Italia (e Polonia) non vogliono limitare i gas serra

Un brutto clima

19 / 10 / 2008

Mentre il governo italiano e la Confindustria, unici insieme al governo polacco, contestavano a squarciagola il pur timido piano dell’Unione europea per tagliare le micidiali emissioni di gas serra e imprimere una svolta energetica positiva al modello produttivo dell’Ue (– 20 % di emissioni Co”, + 20 % di efficienza energetica, + 20 % di energia da fonti rinnovabili), confermando l’arretratezza, la cialtroneria, il cinismo buzzurro dell’attuale classe dirigente italiana, esattamente nelle stesse ore, veniva presentato a Washington l’annuale Arctic Report Card. Secondo i 46 scienziati (di dieci paesi diversi) che ne curano l’edizione, il Polo nord si scioglie a ritmi più accelerati di quanto si potesse prevedere. Quest’autunno le temperature hanno raggiunto livelli record, anche di 5 gradi sopra quelli dello scorso anno.

Basterebbe un tale dato a far perdere la faccia a chi ancora si attarda a negare l’evidenza o addirittura a proporre come unica strada quella seguita in passato.

Nel governo italiano si cumulano la protervia liberista e l’arretratezza culturale dei fondamentalisti dell’industrialismo e dell’economicismo: un mix pericolosissimo, devastante per l’ambiente e per le stesse economia e industria, che avrebbero moltissimo da guadagnare dalla svolta ecologista (più lavoro, almeno un milione di posti nuovi nell’Ue, più sviluppo non dissipativo e distruttivo di risorse, radicale e innovativa svolta tecnologico-scientifica, e naturalmente più pulizia e meno patologie ambientali).

Ma il governo italiano attuale è il figlio diretto di una situazione sociale, culturale e politica che fa dell’Italia d’oggi la più paludosa e arrugginita e malmostosa nazione dell’Europa occidentale, in piena involuzione e regressione. Di questa Italia sono un prodotto sia il fallimentare governo Prodi sia il governo Berlusconi (e la sua esangue e subalterna opposizione). Mentre, però, nel governo Prodi si confrontavano spinte contraddittorie (pur senza che la parte innovativa riuscisse a convincere e a imporre un’agenda diversa, e infatti nessuna svolta è venuta, neanche nello stesso campo ambientale ed energetico, e infine il centrosinistra è stato travolto), nell’attuale maggioranza di destra gli animal spirits del peggiore capitalismo contemporaneo, il più maneggione, il più torvo, il più culturalmente arretrato, il più fascistoide perfino, sembrano totalmente sbrigliati.
Se c’è un terreno in cui questa assenza di lungimiranza unita alla foia arraffatrice di profitto purchessia, è proprio quello ambientale.

Giusto qualche giorno fa l’incredibile (nel senso proprio di incredibile) ministro dell’Ambiente Prestigiacomo si è vantata di aver sbloccato una serie di interventi che prima erano sottoposti a blocco in attesa di rigorose verifiche di impatto ambientale. Un vero ministro del prescindere dall’ambiente.

In queste mani è l’Italia, il Bel Paese, che più di ogni altro avrebbe la concreta e smagliante possibilità di trarre dall’ambiente – e dalla storia e dalla cultura – la propria ricchezza generale, e che invece è in prima fila dalla parte sbagliata.

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