Trento - Centinaia in marcia contro Salvini

20 / 10 / 2018

Due volte in una settimana la Trento antirazzista ha fatto sentire la propria voce. Centinaia di persone si sono date appuntamento in Via Verdi e hanno dato vita a un vivace e corposo corteo in risposta all’ascesa di Salvini e del comizio elettorale che avrebbe dovuto tenere la sera, in sostegno della candidatura di Maurizio Fugatti.

Non è la prima volta che il leader leghista visita il Trentino, con il suo solito bagaglio di propaganda xenofoba e qualunquista, bensì la terza. Tuttavia gli effetti della sua nuova carica da Ministro degli Interni sono ben visibili: militarizzazione della città e prescrizioni della questura di ogni sorta.

Tutto questo non ha rappresentato in ogni caso alcun deterrente, Trento infatti è stata scenario di una grande manifestazione eterogenea composta da centinaia di persone: dal centro sociale Bruno, ai collettivi studenteschi, ai sindacati di base, e in generale da coloro che non potevano tollerare la presenza di Salvini e la proliferazione selvaggia della sua barbara retorica razzista. Numerosi sono stati inoltre gli interventi al microfono e i cori scanditi a gran voce da tutto il corteo.

In questa importante giornata Salvini non è stato l’unico ospite indesiderato e contestato. Il Partito Democratico trentino, infatti, ha ben pensato di concludere la propria campagna elettorale invitando Marco Minniti, che ha vestito la carica di Ministro dell’Interno durante la precedente legislatura ed è stato responsabile nell’ aver spianato la strada alle attuali politiche xenofobe e securitarie dell’esecutivo giallo-verde: la guerra alle ONG, gli accordi criminali con la Libia e le politiche securitarie con l'introduzione del daspo urbano sono solo alcuni esempi. Due facce della stessa medaglia che, secondo i partecipanti, non possono essere tollerate in città.

Il Decreto Minniti prima, il decreto Salvini poi hanno prodotto conseguenze nefaste per quanto riguarda la repressione, le condizioni giuridiche e sociali di migranti, poveri, occupanti, attivisti. Sono stati ricordati in particolare due episodi cruciali che ben rendono la situazione che stanno vivendo: dall’arresto di Mimmo Lucano e lo smantellamento del modello Riace, (attualmente studiato e preso come riferimento in tutto il mondo) al grave episodio di Lodi, dove ai bambini stranieri è stata negata la mensa scolastica.

La piazza antirazzista di ieri, non solo è stata la migliore risposta a Salvini e alle sue politiche ma ha rappresentato anche una prima vittoria: il leader leghista infatti, che aveva annunciato in pompa magna di tenere il comizio nella simbolica Piazza Dante, da sempre oggetto di speculazione razzista, per sua stessa ammissione è stato costretto a isolarsi nel quartiere fantasma delle Albere, iper militarizzato e completamente fuori dalla città per timore di contestazioni.

Dopo un breve comizio, infarcito sempre della solita becera retorica, ha lasciato la città.

Non un addio ma un arrivederci: tanto è vero che il corteo ha lanciato la prossima data nazionale il 10 novembre a Roma; tanti e tante raggiungeranno la capitale per contrapporsi alla conversione in Legge del criminale “decreto immigrazione e sicurezza”, al governo, al ddl Pillon e alla crescente ondata di intolleranza e repressione.