colpo di Stato del generale Al-Sisi non ha dato i frutti sperati dalla metà del popolo egiziano e l'odore di primavera araba è ormai soffocato da quello dei lacrimogeni e delle pallottole, mentre gli slogan anti-Mubarak sono oggi messi sotto silenzio dal rumore dei bulldozer che distruggono le barricate.
E la situazione non sembra poter migliorare a breve: il Ministero dell'Interno ha dato ordine alla polizia e all'esercito di aprire il fuoco contro chiunque tenti di attaccare edifici governativi,forze di sicurezza o siti strategici; dopo che centinaia di sostenitori dei Fratelli musulmani hanno assaltato e dato fuoco a due sedi del governo a Giza, la città vicino al Cairo nota per le sue piramidi.
Per i Fratelli musulmani oggi è il giorno della collera e hanno già annunciato nuove manifestazioni di Piazza a Il Cairo. Nella Capitale molti negozi e uffici governativi sono chiusi, così come banche e borsa valori, il traffico è scarso e molte persone si sono chiuse in casa per paura di ulteriori violenze. Stando a fonti locali i manifestanti pro Morsi infatti dopo il violento sgombero dei sit in piazza hanno eretto nuove barricate a Ebeid Street, non molto distante da piazza Rabaa.
Le manifestazioni in programma oggi partiranno da tutte le moschee del Cairo e convergeranno verso piazza Ramsis, stando a quanto annunciato su Twitter dal portavoce dei fratelli musulmani, Gehad el-Haddad. "Nonostante la sofferenza e il dolore per la perdita dei nostri martiri, gli ultimi crimini commessi dai golpisti hanno rafforzato la nostra determinazione a mettervi fine", si legge invece in un un comunicato diffuso dal movimento.
Per domani è previsto una nuova giornata campale: "Il Venerdì della Rabbia,, l'hanno ribattezzato i Fratelli Musulmani che non intendono cedere al golpe militare.
Soprattutto dopo la notizia di oggi: il deposto presidente Mohammed Morsi resterà in regime di detenzione per altri 30 giorni, con l'accusa di omicidio, rapimento e spionaggio.
Una guerra civile ormai già esplosa e che rischia di trascinare con sé i fragili equilibri dell'intero Medio Oriente, di cui l'Egitto è sempre stato uno dei Paesi leader. Con la Siria a pezzi, resta da vedere chi tenterà di assumere il ruolo di leader della regione, con il turco Erdogan e i Paesi del Golfo alla porta.