Treviso - Tutti assolti per il pogrom di Quinto

Dalla Procura arriva la sentenza: nessun colpevole per i roghi di Quinto. Al via la legittimazione dell’odio verso i migranti.

15 / 10 / 2015

E’ arrivata oggi la notizia che la Procura di Treviso ha voluto archiviare l’indagine riguardo alle violenze compiute dai militanti di Forza Nuova per evitare l’insediamento dei migranti a Quinto di Treviso. Diversi furono gli atti disumani compiuti in quell’occasione, a partire dall’aggressione a un dipendente della cooperativa, all’impedimento della consegna dei pasti, ai blitz negli appartamenti fino al furto di mobili per poi trascinarli e bruciarli per strada, facendo sì che non fossero riutilizzabili: dei veri e propri atti nazisti compiuti dai militanti fascisti mascherati dietro a un comitato di residenti indignati.

A mesi di distanza ora la sentenza è arrivata e, a differenza di quanto pronunciato dalle istituzioni, dai sindaci, dall’ex Prefetto e dal Questore, che queste azioni avrebbero trovato la giusta risposta, neanche questa volta si può sperare nella giustizia che non riconosce alcun colpevole. 

Al contrario, il 17 luglio il sit in antifascista organizzato davanti alla Prefettura di Treviso veniva violentemente sgomberato con 40 fermi, alcuni feriti, la richiesta dei domiciliari per cinque attivisti e fogli di via per una ventina di attivisti da tutto il Nord Est. L’abbiamo ribadito più volte, ci viene negato costantemente dalla questura, ma questa è l’ennesima prova che in città esistono due pesi e due misure dove, da una parte c’è chi lotta per i diritti e si imbatte costantemente nella repressione e dall’altra chi viene lasciato libero a propagandare l’odio e l’intolleranza nella nostra città e nella nostra regione. 

E’ ovvio che provvedimenti di questo tipo andranno a rafforzare il fronte del respingimento dei migranti e rappresenteranno un precedente per tutte quelle forze anti accoglienza che vorranno ripetere la stessa azione, com’è stato anche a Eraclea subito dopo le violenze di Quinto dove gli stessi fascisti forti della loro spregevole iniziativa sono ripartiti subito all’attacco. Come risposta a tutto ciò, ribadiamo la necessità di creare un tessuto cittadino che funga da anticorpo contro queste vergognose offensive in modo tale da respingere i tumulti razzisti che scaturiscono a causa dell’ignoranza, della mala informazione, della propaganda dell’odio e, non meno importante, della gestione fallace e monocentrica che sta prendendo piede nella Marca: non una forma di accoglienza diffusa, ma una ghettizzazione dei migranti all’interno della Caserma Serena. Anche in questo caso, al contrario di quanto sostenuto fin dai primi giorni dal Sindaco Manildo e dal Prefetto Lega, sta diventando sempre più un “Hub” provinciale ma, data la sua ex destinazione d’utilizzo, rischia di trasformarsi sempre più in un Cie dove gli ingressi e le uscite da parte di terzi sono monitorate e le camionette della polizia sono sempre lì a presidiare le mura della Caserma.

Stiamo dalla parte dei rifugiati e degli “internati” della struttura di accoglienza istituzionale, che abbiamo avuto modo di conoscere meglio domenica scorsa alla prima “Humanity Cup”, il torneo di calcio in cui partecipavano migranti, rifugiati, precari e operai. Stiamo con loro e lo saremo ovunque, sempre contro chi cerca di imporre l’odio verso il diverso, sempre contro il razzismo. You’ll never walk alone, refugees welcome.

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