26 Maggio 2012
Padania, nuovo disco degli Afterhours, uscito il 17 aprile, rappresenta letteralmente una metamorfosi per una delle band più apprezzate del panorama rock italiano.
Un disco non ottimista ma incazzato, che non ci regala conforto ma ci fa sbattere i denti. Un ritorno molto atteso, poichè gli Afterhours, sono una band che fanno un disco quando c'è qualcosa da dire, rispecchiando in quest'ultimo, la situazione che stiamo vivendo, mettendosi sempre in gioco e costruendo nuovi percorsi alternativi.
Una delle cose che più ha fatto parlare, è stata
l'autoproduzione e l'autogestione di Padania. Dopo questa lunga
gestazione, c'è qualcosa al termine di questo lavoro che avreste fatto
in maniera diversa?
Questa volta no. Di solito è sempre
cosi', soprattutto se devi rispettare dei tempi di produzione.
Solitamente si ha dietro un team di persone, dalla casa discografica al
managment, alla quale và consegnato il materiale. Quando devi chiudere
un disco, il tempo è quello li'. Fare tutto da soli, significa essere
elastici, senza sconvolgere nessuno, prendendosi tutto il tempo che
serve per la gestazione di un nuovo lavoro.
Infatti, Padania a differenza dei precedenti lavori, ci rende davvero entusiasti.
Una vostra affermazione è, usare le opportunità, perchè è il nostro modo di autoprodurci. Che cosa significa per voi?
Siamo
convinti che il senso di un musicista adulto, è girare, appoggiare le
iniziative, avere un senso e un ruolo sociale. Tutto questo oltre che
una possibilità, è un dovere.
Noi, negli ultimi tempi, ci siamo
relazionati con alcune realtà italiane, che tentano di muoversi in
maniera alternativa, da Macao di Milano al Teatro Coppola di Catania,
fino al Teatro Valle di Roma. In tutto questo, credo che ci sia un'
ottima energia e semplicemente ne vogliamo far parte, perchè pensiamo
sia un'esperienza di crescita e maturità.
Lo stato della Nazione è quello di portare l'uomo ad un destino di un dormiente, eppure sembra che qualcosa si muova.
Qual'è il miglior modo di agire?
Molta
gente sta agendo localmente, producendo delle cose proprie. Da
quest'anno, le persone non vomitano più odio su una tastiera di un
computer, ma escono fisicamente, rendendosi pericolosi con la loro
presenza, producendo delle cose concrete. Al Teatro Coppola di Catania,
non c'è stata solo un'occupazione ma, una ristrutturazione ed una
riorganizzazione di qualcosa che ha un ruolo sociale e pubblico. E' un
approccio più positivo, senza utopia e antagonismo, partendo da gesti
semplici ma concreti e allo stesso tempo forti. Non sono solo discorsi, è un agire.
Io mi accorgo che nei testi dell'album c'è un fare parte della storia, anche quella più crudele. Cosa rappresenta per voi Padania?
L'esigenza
è quella di fare cose che non riuscivamo a fare, prendendo una
posizione meno egoista, fare parte della gente e parlare di loro.
E'
una delle cose piu difficili da fare, ma siamo riusciti a farlo, sempre
con il nostro punto di vista, ma con sensazioni anche di persone che ci
circondano e che fanno parte delle nostre vite.
Questo è un pò
coerente con quello che vogliamo fare con la band attualmente, ovvero
trasformarci dopo 25 anni, in un progetto più vasto, staccandoci dai
classici schemi e dialogando con le varie realtà.
Padania, è un disco vario che parla di molte situazioni comuni e vicine a voi.
Se ripensi a quest' album, c'è un pezzo che ami veramente?
Innanzitutto
Padania, poichè è il pezzo che ha iniziato l'album, chiarendomi le idee
su come voler realizzare tutto il resto del lavoro. Metamorfosi, perchè
ha rappresentato una nuova rilettura a livello sonoro, ma soprattutto
Costruire per Distruggere, pezzo chiave del disco, perchè ha in un testo
e nello svolgimento, tutte le chiavi di lettura che servono.
Gli Afterhours sarano nostri ospiti allo Sherwood Festival 2012 venerdì 6 luglio.
Links utili:
www.afterhours.it