"Fermare il genocidio, ribaltare la narrazione a senso unico": decine di migliaia a Milano per la Palestina

25 / 2 / 2024

“Ci sono molti modi” cantavano gli Afterhours in un brano di alcuni anni fa. La piazza di ieri a Milano per la Palestina può essere sintetizzata così: tante anime, tante sensibilità diverse, ma una comune intenzione di ribaltare la narrazione a senso unico che campeggia nel dibattito pubblico e politico nazionale.

Il corteo è enorme, lo si percepisce dal fatto che la testa – composta dalle comunità palestinesi – aveva già percorso un bel pezzo di Viale Andrea Doria mentre in Piazzale Loreto molti spezzoni si stavano ancora posizionando. Sui numeri non ci sono dati confermati, ma importa poco: di certo più di 20 mila persone, forse 25 mila o 30 mila, scrivono alcuni.

Nella miriade di interventi si sottolineano soprattutto due cose. La prima è che associare quello che sta succedendo a Gaza e in tutta la Palestina al termine genocidio non è più un tabù, e questo è soprattutto grazie alla miriade di manifestazioni di solidarietà che si sono susseguite negli ultimi mes. La seconda è il fatto che le responsabilità dirette del governo Meloni crescono con l’aumentare di intensità e dimensioni della guerra coloniale condotta da Israele, come dimostra la leadership italiana nella missione militare nel Mar Rosso.

Si parla poi in ogni intervento di autodeterminazione, di sostegno alla resistenza: concetti che si spera non rimangano mai solo evocazioni. Molto nutrito lo spezzone studentesco, che rivendica le decine di occupazioni che ci sono state nelle università italiane e sollecita per l’ennesima volta la rottura dei tanti accordi che gli Atenei hanno con aziende israeliane coinvolte nel genocidio. In molti anche allo spezzone “Contro la guerra, a fianco del popolo palestinese”, dal quale emerge la necessità di avanzare politicamente rispetto al nesso tra la lotta alla guerra globale e la solidarietà al popolo palestinese. “Le due cose non si reggono separatamente, perché non esiste solidarietà internazionale se non riusciamo a immaginare nuove forme di vita oltre la guerra, e non esiste una pace che non implichi la lotta per l’autodeterminazione, contro il colonialismo e per l’emancipazione collettiva”.

In svariati interventi si ricordano le vergognose manganellate del giorno prima ai danni di studentesse e studenti minorenni a Pisa, Firenze e Catania. Episodi che forse hanno fornito una grande spinta collettiva nella partecipazione alla giornata di ieri, testimoniata anche dagli oltre 80 autobus che hanno raggiunto la città meneghina. Di sicuro i fatti del 23 febbraio hanno aperto un dibattito politico che alcuni giorni fa non sembrava affatto scontato, sfociato addirittura con il richiamo del Presidente della Repubblica al Ministro dell’Interno Piantedosi.

Per il resto, non c'è molto da raccontare a livello di cronaca. Nei pressi di Piazza della Repubblica un pezzo del corteo si è temporaneamente sganciato per dirigersi verso il blindatissimo consolato statunitense e denunciare le “solite” responsabilità del governo a stelle e strisce rispetto a quanto sta accadendo, alcuni negozi Carrefour sanzionati e qualche bandiera israeliana data alle fiamme. Alla fine del corteo, in Largo Cairoli, molte persone salgono spontaneamente sul monumento dedicato a Giuseppe Garibaldi e c’è uno sventolio di bandiere palestinesi che offre un bel colpo d’occhio. 

Immagine di copertina: Chris Caballero Photo.