Russia - Non si hanno più notizie di Nadia, la Pussy Riot che ha denunciato le condizioni di detenzione

Intanto i FreeArtic, al quarantacinquesimo giorno di detenzione, vengono trasferiti a Pietroburgo, ma le accuse non cambiano

2 / 11 / 2013

Non si sa dove sia finita Nadia, Nadezhda Tolokonnikova, attivista delle Pussy Riot condannata al carcere per la performance nella cattedrale di Mosca contro Putin.

A denunciare che dal 21 ottobre non si hanno sue notizie è il marito Pyotr Verzilov.
L'ultima volta che si è saputo qualcosa è stato quando Nadia è stata portata via dal centro dententivo in Mordovia, dove aveva iniziato lo sciopero della fame per denunciare le pesanti condizioni di detenzione.
Pare che un passeggero abbia riferio che in convoglio su cui è stata fatta salire Nadia sia arrivato a destinazione a Chelyabinsk tra le montagne degli Urali.
I servizi carcerari russi, sostengono che, come da prassi (!!!) la famiglia sarà avvisata ddel luogo di detenzione solo 10 giorni dopo l'arrivo della detenuta. 

Il marito ha anche denunciato come la giovane donna sia ancora debole per lo sciopero della fame e come il trasferimento sia da intedersi come una punizione per la sua protesta contro le condizioni detentive. Ha concluso le sue dichiarzioni al sito Buzzfeed dicendo : "E' una decisione di Mosca. Vogliono tagliarla fuori dal resto del mondo".

Intanto si apprende anche la notizia del trasferimento degli attivisti di Arctic30 al carcere di Pietroburgo, mentre Greenpeace denuncia che non è stato ancora cambiato l'atto d'accusa nei loro confronti. Siamo al quarantacinquesimo giorno di detenzione.

DAL SITO DI GREENPEACE ITALIA

Gli avvocati dei 28 attivisti e dei 2 giornalisti freelance non sono però ancora a conoscenza delle motivazioni di questo trasferimento. A differenza di Murmansk, a San Pietroburgo c’è luce anche nei mesi invernali, e famiglie e rappresentanti diplomatici potranno far loro visita più facilmente. Ma non c’è nessuna sicurezza del fatto che le condizioni di vita nel nuovo centro di detenzione siano migliori che a Murmansk. Anzi, potrebbero essere peggiori.

Intanto, apprendiamo che le autorità giudiziarie russe, nonostante avessero annunciato la loro intenzione di farlo, non hanno ancora formalmente ritirato le accuse di pirateria. Attualmente quindi tutti gli Arctic30 sono allo stesso tempo accusati sia di pirateria che di vandalismo.

Non c’è alcuna giustificazione per prolungare la carcerazione un solo giorno di più. Cristian e tutti gli Arctic30 sono solo colpevoli del fatto di avere una coscienza e di aver agito per proteggere il futuro di tutti noi, e dovrebbero essere liberi.