L’importante missione della Ue in Campania per verificare la situazione sui rifiuti

This is Italy

di Antonio Musella

30 / 4 / 2010

L’immagine di cosa è avvenuto all’ingresso della discarica di Chiaiano mercoledi’ 28 aprile potrebbe tranquillamente rappresentare lo stato della democrazia nel nostro paese. Una delegazione del parlamento europeo chiusa in uno spogliatoio di una struttura all’ingresso del sito, incredula rispetto allo scenario che gli si poneva davanti : i rappresentanti dei comitati ed i sindaci fatti accomodare in una toilette guardati a vista dalla polizia e fuori dalla struttura i giornalisti a cui veniva impedito l’accesso bloccati da un cordone dell’esercito. Più in là tre reparti dei carabinieri a sbarrare la strada ai manifestanti. È il generale dell’esercito Morelli a coordinare l’incredibile operazione che porterà all’impedimento dell’accesso al sito per giornalisti, cittadini che avevano firmato la petizione al parlamento europeo contro il piano rifiuti, comitati e sindaci dei comuni della zona, che avrebbero dovuto visitarlo insieme con i parlamentari europei e sotto precisa richiesta dei membri stranieri della delegazione.
Una scena che potrebbe essere familiare in uno dei tanti paesi che fanno compagnia all’Italia nella schiera dei “paesi parzialmente liberi” in merito alla libertà di stampa.

La visita della commissione europea in Campania dal 28 al 30 aprile rappresenta un evento di grande importanza strategica tanto da richiamare l’attenzione nazionale rispetto alla relazione finale che verrà stilata al termine della missione.

In ballo ci sono circa 550 milioni di euro di fondi europei indirizzati all’Italia che la Ue ha deciso di bloccare per dar seguito alla procedura di infrazione nei confronti del nostro paese in merito alla vicenda dell’emergenza rifiuti in Campania. Tutto nasce da diverse petizioni inviate alla Ue, da un lavoro costante fatto presso gli organi di Bruxelles in questi anni non solo dal Presidio di Chiaiano ma da tutti i comitati campani, da Acerra a Giugliano, da Terzigno a Serre. In più di una occasione il commissario europeo Dimas, noto non certo per essere un convinto ambientalista, ha dovuto dare seguito con richiami ufficiali dopo aver ricevuto tonnellate di dossier, studi di settore, relazioni di esperti indipendenti, in merito al disastro ambientale e sanitario della gestione dell’emergenza rifiuti in Campania. Le petizioni, accorpate dal parlamento europeo, hanno dato vita alla missione che si sta tenendo in questi giorni la cui relazione avrà un peso significativo rispetto alla possibilità di sbloccare i fondi europei destinati all’Italia.

Tanta apertura da parte dei rappresentanti istituzionali italiani infatti non si era mai vista…
Da Erminia Mazzoni e Ezio Rivellini del Pdl, membri della delegazione, abbiamo ascoltato inviti al dialogo, impegni a valutare alternative, prassi di rappresentanza istituzionale che comparate al normale atteggiamento delle istituzioni nei confronti dei comitati figurano come nauseanti tentativi di imbonimento. Ovviamente al governo Berlusconi quei 550 milioni di euro servono e pure parecchio. E non solo. Un eventuale ennesima bocciatura da parte della Ue potrebbe mettere in moto nuove procedure di infrazione nei confronti del nostro paese tali da portare, visto il recente precedente, al blocco di ulteriori fondi europei diretti verso l’Italia.
Dai membri stranieri della delegazione abbiamo ascoltato e visto pratiche di normale prassi democratica, disponibilità all’ascolto, da parte di rappresentanti di altri paesi fortemente prevenuti nei confronti del governo italiano sia sulla gestione del ciclo rifiuti in Campania e sia sull’assenza di trasparenza e partecipazione democratica. Nella delegazione oltre agli italiani ci sono Judith Merkiens, socialista olandese e capomissione e Margareth Auken, verde danese che ha preso parte alle mobilitazioni contro il Cop 15 di Copenhagen nel dicembre scorso. Le due sono dovute salire su un tavolo, mercoledi’ scorso, per spiegare ai cittadini che mai avevano visto uno scenario simile in Europa con i militari ad impedire l’accesso della stampa e i cittadini tenuti completamente fuori, come da abitudine tra l’altro, dalle decisioni importanti sulla salute e l’ambiente.

La Auken dopo un infuocato faccia a faccia con il generale Morelli usciva dalla stanza guardando gli attivisti dei comitati sospirando “This is Italy,….the military make a public relation…”  imparando a sue spese cosa continua a significare gestione delle emergenze nel nostro paese.

Il giorno successivo la delegazione europea si è recata presso la discarica di Terzigno. Lì Judith Merkies ha avuto l’opportunità di poter “frugare” tra i rifiuti in discarica e farlo davanti alle telecamere stavolta autorizzate ad entrare. La sorpresa si è impadronita del suo volto quando ha ritrovato un fusto di solventi ed un copertone di un camion sepolti nella discarica.

This is Italy avrà pensato anche lei…
Per qualcuno forse la crisi rifiuti era chiusa e sepolta. Ma oggi finalmente quella maschera cade. E’ evidente che non ci sono cumuli in strada, ma il cattivo funzionamento dei siti è senza dubbio palese. Questo, non vale molto per quei siti dove la pressione dei comitati rimane ancora forte e costante come Chiaiano ad esempio, ma siti come l’inceneritore di Acerra dove da agosto 2009 non si conoscono i dati delle emissioni di diossina nell’aria, oppure il deposito di ecoballe di Taverna del Re a Giugliano, dove dormono senza futuro oltre 6 milioni di tonnellate di quelle famose ecoballe all’interno delle quali ci sono rifiuti di tutti i tipi, per non parlare di quella vergognosa montagna di monnezza rappresentata dalla discarica di Ferrandelle in provincia di Caserta. Inoltre nessun piano strutturale è stato messo in atto. Siamo pienamente nella logica della ricerca di buchi da riempire come due anni fa, con inceneritori utili solo a chi intasca i cip 6, e i progetti alternativi dei comitati su trattamento a freddo, riduzione, compostaggio e differenziata ignorati. Ricerca dei buchi che oggi porta i destini dei rifiuti in Campania ad incrociarsi nuovamente con Terzigno e con il Parco del Vesuvio. La Cava Vitello, vicina all’attuale discarica che si trova nel Parco del Vesuvio costruita con le leggi speciali, il decreto 90 del 2008, ha una portata di 4 milioni di tonnellate di rifiuti, tanti da poter lasciare tranquillo per almeno dieci anni il governo sul conferimento dei rifiuti di Napoli e provincia. Buchi da riempire, terre da stuprare, affari da fare con le ditte di costruzione e gestione. Per non parlare della trovata dell’ennesimo inceneritore da costruire in Campania, a Giugliano nella provincia a nord di Napoli, per bruciare, si dice, le ecoballe di Taverna del Re. In questo modo si formerebbe un triangolo mortale di poche decine di chilometri sulla direttrice nord della area metropolitana partenopea che vede i suoi vertici nell’inceneritore di Acerra in quello progettato a Giugliano e nella discarica di Chiaiano. Davanti all’assenza chiarissima di un piano strategico dei rifiuti volto a tutelare salute ed ambiente attraverso la partecipazione dei cittadini, la strada del governo stavolta sembra in salita. Le penne dei membri esteri della delegazione Ue hanno cominciato ad annotare tutto sin dalla prima tappa del viaggio, da Chiaiano, e la possibilità dello sblocco dei fondi, dello stop alla procedura di infrazione sembra assai lontano. Poi ci si mettono anche Bertolaso (protezione civile) e Morelli (esercito italiano) a complicare le cose…avrà pensato questo Erminia Mazzoni, dirigente nazionale del Pdl, europarlamentare, presidente della commissione petizioni Ue, che in questi giorni prova ad addolcire semmai fosse possibile, la visione dei siti alla delegazione europea.
I comitati la loro proposta l’hanno fatta fino in fondo, a testimonianza di come quel processo di autoformazione, socializzazione della conoscenza, elaborazione dal basso, sia uno dei tratti significativi che il movimento contro il piano rifiuti in Campania ha lasciato. Non un euro per inceneritori e discariche, ma vincolare l’intero fondo di 550 milioni di euro alla realizzazione di una filiera della raccolta differenziata vera, la trasformazione degli Stir (ex impianti Cdr) in impianti di trattamento a freddo, costruzione di siti di compostaggio, progetti di riduzione imballaggi e riuso materiali su filiera industriale, e bonifiche di tutte le aree – circa 2700- inquinate della Campania. Tutto, ovviamente, vincolato al controllo popolare, nel nome di un ragionamento semplicissimo. Per 16 anni centro destra e centro sinistra hanno indicato le medesime strade ovvero quella di discariche ed inceneritori. I danni di questa logica in termini economici, oltre che sanitari ed ambientali, sono pesantissimi, e la procedura di infrazione e le altre che potrebbero presentarsi da parte della Ue peggiorerebbero ulteriormente questo aspetto. Il solo modo che il governo, sia maggioranza che opposizione, ha per fermare il blocco dei fondi, è…..fare quello che diciamo noi…
Non c’è alternativa. Almeno se guardiamo con fiducia all’esito di questa missione europea.
Si apre oggi una possibilità, forse inaspettata, per tutto il portato di proposte e alternative dal basso che i comitati hanno costruito in questi anni. Il “vincolo” verso i progetti di alternativa sul piano rifiuti sembra oggi essere una possibilità che anche il governo potrebbe essere costretto a proporre pur di sbloccare i fondi e fermare nuove infrazioni.

Resta il punto della necessità di abolire l’intero pacchetto delle leggi speciali del decreto 90 del 2008. Il problema della democrazia e della gestione delle emergenze resta uno dei punti di scontro più forte. Il modello Chiaiano riprodotto in declinazioni diverse a L’Aquila, il business plain sui rifiuti in Campania riprodotto a La Maddalena ed in Abruzzo, resta il marcio profondo del nostro paese. Un paese in cui anche le leggi sono a libera interpretazione. Quei militari a Chiaiano non dovrebbero poter decidere proprio nulla. Dal 1 gennaio 2010 infatti con il decreto di fine emergenza rifiuti, il decreto 195, la gestione delle discariche passa ufficialmente alle Province. Pertanto i militari avrebbero solo un ruolo di vigilanza. Ma invece a fare il bello e cattivo tempo continua ad essere l’esercito ed il generale Morelli, subentrato da più di un’anno ormai al generale Giannini.

Le Province dovrebbero fare i piani, e non fanno nulla, il commissariato straordinario non c’e’ più, ma continua a comandare attraverso la Protezione Civile e l’Unità Operativa, con un coordinamento che in questo momento, con il capo dipartimento lontano da Napoli, è di fatto affidato all’esercito.

In questa storia manca un personaggio…Guido Bertolaso !

Dov’e’ l’unto del signore che fece il miracolo di ripulire Napoli ?

Dov’e’ quell’eroe nazionale vittima di complotti contro l’onorabilità della sua persona ?

Dove sia esattamente francamente non lo so, di certo so che ultimamente si è messo a dare i numeri sui vulcani. In Islanda erutta un vulcano e tutti restiamo a terra senza voli. Notizia del giorno per una settimana, e Guido pensa bene di “stare sul pezzo”.
Ischia è un vulcano con il colpo in canna !” ha dichiarato alcuni giorni fa alla stampa.
Panico nella popolazione, verifiche dei vulcanologi, apprensione degli amministratori locali. Dopo due giorni Bertolaso è costretto a rimangiarsi le parole. I vulcanologi gli danno dell’idiota, i sindaci lo denunciano per procurato allarme. La stampa, come succede in un “paese parzialmente libero” abbozza….dice e non dice…

This is Italy…, baby…