BLOCK PATRIARCHY per una città transfemminista

10 / 4 / 2024

A Padova il collettivo transfemminista sQUEERt occupa la strada nel quartiere Portello per una serata di sorellanza e di riappropriazione della città.

La violenza “quotidiana” è per strada: sono stati 14 gli ammonimenti per violenza in una settimana a Padova.

In Italia 1 donna su 2 ha paura a uscire da sola di sera, secondo i dati del rapporto Istat sul Benessere Equo e Sostenibile (Bes) 2022.

Il cellulare tra le mani con un numero di emergenza già composto. Le chiavi di casa strette nel pugno. Niente auricolari. Lo spray al peperoncino pronto in borsa. Il passo svelto che solca il marciapiede più illuminato. Le strade sicure le fanno le donne che le attraversano. Eppure queste sono solo alcune tra le strategie più comuni che le donne mettono in atto per sentirsi sicure tra le vie della propria città. Quello che dovrebbe essere un diritto – tornare a casa liberamente e in sicurezza - nei fatti non lo è e la percezione di pericolo delle donne invece che diminuire, aumenta.

I numeri dei femminicidi e delle violenze di genere crescono di anno in anno dentro la nostra città. Come mai questo fenomeno è in aumento, nonostante tutte le misure di contrasto alla violenza di genere che sembrano essere messe in campo dalle istituzioni su più livelli?

La risposta è tanto semplice quanto complessa. Quando si parla di violenza di genere, è importante ricordare la sua componente strutturale all’interno della società. È necessario riconoscere tutte le modalità con cui la violenza si esprime, essere consapevoli degli spazi in cui siamo più esposte e le figure a cui possiamo far riferimento in caso di pericolo. 

Ci viene insegnato che in caso di necessità dobbiamo rivolgerci alla polizia, denunciare, che sono loro a occuparsi della nostra sicurezza. Ma di quale sicurezza parliamo? 

Gli ultimi decreti emanati dal governo in tema di prevenzione, come il ddl Roccella, dimostrano che il metodo adottato sia quello dell’incremento del contingente militare in città e delle punizioni verso chi agisce violenza. Un concetto di sicurezza che non pone al centro le persone vittime di violenza, ma si concentra sulla risoluzione emergenziale e contingente del problema, e che fornisce come unica via percorribile la denuncia, in una logica securitaria e punitivista. Un concetto di sicurezza che si fonda sul continuo taglio ai fondi per i CAV, unici presidi istituzionali che tentano di fare un lavoro vero e concreto ma che si trovano sempre più in difficoltà proprio perché definanziati. 

Quali strumenti, in questo scenario catastrofico, possono aiutare a sentirci davvero sicure? 

Come collettivo sQUEERt, riteniamo che la risposta sia l’ascolto reciproco di quelli che sono i nostri vissuti, i nostri traumi, le nostre paure. Riteniamo che la risposta sia l’autogestione, l’organizzazione dal basso. Il nostro vuole essere un libro di testimonianze dirette da cui partire non solo per immaginare nuovi racconti, ma anche per renderli realtà, renderli vivi. Costruire e attraversare le nostre strade per mettere in atto il nostro concetto di sicurezza. 

Per questo abbiamo deciso di fare il primo BLOCK PARTY. Il primo episodio di una pratica di riappropriazione degli spazi cittadini e di creazione di luoghi sicuri dal punto di vista transfemminista per le strade. Luoghi in cui costruire quelle reti di sorellanza che costruiscono la sicurezza rivoluzionaria di cui abbiamo bisogno.

Vogliamo partire dalla strada, che è quello spazio in cui sentirsi in pericolo è esperienza comune, e da uno spazio contraddittorio come quello del Portello, in cui politiche di gentrificazione e di commercializzazione della socialità stanno trasformando il tessuto cittadino. In una zona dove il mercoledì universitario, da una teorica superficie  di aggregazione, acquisisce le sembianze di uno spazio dove episodi di transfobia, di violenza fisica e verbale sono la quotidianità, è nostro dovere come attiviste transfemministe situarci in una posizione antagonista e renderla tangibile; come recita il motto: Mi proteggono le mie sorelle non la polizia.