Padova - Vittoria dell' Adl e dei lavoratori contro le discriminazioni sul lavoro

Sentenza del giudice del lavoro nei confronti della Tecno Steel: Condannata la società a ripristinare i rapporti di lavoro per i ricorrenti alle condizioni esistenti alla data di cessazione.

Utente: Dinozer
15 / 4 / 2011

Importante risultato nella vertenza con Tecno Steel/Imes ( fabbrica situata in Z.I. Di Teolo PD che produce pezzi di stufe) con il riconoscimento da parte del Giudice del lavoro, al quale due dei sei lavoratori rimasti senza lavoro, si erano rivolti assistiti dallo Studio legale Ettore Squillace, della illegittimità dell'operazione messa in atto a partire da settembre del 2009, in quanto la sentenza emessa stabilisce che tale operazione va configurata come cessione di ramo d'azienda (art. 2112 c.c.) e quindi comporta l'obbligo per l'azienda cessionaria di garantire il rapporto di lavoro. Viene quindi stabilita l'illegittimità dei licenziamenti in quanto intimati da IMES srl (l'azienda preesistente a Tecno Steel), soggetto non legittimato ad eseguirli.

Ricostruendo i dati salienti di questa vicenda, dobbiamo risalire alla crisi subita da Lofra, la famosa fabbrica di stufe di Teolo, di cui Imes srl rappresentava di fatto un reparto staccato. Con la crisi di Lofra, anche gli operai di IMES srl vengono messi in CIG a partire da settembre del 2009. Nel settembre del 2010 veniva avviata la procedura fallimentare per Imes, mentre nel frattempo veniva creata una nuova società denominata Tecno Steel. Con il riavvio della produzione alla Lofra, a seguito dell'arrivo di capitali iraniani, all'interno dello stesso impianto dove era situata Imes srl, Tecno Steel riprendeva l'attività e assumeva una quindicina di lavoratori ex IMES, con la “curiosità” che nessuno degli stranieri veniva assunto. In particolare si trattava di 11 lavoratori stranieri, tutti di nazionalità marocchina, alcuni dei quali occupati nell'azienda da oltre dieci anni.

Questi lavoratori, abbandonati dagli altri sindacati, si rivolgevano a USB-Adlcobas e veniva avviata una importante lotta contro un atto di discriminazione razziale molto grave, in quanto appariva con estrema chiarezza che l'unica motivazione adottata dai proprietari di Tecno Steel era quella della discriminazione. Va tenuto presente che l'attuale titolare, o meglio, prestanome, di Tecno Steel è l'ex caporeparto di Imes, mentre il vero proprietario è il figlio del vecchio proprietario di Imes che è stato anche il vero artefice della scelta di inserire in Tecno Steel solo lavoratori italiani.

A partire dalla metà del mese di novembre veniva istituito un presidio permanente con una tenda, striscioni e bandiere per denunciare la discriminazione messa in atto e per chiedere che si aprisse un tavolo di trattativa per discutere della situazione. Venivano avanzate varie proposte per arrivare ad una soluzione per tutti. Dopo questa prima mobilitazione, Tecno Steel rispondeva, oltre che con continue piccole provocazioni messe in atto dal Sig. Segato Denis (il figlio dell'ex proprietario di Imes ed il vero titolare di Tecno Steel), con l'assunzione di un primo lavoratore straniero di quelli rimasti esclusi, e , successivamente con l'assunzione di un secondo. A seguito dell'iniziativa di lotta veniva convocata anche una riunione in Provincia con l'Assessore al Lavoro Massimiliano Barison, nella quale venivano formulate varie proposte all'azienda, compresa quella del “Contratto di solidarietà espansiva” che avrebbe portato alla possibilità di far lavorare anche i rimanenti 8 lavoratori rimasti fuori.

Poiché, alle proposte fatte, seguiva come unico fatto concreto quello dell'assunzione di un terzo lavoratore straniero, mentre per gli altri sei rimasti esclusi, Tecno Steel non era intenzionata a fare altro, veniva così deciso di procedere per via giudiziale, avviando un ricorso d'urgenza per due dei sei lavoratori rimasti esclusi, sui quali gravava una situazione familiare molto pesante. A distanza di due mesi dalla presentazione del ricorso, siamo arrivati a questa importante sentenza, che fa giustizia di un atto di grave discriminazione su base etnica e apre un ulteriore importante capitolo sulle cessioni di ramo d'azienda in presenza anche di una procedura fallimentare.

Come USB/ adlcobas siamo molto soddisfatti per il risultato ottenuto, in quanto questa sentenza dimostra che, nonostante i continui interventi del legislatore e di accordi capestro firmati da sindacati collaborazionisti, volti a ridurre sempre di più lo spazio dei diritti formali e sostanziali, esistono ancora spazi limitati, sia in termini di lotta, che in termini giuridici per fermare operazioni odiose e per vedere riconosciuti i propri diritti. Adesso staremo a vedere quali mosse farà Tecno Steel, ma è certo che questa sentenza obbliga l'azienda a ripristinare il rapporto di lavoro con i due operai ricorrenti ma apre immediatamente la stessa questione anche per gli altri quattro. Per quanto ci riguarda come sindacato, siamo ovviamente sempre disponibili a riaprire una trattativa seria sul come trovare soluzioni volte a garantire un passaggio che salvaguardi i diritti dei lavoratori.

Adl-Usb