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L'arte dei graffiti come impegno sociale e politico nella nuova Tunisia.

Di Riccardo Fanò Illic con la collaborazione di Dinamo Press e Osservatorio Iraq

2 / 4 / 2013

Durante i giorni del World Social Forum di Tunisi, la Carovane pour la liberté et la démocratie ha potuto stringere ed intensificare importanti rapporti con il mondo dei giovani si esprimo attraverso l'arte dei graffiti di strada. Un fenomeno sociale è andato oltre la dimensione estetica per rilanciare il proprio impegno politico sin dai primissimi giorni delle contestazioni che portarono alla fuga di Ben Alì. Attraverso la testimonianza del disciolto movimento El Kef e del nuovo collettivo Zwewla, approfondiremo la genesi di una cultura che, dalle regioni marginate sud fino alla capitale, ha creato un immaginario collettivo in cui un intero popolo è stato in grado di riconoscersi, e che ancora oggi segna la strada delle rivendicazioni di una generazione che non vuole vedere i propri ideali traditi nella fase di transizione rivoluzionaria.

 

In Tunisia il movimento dei graffitari è cominciato durante la rivoluzione quando i giovani sentivano il bisogno di riversare nelle strade le proprie rivendicazioni. Uscire fuori dalla dimensione individuale e cercare di comunicare la propria rabbia in spazi pubblici è stato un passo fondamentale per costruire una dimensione comune in diverse città e territori del Paese. In questo senso nasce il ruolo del graffitismo come mezzo di espressione politica.

Fra dicembre e gennaio 2011 diversi ragazz* hanno iniziato a riunirsi ed a ragionare sul ruolo dell'immagine, sia nella trasformazione delle coscienze delle persone, sia per facilitare il ricordo degli slogan a i valori della rivoluzione.

In questo contesto nasce il movimento  El Kef che è stato operativo nei due anni successivi alla rivoluzione. La sua missione principale è stata la difesa del diritto ad esprimersi liberamente sui muri delle, cosa impossibile ai tempi di Ben Ali, quando lo spazio pubblico era completamente in mano allo Stato e controllato dalla polizia.

I giovani hanno ben capito l'importanza di riprendersi questi spazi. Subito dopo la caduta di Ben Alì i muri non sono rimasti solamente i luoghi degli slogan politici, ma veri e propri spazi di espressione artistica, attraverso una visione estetica della situazione sociale e politica,

Il collettivo non operava a Tunisi ma nelle Regioni dell'interno e del Sud. Questo rappresenta un aspetto molto importante e peculiare della Tunisia, perché il movimento è emerso proprio laddove  i giovani, sotto la dittatura, erano esclusi da qualsiasi tipo di attività artistica, soprattutto intesa come impegno politico e sociale.

I ragazzi spiegano come sia molto difficile esprimere pubblicamente la propria arte, in virtù di pesanti divieti imposti dal sistema, inteso come entità e non direttamente riconducibile ad un particolare governo, che vede in questo un grosso pericolo per la propria stabilità. Dopo la caduta di Ben Ali il gruppo ha passato mesi molto duri, di repressione e d'attacchi. Ogni giorno le amministrazioni cancellavano centinaia di tag in tutto il paese.

L'arte naturalmente non è l'unico strumento contro il potere ma è sicuramente quello che subisce più attacchi ed intimidazioni, non solo dalle forze governative, ma come spesso accade nella Tunisia di oggi, anche da formazioni riconducibili a movimenti integralisti di estrazione islamica.

Il collettivo Zwewla, in arabo, significa “i poveri”, “i miserabili”. Spiegano i componenti: “abbiamo scelto questo nome perchè non abbiamo trovato nessuno che parlasse dei nostri problemi economici e sociali, soprattutto i politici  che non vedono la risoluzione di questi problemi come prioritaria”. Il collettivo nasce all'indomani delle elezioni dell'Assemblea Costituente dell'ottobre 2011, anche se durante la rivoluzione ognuno di loro era presente nelle strade in maniera individuale sempre pronto a colpire con il proprio spray. A partire dalle esperienze individuali di ognuno hanno preso la decisione di creare un collettivo dove poter discutere di problemi comuni dei “miserabili”.

Durante le loro assemblee parlano e discutono di tutte le questioni economiche e sociali che li riguardano direttamente, e di come esprimere le loro rivendicazioni attraverso i graffiti.

Il collettivo è composto non solo da artisti, ma da anche disoccupati e studenti che si organizzano in diverse sezioni ognuna delle quali con una strategia decisionale autonoma. La sezione di Tunisi, come tutte le altre, chiaramente agisce di notte: i graffiti infatti sono fortemente vietati e  spesso la repressione colpisce duramente. E' il caso di due militanti di Gabes che il 27 marzo sono stati chiamati a processo per aver violato il coprifuoco per una delle loro tante sortite. Il collettivo, così come chiunque utilizza l'arte di strada  per rilanciare forti segnali politici, è fortemente preso di mira dalle forze dell'ordine mentre, a loro dire, chi utilizza i graffiti ma non è coinvolto in messaggi politici viene lasciato agire senza troppe difficoltà.   

I componenti erano attivi anche durante il regime, ma dopo la caduta di Ben Ali hanno accresciuto il loro sostegno da parte della popolazione. Basti considerare che se prima erano in tre ad agire a Tunisi in maniera individuale, oggi contano più di 50 persone attive in tutte le regioni del paese.

Ci sono diversi indicatori per interpretare il cambiamento della Tunisia post rivoluzionaria. Le arti di strada come i graffiti e la musica hip hop, rappresentano sicuramente un importante fattore per comprendere le aspirazioni di una generazione che è stata in grado di ribellarsi come mai nessuna aveva fatto fin'ora. A loro spetta ancora il compito di proseguire sulla strada della rottura radicale con il passato affinché gli ideali e i principi per cui hanno lottato non vengano nuovamente calpestati e i loro sogni infranti.

LaCarovana Libertè e democratiè è promossa da In coalizione Associazioni Ya Basta Emilia Romagna, Marche, Nordest, Perugia  con l'adesione diAssociazione Sport alla RovesciaPalestra Popolare TPO (Bologna), Polisportiva Assata Shakur (Ancona), Palestra Popolare Rivolta (Marghera), Polisportiva Independiente (Vicenza), Aut Side Social Football (Rimini), Polisportiva Ackapawa (Jesi), Polisportiva San Precario (Padova), Hic sunt leones Football Club (Bologna) e lapartecipazione del Progetto Melting Pot Europa