È di due morti, oggi, il bilancio di nuovi scontri al Cairo tra dimostranti e polizia. Lo ha riferito la stampa locale, nel settimo giorno consecutivo di violenze in Egitto. I nuovi scontri sarebbero scoppiati dopo un assalto di persone non identificate contro i dimostranti sul ponte Qasr El-Nil che porta a piazza Tahrir.
Da qualche giorno nelle piazze egiziane
è comparso un fenomeno sociale nuovo: gruppi organizzati di
giovani che attaccano le forze di polizia e gli avversari politici
identificati nei Fratelli Mussulmani. Le agenzie e i media
riportano che sono ragazzini di 16-18 anni, vestiti di nero e
incappucciati, hanno preso a lanciare pietre contro gli agenti e i
muri che proteggono i palazzi del governo e del parlamento. Su
Facebook, i baby-antagonisti si sono definiti Egyptian
Black Bloc o, più ermeticamente, Black Blocairo:
pagine virtuali immediatamente chiuse dalle autorità, ma riaperte
prontamente dagli antagonisti. E quindi rilanciate dalla rete
anarchistnews.org come «l'anarchismo uscito dai graffiti
metropolitani e dai forum online» e «venuto alla luce al Cairo»,
come «nuova forza della rivoluzione sociale in corso».
Con i
media, gli autoproclamatisi blocchi neri che si fanno chiamare anche
hooligan hanno detto di «non voler parlare». Ma i loro
intenti «rivoluzionari» sono dichiarati, così come i mezzi
violenti che si sono ripromessi di usare, posto che i Fratelli
Musulmani ricorrono alle armi per stroncare le proteste assieme
all'esercito».
Intanto va segnalato che nell'area del delta del Nilo, nell'area del canale di Suez, nella regione metropolitana attorno al Cairo, si vive una situazione di tumulti diffusi, con blocchi stradali e ferroviari, con devastazioni e saccheggi, assalti a sedi istituzionali e stazioni della polizia.
Proprio per far fronte a questi disordini diffusi, Morsi si è accordato con i vertici dell'esercito, di cui ha sempre diffidato, ripristinando i poteri eccezionali di rodine pubblico che gli erano riconosciuti nell'era Mubarak.
"Se la battaglia tra le varie
forze politiche proseguirà, porterà al collasso dello Stato".
A lanciare l'allarme, dopo quasi una settimana di scontri quotidiani
tra manifestanti e polizia egiziana, è stato oggi il capo
dell'esercito e ministro della Difesa, il generale Abdel Fattah
al-Sissi.
Secondo Al-Sissi, le sfide politiche ed
economiche stanno rappresentando una minaccia per la sicurezza in
Egitto, in particolare nel Canale di Suez, additato dal generale
come il luogo chiave per la difesa del Paese: la protezione del
Canale è essenziale, come essenziale è il dispiegamento delle forze
militari. Eppure ieri notte, i manifestanti hanno sfidato
apertamente il presidente Morsi violando il coprifuoco notturno di 30
giorni imposto a Suez. Attaccate alcune stazioni di polizia,
almeno tremila i manifestanti in marcia da Arba'een Square a al-Geish
Street.
Da giorni, l'Egitto è in fiamme: oltre 60 i morti
negli scontri violenti tra forze militari e manifestanti anti-Morsi.
Il popolo egiziano continua a occupare le strade e le piazze del
Cairo, Alessandia, Port Said e Ismailiya (sotto coprifuoco per i
prossimi 30 giorni). Ieri almeno due persone sono morte a Port
Said, una al Cairo, centrata da una pallottola sparata da un
poliziotto. In Piazza Tahrir, i manifestanti hanno dato fuoco ad un
veicolo militare.
Da parte loro le opposizioni rigettano il
dialogo proposto ieri dal presidente Morsi: il Fronte di Salvezza
Nazionale vuole prima delle garanzie dal regime dei Fratelli
Musulmani, in primis la formazione di un governo di unità
nazionale e di una commissione che riscriva la Costituzione.
Morsi
risponde per le rime: oggi il primo ministro Hisham Kandil ha
annunciato l'approvazione da parte del Consiglio della Shura del
disegno di legge che dà all'esercito il potere di arrestare civili.