Sono 7 giorni che in tutto il sud del paese continuano gli scontri di piazza con decine e decine di morti.

Egitto in fiamme

Bande giovanili assaltano i difensori del potere e i loro simboli

30 / 1 / 2013

È di due morti, oggi, il bilancio di nuovi scontri al Cairo tra dimostranti e polizia. Lo ha riferito la stampa locale, nel settimo giorno consecutivo di violenze in Egitto. I nuovi scontri sarebbero scoppiati dopo un assalto di persone non identificate contro i dimostranti sul ponte Qasr El-Nil che porta a piazza Tahrir.

Da qualche giorno nelle piazze egiziane è comparso un fenomeno sociale nuovo: gruppi organizzati di giovani che attaccano le forze di polizia e gli avversari politici identificati nei Fratelli Mussulmani. Le agenzie e i media riportano che sono ragazzini di 16-18 anni, vestiti di nero e incappucciati, hanno preso a lanciare pietre contro gli agenti e i muri che proteggono i palazzi del governo e del parlamento. Su Facebook, i baby-antagonisti si sono definiti Egyptian Black Bloc o, più ermeticamente, Black Blocairo: pagine virtuali immediatamente chiuse dalle autorità, ma riaperte prontamente dagli antagonisti. E quindi rilanciate dalla rete anarchistnews.org come «l'anarchismo uscito dai graffiti metropolitani e dai forum online» e «venuto alla luce al Cairo», come «nuova forza della rivoluzione sociale in corso».
Con i media, gli autoproclamatisi blocchi neri che si fanno chiamare anche hooligan hanno detto di «non voler parlare». Ma i loro intenti «rivoluzionari» sono dichiarati, così come i mezzi violenti che si sono ripromessi di usare, posto che i Fratelli Musulmani ricorrono alle armi per stroncare le proteste assieme all'esercito».

Intanto va segnalato che nell'area del delta del Nilo, nell'area del canale di Suez, nella regione metropolitana attorno al Cairo, si vive una situazione di tumulti diffusi, con blocchi stradali e ferroviari, con devastazioni e saccheggi, assalti a sedi istituzionali e stazioni della polizia.

Proprio per far fronte a questi disordini diffusi, Morsi si è accordato con i vertici dell'esercito, di cui ha sempre diffidato, ripristinando i poteri eccezionali di rodine pubblico che gli erano riconosciuti nell'era Mubarak.

"Se la battaglia tra le varie forze politiche proseguirà, porterà al collasso dello Stato". A lanciare l'allarme, dopo quasi una settimana di scontri quotidiani tra manifestanti e polizia egiziana, è stato oggi il capo dell'esercito e ministro della Difesa, il generale Abdel Fattah al-Sissi.

Secondo Al-Sissi, le sfide politiche ed economiche stanno rappresentando una minaccia per la sicurezza in Egitto, in particolare nel Canale di Suez, additato dal generale come il luogo chiave per la difesa del Paese: la protezione del Canale è essenziale, come essenziale è il dispiegamento delle forze militari. Eppure ieri notte, i manifestanti hanno sfidato apertamente il presidente Morsi violando il coprifuoco notturno di 30 giorni imposto a Suez. Attaccate alcune stazioni di polizia, almeno tremila i manifestanti in marcia da Arba'een Square a al-Geish Street.

Da giorni, l'Egitto è in fiamme: oltre 60 i morti negli scontri violenti tra forze militari e manifestanti anti-Morsi. Il popolo egiziano continua a occupare le strade e le piazze del Cairo, Alessandia, Port Said e Ismailiya (sotto coprifuoco per i prossimi 30 giorni). Ieri almeno due persone sono morte a Port Said, una al Cairo, centrata da una pallottola sparata da un poliziotto. In Piazza Tahrir, i manifestanti hanno dato fuoco ad un veicolo militare.

Da parte loro le opposizioni rigettano il dialogo proposto ieri dal presidente Morsi: il Fronte di Salvezza Nazionale vuole prima delle garanzie dal regime dei Fratelli Musulmani, in primis la formazione di un governo di unità nazionale e di una commissione che riscriva la Costituzione.

Morsi risponde per le rime: oggi il primo ministro Hisham Kandil ha annunciato l'approvazione da parte del Consiglio della Shura del disegno di legge che dà all'esercito il potere di arrestare civili.

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