Mondiali in Russia, tra hooligans, razzismo e omofobia

13 / 6 / 2018

La ventunesima edizione dei mondiali di calcio, che si terranno in Russia, sta per accendere i motori: i mondiali degli hooligans, dell'omofobia e del razzismo. La partita inaugurale sarà tra la padrona di casa e l'Arabia Saudita, due paesi che già al loro interno riflettono parecchie contraddizioni in materia di diritti umani. Per il governo russo e per gli organizzatori  questa è la grande opportunità è quella di attrarre tifosi e turisti da tutto il mondo. Una vetrina unica e sfarzosa, in grado di mettere in mostra l’ospitalità del popolo russo e la fortissima passione calcistica che attraversa tutta la nazione. Un’opportunità sia per cancellare la macchia delle violenze di alcuni facinorosi agli ultimi Europei, sia per mettere tacere quelle voci che vogliono il popolo russo come razzista ed omofobo. Sarà così?

Saranno undici le città (dodici gli stadi, sei dei quali completamente nuovi) che ospiteranno le partite: Mosca, San Pietroburgo, Kaliningrad, Nižnij Novgorod, Kazan’, Samara, Volgograd, Saransk, Soči, Rostov sul Don e Ekaterinburg. Tutte nella Russia europea, ad eccezione di Ekaterinburg, quarta città per abitanti, nel Circondario federale degli Urali, a 40 km dal confine tra Europa ed Asia. Purtroppo, vi sarà un’assenza di rilievo all’evento: la Siberia. La vasta regione, che occupa i tre quarti del territorio russo, infatti non ospiterà alcuna partita. Evento che avrebbe potuto aiutare a valorizzare l’immenso patrimonio di questa terra, fornendo nuove possibilità di crescita ad una regione in stagnazione economica da un lungo periodo. Questi mondiali ci mostreranno la grandezza e la potenza di Mosca, la magnificenza di San Pietroburgo e la modernità nella bellezza della natura di Soči, ma mancheranno i migliaia di chilometri delle terre che si estendono ad est.

Magnificenza, potenza, grandezza, saranno le parole che accompagneranno l'intero mondiale. Caratteristiche che il presidente Russo ha da sempre fatto proprie. Putin è un erede del sistema sovietico, ma solo nel senso che di quella esperienza vuole mantenere il patriottismo, il militarismo e il senso di superiorità da grande potenza. Inoltre, fin dal suo arrivo al potere nel 1999 ha cercato di riconciliare l’eredità dello zarismo e dell’Urss, presentate come due semplici fasi dell’eterna grandezza russa. È lui stesso che ha tracciato nei suoi interventi le coordinate di questa sorta di rivoluzione conservatrice. Oltre ad un rinnovato nazionalismo, il terreno privilegiato è quello di una visione tradizionalista della società. Così, ad esempio, nel 2013, a Novgorod, ha criticato i paesi occidentali perché «dimenticano le loro radici cristiane e rifiutano i principi etici e l’identità tradizionale: nazionale, culturale, religiosa e perfino sessuale». Per lui, equiparare le famiglie eterosessuali a quelle omosessuali significa «mettere sullo stesso piano la fede in Dio e quella in Satana». Contro il relativismo dei valori, il masochismo democratico, la debolezza di fronte alle minoranze, l’arbitrio del politicamente corretto e l’immigrazione di massa, che hanno condotto l’Occidente verso la decadenza e il caos.

Proprio questa linea omofoba di Putin spaventa moltissimo paesi come la Gran Bretagna. Gli hooligan russi hanno mandato un messaggio chiaro agli inglesi gay e transgender al seguito della squadra di Sua Maestà: minacce di morte, di violenze, di sopraffazione. Con il consiglio di riporre il passaporto e restare a casa. Una lunga serie di mail minatorie sono state segnalate dalla comunità Lgbt Pride in Football alla polizia britannica. Il pericolo è serio, la scorsa settimana la Football Supporters Federation (la Federazione inglese dei tifosi), assieme alla Federcalcio ha pubblicato una specie di guida per i tifosi in trasferta, un codice di comportamenti per gli omosessuali, affinché in Russia non mostrassero palesemente i propri orientamenti sessuali. Insomma, niente baci in pubblico, abbracci o mani intrecciate per strada. E neppure sventolare le bandiere arcobaleno. Si rischia tanto, tantissimo.

Secondo un ultimo sondaggio realizzato da Moscow Times, infatti, l’83% dei russi ritiene che le persone omosessuali siano “riprovevoli”. L’omofobia, oramai, domina in tutto, grazie non solo ai diktat governativi ma anche agli anatemi della Chiesa ortodossa e alle violenze fisiche e verbali dei vigilantes nazionalisti. E a poco è servito il cambio di rotta del governo russo, che nel corso di questi ultimi mesi ha provato a mostrare un lato meno intollerante verso gay e transgender (la Russia si trova al 48esimo posto su 49 in Europa per la tutela dei diritti Lgbt), sotto l’occhio più o meno attento della Fifa! L’omofobia nel pallone russo arriva da lontano, ma dopo l’adozione della legge anti omosessuali da parte della Duma, cinque anni fa, il numero di crimini motivato dall’intolleranza è raddoppiato e diversi sondaggi registrano una crescente intolleranza verso la comunità Lgbt+. Per capire cosa attende i tifosi gay in Russia basta osservare dei filmati rintracciabili in rete, in cui gli hooligans russi fanno le “prove tecniche”: corsi di violenza, preparazione fisica alla battaglia, un addestramento militare con alcuni bootcamp allestiti, con decine di ragazzi reclutati attraverso i social network. È denominata “operazione Mondiali”. «Meglio per loro che vadano in palestra e si preparino, in qualche modo», il tono dei messaggi online.

L'altro problema che investirà i mondiali è quello del razzismo. Nella Federazione Russa si calcola ci siano oggi 13 milioni di migranti , tra questi gli illegali potrebbero essere 3 milioni. Conducono una vita  disumana: lavorano nei cantieri, nelle fabbriche, in agricoltura, nei servizi. Il più delle volte senza alcun permesso, senza assicurazione o assistenza sanitaria. Per pochi soldi accettano qualsiasi tipo di lavoro venga rifiutato dai russi. Pugno duro viene utilizzato contro i rifugiati, soprattutto se siriani. Cercare riparo in Russia, però non è facile. Bisogna, prima di tutto, dimostrare di avere legami con quel Paese. Non è solo un problema burocratico, ma più di relazioni e vicinanza. Infatti, il conflitto in Medio Oriente tocca da vicino la popolazione russa, ma soprattutto perché, a livello politico, l’alleanza tra Putin e il presidente siriano Assad suggerisce prudenza sulla questione: in fondo si tratta di accogliere, tra le vittime, anche i potenziali avversari di Assad.

All'interno degli stadi russi gli episodi di razzismo si ripetono con una cadenza molto preoccupante. Martedì 27 marzo, a San Pietroburgo, durante l'amichevole tra Francia e Russia , in più occasioni, sono stati denunciati e segnalati episodi di razzismo: ululati aggressivi verso i calciatori francesi. Nella sola San Pietroburgo, durante questa stagione, si è verificato già il terzo caso di cori razzisti, e lo Zenit – la squadra di casa – è stato punito già due volte. Una delle semifinali del Mondiale verrà giocata proprio qui, il 10 luglio 2018. La Fifa ha aperto un procedimento disciplinare, che al momento non ha prodotto ancora nulla. Del resto, la Fifa, già durante gli europei aveva aperto indagini per i comportamenti razzisti dei tifosi russi e la federcalcio russa se l’era cavata soltanto con una multa.

Razzismo e omofobia, negli stadi ma non solo, sono spesso dovuti a gruppi di hooligans. Questi gruppi di ultras sono formati da esperti e navigati picchiatori, vicini in numerosi casi a settori dell’estrema destra politica xenofoba e ultranazionalista. Problemi di gestione degli hooligans si sono manifestati più volte nel corso delle ultime edizioni del campionato russo, durante le quali si son in particolar modo distinte le frange estreme del tifo della Torpedo Mosca, protagoniste di numerose sanzioni per violenza, risse e razzismo

L'ordine di Putin è che durante “Russia 2018” non dovrà accadere niente di simile, non si dovranno ripetere le scene di guerriglia degli ultimi Europei in Francia, quando una maxi-rissa tra hooligans di Inghilterra e Russia ha dato vita ad incidenti gravissimi. A sottolineare il diktat del premier ci ha pensato il direttore dell'FSB, Alexander Bortnikov, chiarendo come sarà adottato un approccio di "tolleranza zero". Armati di kalashnikov, le forze dell'ordine, si occuperanno di fermare sul nascere qualsiasi tentativo di disordine, allo stesso modo in cui negli ultimi anni lo stesso FSB ha portato a termine una serie di arresti di alto profilo, grazie anche ai maggiori poteri assegnati dal Cremlino attraverso le leggi "anti-terrorismo".

La soluzione per contrastare razzismo e omofobia non è quella di militarizzare gli stadi e le città che ospiteranno le partite, né tanto meno consigliare ai tifosi omossessuali di evitare comportamenti “non consoni” per le strade. È davvero singolare che un presidente dichiaratamente omofobo e razzista cerchi di arginare, con la forza, quelle stesse persone che condividono il proprio percorso politico. Domani inizieranno le partite e probabilmente non ci sarà più tempo per pensare ad atti razzisti e omofobi, lo spettacolo calcistico prenderà il sopravvento.