La Lega e il PdL
ora hanno in mano un nuovo cartoccio per impacchettare a dovere l'ennesima
italo-fregatura; questa volta con un nome accattivante entra in scena la Class Action e già si
pensa a come utilizzarla contro “quei pochi e rumorosi” (a detta dei
rappresentati del Governo) che ancora credono di poter bloccare i cantieri per
la costruzione dell'alta velocità Torino-Lione. Una Class Action a cui già si
pensa che aderiranno tutti quelli imprenditori, commercianti, albergatori e
chicchessia avidamente interessato per chiedere il risarcimento dei danni agli
attivisti della No Tav -uno per uno, nome per nome- che si frappongono con le
proprie idee alla pioggia di profitti economici in nome dei beni comuni e della
salvaguardia dei propri territori. L'azione di classe o azione risarcitoria
collettiva è entrata in vigore da così poco tempo (dal 1° gennaio 2010 nel
codice dei consumatori) da poterci lasciare comprensibilmente un po'
spiazzati e forse bisognerà aspettare un po' di tempo per delle valutazioni più
fondate. Si tratta in realtà di uno strumento giuridico di provenienza
anglosassone che consiste nella possibilità data ad un soggetto di ricevere
giustizia e risarcimento qualora ritenga di aver subito un danno da un'azienda
e produce effetti anche per tutti coloro che sono riconducibili “a quella
classe” e che intendono avvantaggiarsene. L'esperienza più brillante è
sicuramente quella made in U.S.A. che ci parla di un'Azione
di Classe realmente utilizzata dai cittadini che sono facilitati così
nell'accesso alla giustizia, senza troppe limitazioni o complicati ingranaggi,
come ad esempio nel caso General Motors in cui nel 1965 si riuscì a portare il
colosso industriale finalmente sul banco degli imputati per rispondere di un
modello di automobile particolarmente insicuro. Una soddisfazione quella di
poter vedere una volta tanto che a pagare sono anche le multinazionali, le
holding e i vari potenti di turno. La soddisfazione che ad assaggiare il sapore
di una giustizia (troppe volte ingiusta) siano anche coloro che per guadagnare
qualche milione in più ogni giorno passano sulla testa di chiunque. La
normativa italiana invece (rimbalzata dal governo di centro sinistra a quello
di centro destra che le ha dato definitiva attuazione) ha delle falle ben più
visibili forse non solo nel metodo quanto nel merito. Anche questo governo ha
provato infatti ad infiocchettare la questione per farla apparire come uno
strumento massimo di democrazia, il terrore per il furbo industriale, il
brivido lungo la schiena per l'imprenditore, ma in realtà è al momento un
strumento così tanto farraginoso da essere difficilmente utilizzabile, almeno
per i normali cittadini. Il mio dubbio è che visti i tempi e i costi, i limiti
attuativi e il piccolo particolare della non retroattività (quindi se pensavate
di punire finalmente la
Parmalat, scordatevelo) non vedremo nessuna Erin Brockovich
lottare grazie alla Class Action contro l'inquinamento delle falde acquifere
che uccidono di tumore gli abitanti un Tal paese e nemmeno vedremo gli abitanti
di Chiaiano o di Acerra utilizzare la Class Action contro le discariche e gli
inceneritori che intossicano persone e ambiente. Anche per quel che riguarda la
legittimazione attiva ci sono delle ambiguità in quanto il legislatore ha
riconosciuto al consumatore (!) a cui ad esempio è arrivata una bolletta della
luce gonfiata di poter azionare l'Azione di Classe, facendosi carico anche di
tutti gli altri consumatori in quell'identica situazione (è mai possibile trovare
un gran numero di persone in situazioni identiche?secondo me no, semmai
simili!) e potendo, se vuole, dare mandato alle associazioni di consumatori che
sono quindi relegate ad un ruolo puramente comprimario. Perchè non è stato
riconosciuto lo stesso protagonismo anche alle associazioni o comitati di
cittadini ? Perchè la legge contiene così tanti vulnus a partire dai costi che
il singolo cittadino dovrà sostenere per azionarla alla difficoltà di ottenere
un reale (e soprattutto veloce!) risarcimento dei danni? Come mai il
risarcimento all'italiana riguarda solo il danno subito e non un risarcimento
complessivo che metta veramente in guardia le aziende e non sia semplicemente
un solletico sulla pancia ? Forse perchè in definitiva la legge così tanto voluta
dal governo Berlusconi e che ha creato una simpatica (quanto finta) scaramuccia
con la Confindustria
si presenta come un pacco! Si, uno strumento a cui non si è mai voluto
attribuire reale effetto. Ma ciò che più di tutto fa riflettere non attiene
tanto al contenuto della legge e ai limiti della sua reale attuazione quanto al
fatto che in un Italia segnata dalla crisi della politica, dei sindacati e
della rappresentanza, in cui le persone sono state abituate alla sfiducia o
nella migliore delle ipotesi al “menopeggismo” istituzionale, c'è chi crede di
poter sedare completamente la sete di Azione -questa volta reale- e di
Giustizia, in cui a scendere in campo non sono i consumatori atomizzati e soli
ma vere collettività che si battono (anche in sede processuale ma non solo e
non prioritariamente) per il riconoscimento dei propri diritti. “Sarò arcaica
-ha esordito Elena Coccia ad una lezione dei Giuristi Democratici sulla Class
Action qui a Napoli- ma credo ancora e fortemente nel valore delle idee che c'è
dietro alle parole, i cittadini non sono semplici consumatori e la lotta non si
esaurisce solo in strumenti giudiziari posti come alternativa all'impegno e al
protagonismo di chi scende in piazza, di chi si sporca le mani, di chi è
convinto che nessuna lotta si vince da soli. ”
* Sinistra Critica Napoli
La class action "all'italiana"
Class-Action e Italo-Fregature
di Chiara Siani*
29 / 1 / 2010