Stati per il genocidio

Un'analisi di Raúl Zibechi.

24 / 12 / 2023

La realtà concreta del sistema-mondo si sta trasformando a una velocità sorprendente, in momenti in cui nulla sembra solido e il cambiamento è l'aspetto dominante. Alleanze rimaste intatte per quasi un secolo tendono a confondersi per far posto a nuovi tipi di legami. 

L'adesione dell'Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti ai BRICS, così come la recente visita di Vladimir Putin in questi due paesi, mostrano la dimensione dei cambiamenti in atto in brevissimo tempo. L'intera architettura internazionale emersa dalla seconda guerra mondiale viene smantellata dai nuovi rapporti di forza che stanno emergendo e stanno accelerando in modo esponenziale. 

Nel 2022 abbiamo pubblicato con Decio Machado il libro “Estados para el despojo”, con l'intento di comprendere la trasformazione degli stati del benessere in stati neoliberali estrattivisti, promotori dell'accumulazione per espropriazione/quarta guerra mondiale contro i popoli. 

Appena un anno dopo la sua pubblicazione, devo dire che è molto probabile che non siamo stati all'altezza, perché l'accumulazione sta portando a una guerra aperta che prende di mira interi popoli per sgomberarli o semplicemente annientarli. 

L'analisi di William Robinson dello "stato di polizia globale" e dell'"accumulazione militarizzata" non invalida "Estados para el despojo", ma fornisce una svolta necessaria. Sostiene che la maggior parte dell'umanità semplicemente non può sopravvivere, il che non è una crisi per il capitale, ma un'opportunità per militarizzare il pianeta per contenere i popoli affamati. 

Nell'intervista citata dal quotidiano El Salto, dopo la presentazione del suo libro “Mano dura. El Estado policial global”, sostiene: siamo di fronte a una rivolta popolare globale guidata da un “surplus di umanità” (per il capitale), un settore in crescita che comprende già 3 miliardi di persone. Per contenerli si generano guerre, sofisticati sistemi di repressione e controllo, muri di frontiera, guerre contro la droga e i migranti, e contro i popoli, al punto che “ogni conflitto sociale diventa un'occasione per accumulare capitale”. 

Lo stato di polizia è molto redditizio perché il capitale vi scarica le sue eccedenze, ed è articolato con “accumulazione militarizzata” e/o “accumulazione per repressione” per contenere quei milioni di persone di cui il sistema non ha più bisogno. Tragedia in basso e gioia in alto. 

Robinson spiega che il capitale sostituisce i lavoratori formali con migranti temporanei o senza documenti che non sono più sfruttati, ma umanità in eccesso. Questo è un punto cruciale che spiega sia la guerra di Israele in Palestina che la politica europea e statunitense sui migranti. 

Un recente rapporto dell'Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (UNODC) stima che ogni anno vengono registrati “3 milioni di ingressi illegali negli Stati Uniti”, che rappresentano un terzo di tutti gli immigrati in quel paese, con l'80% di loro provenienti dal Sud America, compreso il Messico. 

Così, durante i tre anni dell'amministrazione Biden, 9 milioni di persone sono entrate clandestinamente negli Stati Uniti, per un totale di quasi 30 milioni di migranti. Quest'anno, mezzo milione di persone hanno attraversato il Tapón de Darien (al confine tra Panama e Colombia). Un tempo era considerata una regione impervia a causa della sua combinazione di giungla e paludi, da cui il nome "tapón" (tappo, ndt). 

Di fronte al collasso economico, sociale, climatico e politico che migliaia di comunità in tutto il mondo stanno vivendo, la risposta dall'alto è quella di militarizzare i confini per “creare fortezze intorno alle aree in cui vivono gli strati privilegiati”, come sostiene Robinson. 

Il capitale è fuori controllo, un ruolo che gli stati-nazione hanno svolto fino alla globalizzazione. Non c'è più un governo in grado di legare il capitale ad esso, come dimostra il fallimento di Trump e Biden nel reindustrializzare gli Stati Uniti. La classe operaia e molte professioni in quel paese tendono ad essere sostituite dai migranti, il che sta portando al razzismo e a una profonda destabilizzazione politica. 

Dobbiamo capire che la logica del genocidio non viene dalla malvagità di questo o quel governante, o di uno Stato particolare, ma dall'esistenza stessa del capitalismo, che ha fatto sì che quasi la metà dell'umanità diventasse una “popolazione in eccesso”, che soffre la fame, emigra, muore a causa delle repressioni statali o parastatali e che si ribella. 

A breve termine, tutto indica che il capitalismo avrà la capacità di sostenersi attraverso la violenza e le guerre. Nessuno può fermarlo perché Russia e Cina fanno parte della stessa logica capitalista/bellicosa contro i popoli. 

Avremo nei prossimi anni la capacità di riflettere collettivamente, come ha fatto la base zapatista, sulle strade da percorrere per continuare a resistere mentre creiamo il nuovo? 

Articolo originale pubblicato su La Jornada, traduzione Christian Peverieri.