25 aprile e oltre, “dalla stessa parte ci troverete”

Intervista a Valentina Mira, candidata al Premio Strega 2024 con un libro schierato e di parte

24 / 4 / 2024

Il caso Scurati” a pochi giorni dal 25 aprile è emblematico perché rivela che quanti oggi governano lItalia non hanno ancora risolto il loro rapporto con il fascismo e, di conseguenza, con lantifascismo, lo scrive Miguel Gotor su Repubblica. Daltra parte la soluzione non è chiedere a chi è fascista di dichiararsi antifascista, ma piuttosto preoccuparsi di come sradicare lideologia fascista. Dalla stessa parte mi troverai” magari non risponde direttamente a questa domanda ma tocca profondamente il tema. Cosa ne pensi?

Ricordo di quando, nel 2018, CasaPound firmò un modulo in cui si diceva antifascista, modulo che era condicio sine qua non per presentarsi in una piazza a Firenze. Quindi no (e ti ringrazio per averlo detto, perché mi pare che questo aspetto sfugga), il punto non è chiedere professioni di antifascismo. Quanto al “caso Scurati”, parlerei più di un “caso Rai”. La Rai è erede dell’E.I.A.R., fondata sotto il fascismo, e ha sempre sofferto del problema di essere fondamentalmente la voce del padrone, del governo di turno; epurazioni in Rai se ne sono già viste, Berlusconi faceva gli editti bulgari; contestualmente andavano in onda fiction come “Il cuore nel pozzo” e produzioni come “Red land - Rosso Istria”, funzionali a sdoganare un certo tipo di visione del mondo. Quello che sta succedendo ora in Rai vi ha trovato un terreno già fertile. Ha però delle specificità ancora più gravi. Penso al conduttore dell’Eredità che straparla della giornata della fede fascista. Celebrarla come “patriottica” è negare la lotta partigiana per la liberazione di questo paese e riportarci indietro di quasi un secolo. Cito un mio amico che fa lo storico per spiegare cos’era “la giornata della fede fascista” «un popolo venne indottrinato dall’abile propaganda di regime eterodiretta dal governo e a milioni donarono la fede d’oro alla patria per ricevere l’anello d’acciaio (l’utilizzo dell’acciaio era ovviamente veicolo anch’esso di propaganda, l’acciaio della “fede fascista” sostituiva l’oro, non a caso l’alleanza tra Hitler e Mussolini fu battezzata “patto d’acciaio”). L’oro quando venne utilizzato a fini “patriottici” servì a gettare bombe e gas sulla popolazione etiope vittima di una brutale aggressione coloniale, e la maggior parte, come era ovvio, finì per ingrossare il già ingente patrimonio di alcuni pezzi grossi del regime, a cominciare ovviamente dal più grosso di tutti. Mussolini stesso».

Verità, antifascismo e femminismo, tanta autobiografia e voglia di raccontare: c’è qualcosa di profondamente attuale nel tuo libro, nella dozzina del Premio Strega 2024. Ti attaccano per ciò che hai scritto e scadono anche in questioni personali. Dalla stessa parte mi troverai” è stato brutalizzato da testate di parte come Libero, il Giornale e Il Secolo dItalia, con un immediato e inevitabile strascico via social, dove i commenti dei lettori di quella parte politica concorrono per il primo posto in aggressività e violenza. Citare lattuale presidente del Consiglio, immortalata da un telegiornale nel 2008 (pagina 15 di 247 del libro di Mira) «mentre deposita una corona di fiori sulla croce celtica nera più grossa che Google Maps abbia mai immortalato» ha scatenato un attacco pesante e coordinato da tutta la destra. Come ti senti a riguardo?

Quando ho avuto la fortuna (tardi, nel 2017) di scoprire che esisteva un altro modo di fare antifascismo (diverso dai proclami, fatto di pratiche e di collettività resistenti) ho imparato che gli insulti del nemico politico sono medaglie. Mi preoccupano di più le strumentalizzazioni, le bugie e chi ci casca. E poi le logiche di potere, queste mi preoccupano in maniera trasversale. Quanto alle minacce di morte (letteralmente minacce di morte, senza esagerare), finché sono solo tramite social ho quasi pudore a parlarne, fa sempre molto “al lupo al lupo”. Preoccupante lo è, negarlo sarebbe fare inutile sfoggio di machismo. Ma non sono sola, penso a quanto mi ha fatto sentire bene il comunicato delle mie compagne (femminile estensivo) di Non una di meno: dalle parti nostre non si lascia indietro nessuno, e in questo credo fermamente. 

«Un libro è sempre un modo per spezzare un silenzio». Secondo te in Italia c'è la volontà – magari politica – di coprire talvolta con il silenzio ciò che accade? Pensi che ci siano alcuni episodi della nostra storia recente che più di altri rischiano di venire “dimenticati” dalla memoria collettiva? E se sì, perché?

Certo, viviamo di rimozioni. La strage delle persone morte sul posto di lavoro (e le lotte di quelle vive). Quella delle persone morte in carcere (e le lotte di quelle vive). Tutta l’informazione falsa, insultante e rivittimizzante, su femminicidi, assassini di persone trans e sex worker (le lotte, ancora e di nuovo, di quelle vive). Il fatto che ora l’informazione mainstream si ricordi d’un colpo che il neofascismo esiste, solo perché la cosa ha ricaschi sulla politica istituzionale, e quando ammazzava in tempi recenti (penso a Renato Biagetti, ucciso nel 2006) o organizzava pestaggi ai danni di migranti, o violentava donne (penso al caso di Viterbo, 2019) da una parte faceva del negazionismo (nel caso di Renato Biagetti i giornali parlarono di “rissa tra balordi”) e dall’altra era complice della criminalizzazione di chi i fascisti ha sempre provato a contrastarli. Qualcuno la responsabilità di questa cecità se l’è presa, ma la maggior parte no. C’è perfino chi, nel mondo intellettuale e non solo, difende Scurati in funzione anti-governativa e non perché ha ragione sulla Rai (e ha ragione, Scurati, sulla Rai), mentre l’autrice più giovane e sconosciuta continua a guardarla con sospetto, considerandola indegna persino di un “come stai?”. 

Ecco: un altro rimosso sono le dinamiche ingenerose e patriarcali, quando non anche classiste, da parte di alcuni di quelli che si definiscono, oggi, antifascisti. Niente rispetto allo schifo della controparte. Ma qualcosa su cui lavorare.

Il tuo libro nasce proprio dallesigenza di smantellare lapparato vittimistico ribaltando la narrazione tramite lassunzione di responsabilità di una nuova cultura antifascista che sia di ampio respiro e che parta dalle rivendicazioni dei movimenti sociali. Lotta e produzione culturale sono le due anime dellantifascismo, entrambe ugualmente importanti e necessarie. Quanto queste sono necessarie per invertire le tendenze reazionarie che imperversano in Italia e non solo?

Hai detto una cosa che chiunque (compresa me, quindi non voglio offendere nessuno) dovrebbe tatuarsi e rileggerla per non scordarla mai, soprattutto quando finisce in un tritacarne mediatico e rischia di assecondare il meccanismo che t’interpella individualmente: “che parta dalle rivendicazioni dei movimenti sociali”. 

L’antifascismo senza anticapitalismo, senza lotta al patriarcato e al razzismo e all’abilismo, quello fatto con la spocchia dell’intellettuale che prescinde da rivendicazioni e pratiche dei movimenti, non mi pare proprio il massimo né della coerenza né dell’efficacia. Semmai farò errori in questo senso, chiedo di farmelo presente. Possibilmente con dolcezza: quando il transfemminismo parla di cura (come di tutto il resto), sa quel che dice. Lo si ascolti.