Fonte: Il Quotidiano della Basilicata 24.08.09

Lasme, scatta l'occupazione

Gli operai oltrepassano il cancello dell'azienda e il vigilante spara: paura, contusi e malori. Esplode la rabbia: i sette salgono sul tetto dello stabilimento per difendere il lavoro.

24 / 8 / 2009

MELFI - Lì dentro, dopo i licenziamenti, non avrebbero dovuto metterci più piede. E invece i 174 lavoratori della Lasme, lo stabilimento di Melfi lo hanno conquistato con la forza. Hanno oltrepassato i cancelli e hanno occupato il terreno antistante la fabbrica. Alcuni operai, circa in sette, sono saliti sul tetto dello stabilimento. Sono le 20 e a San Nicola, davanti allo stabilimento della Lamse, si sta tenendo un’assemblea sindacale, quando parte l’azione. Alcuni manifestanti si avvicinano ai cancelli, provano a spingerlo e il cancello si apre. In due o tre lo attraversano, spingendosi oltre; nel giro di pochi secondi si uniscono tutti i 174 operai della Lasme. Scatta l’occupazione.

Il vigilante, dalla guardiola, spara tre colpi di pistola. Si diffonde la paura. Tra i manifestanti ci sono anche dei bambini, figli di operai. Nella fuga verso l’interno, qualcuno cade e si fa male. Una donna accusa un malore, intervengono i sanitari del 118, che la trasportano in ospedale. Nel frattempo sale la tensione tra il vigilante che ha sparato e un gruppo di operai. L’intervento delle forze dell’ordine e di alcuni rappresentanti sindacali impedisce che accada il peggio. Ma l’occupazione ormai è cosa fatta: i 174 della Lasme sono dentro, sulla proprietà privata dell’azienda. E mentre si alzano gli slogan, alcuni operai sono già sul tetto: 5, 6, poi sono in sette. E’ così che gli operai di Melfi provano a difendere il proprio lavoro. Loro, che hanno perso il posto da un giorno all’altro, non hanno quasi niente da perdere. E poco importa se qualcuno gli grida «ora siete dei “banditi”». A inasprire la lotta le tute blu di Melfi ci stavano pensando già da un pò: da quando l’azienda, lunedì sera, si è rifiutata di incontrare i lavoratori.

“Ora i padroni dovranno risponderci”, è il loro grido. Rimarranno lì fino a quando non avranno risposte dall’azienda. E la tensione potrebbe salire perché l’obiettivo è difendere il posto di lavoro, a tutti i costi. Le immagini degli operai della Innse sono ancora fresche, e non è un caso che il riferimento alla lotta dei colleghi lombardi sia ricorrente. Anche a Melfi le tute blu promettono battaglia senza esclusione di colpi. In ballo c’è il futuro di 174 operai e di altrettante famiglie. Ma non solo: quella della Lasme rappresenta una lotta simbolo a difesa dell’occupazione che la Fiat con il suo indotto ha portato a Melfi, e che ora rischia di svanire.
Ecco perché, ieri, all’azione di protesta degli operai della Lasme si sono uniti anche alcuni colleghi dell’indotto e non solo. Una giornata, quella di ieri, iniziata in clima di ritrovata tranquillità, dopo gli scontri del giorno prima a Potenza, nelle sede della Confindustria, e culminata con l’occupazione della fabbrica.
Avevano atteso, ieri mattina, il nuovo giorno tra l’atrio e il terrazzo della sede di Confindustria, conquistati ieri a fatica, a forza di spinte. Hanno trascorso così la lunga notte, a cavallo tra una giornata di scontri con la polizia e un nuovo giorno di lotta da programmare.

A metà mattinata è arrivata la convocazione del nuovo vertice, programmato per venerdì prossimo in Prefettura a Potenza. Anche questa volta a rappresentare l'azienda sarà il responsabile del personale, avvocato Bertocchi. Saranno presenti anche i rappresentanti regionali. Ma i segnali che arrivano dall’azienda a lavoratori e sindacati continuano a non piacere. Non convince, in primo luogo, proprio il nome dell’avvocato Bertocchi. Quest’ultimo, lunedì sera, intorno alle 19 e 30, dopo che gli operai avevano sfondato il cordone di polizia, occupando l'ingresso della Confindustria, era andato via, per «mancanza di condizioni di sicurezza». Ora per avere qualche risposta in più sul futuro dello stabilimento lucano, si dovrà attendere quattro giorni in più. Le tute blu, che nel frattempo hanno lasciato il presidio della Confindustruia per tornare a Melfi, promettono l’inasprimento della lotta. L’appello dei segretari sindacali è all'unità. Ma si tentano anche i canali della solidarietà. In primo luogo con i lavoratori dell'indotto Fiat. Ma anche su circuiti internazionali. Cgil, Cisl e Uil hanno inviato una lettera ufficiale alle organizzazioni nazionali e a quelle ligure per chiedere la costituzione di un coordinamento nazionale Lames di Chiavari e Lasme di Melfi: un tavolo unico nazionale per la vertenza Lasme, che veda coinvolti anche i lavoratori di Chiavari. Nel frattempo, agli operai della Lasme è giunta la solidarietà di una delegazione dell’Italtractor che lunedì sera ha fatto visita al presidio potentino. Ma Cgil, Cisl e Uil, insieme alle sigle di categoria, Fiom, Fim e Uilm hanno investito anche le istituzioni regionali, «affinché si attivino per la convocazione di una tavolo nazionale al ministero del Lavoro e dello Sviluppo economico». Poi ieri sera l’ultima assemblea sindacale, prima dell’occupazione: un confronto con i sindacati nel quale è emerso la volontà dei lavoratori di alzare il livello della protesta. E infatti così è stato. Ora dietro ai cancelli di San Nicola c’è una fabbrica occupata.


Maria Teresa Labanca