Videla e il Lobo: il mondiale desaparecido

La Coppa del Mondo di calcio del 1978 giocata in Argentina fu una brillante operazione di copertura dei crimini della dittatura argentina ma non per il capitano della nazionale di calcio che si rifiutò di giocarlo.

17 / 5 / 2013

"Mi fa male sapere che siamo stai usati come elemento di distrazione da quanto accadeva nel paese", ha dichiarato Osvaldo Ardiles molti anni dopo aver vinto un l'edizione della Coppa del Mondo di calcio del 1978, che fu utilizzata dal regime di Videla per coprire le violazioni dei diritti umani e le torture contro gli oppositori
Quasi 30 anni dopo che l'Argentina ha vinto quella Coppa del Mondo Osvaldo Ardiles, simbolo e guida di quella nazionale commenta con amarezza che "fa male sapere di essere stato una distrazione per le persone, mentre sono state commesse atrocità a poche centinaia di metri dal campo dove giocavamo e vincevamo".

Oggi Jorge Rafael Videla, l'ex generale e dittatore dell' Argentina tra il 1976 e il 1983, è morto. Fu lui che consegnò la coppa del mondo al capitano Daniel Passarella dopo la finale e a condurre quella che è considerata una delle peggiori manovre di manipolazione della politica legata allo sport, con lo scopo di "sbiancare" il mandato della giunta militare argentina difronte all'opinione pubblica internazionale, con l'aiuto e il sostegno di organismi sportivi e governi conniventi.

"Anche io sono stato usato. La capacità che detiene il potere di sfruttare per i propri fini lo sport è antica quanto l'umanità", ha riconosciuto Cesar Menotti, l'allenatore di quella nazionale che subito dopo la vittoria riparò in Europa e per anni fu alla guida del Barcellona.

Numerosi i libri e i reportage giornalistici che affermano che lo svolgersi della fase finale del torneo della Coppa del Mondo di calcio sia stato determinante nei piani della dittatura dal giorno in cui la giunta militare presieduta da Jorge Videla prese il potere. Il 24 marzo 1976, il giorno del colpo di stato, mentre erano trasmesse le dichiarazioni del governo golpista che annunciavano la sospensione dei programmi e la caduta del governo eletto democraticamente ci si affrettava a tranquillizzare gli ascoltatori che sarebbe stata trasmessa in diretta l'amichevole Polonia- Argentina.

Una delle prime misure del regime fu quella di ratificare l'organizzazione del Mundial'78, con il sostegno della FIFA. "L'Argentina è ora più che mai in grado di ospitare il torneo", dichiarò il presidente del Comitato, il brasiliano Joao Havelange.poi accusato di aver ricevuto una fattoria in segno di gratitudine da Videla.

Il Viceammiraglio Carlos Lacoste, il braccio destro del capo della marina Emilio Massera, divenne il responsabile dello sport argentino durante la dittatura, con l'incarico di mostrare al mondo un paese diverso da quello che tutti vedevano.

Il mondiale fu ricco di eventi “paradossali”. Come quando Jorge "Tigre" Acosta, membro dell'apparato repressivo, gridò "Abbiamo vinto!" ai detenuti della Scuola di Meccanica della Marina (ESMA), il principale carcere segreto della dittatura, punto di partenza dei "voli della morte" situato a soli due chilometri dallo stadio in cui l'argentino Mario Kempes e Daniel Bertoni avevano da poco sconfitto Olanda 3-1 nella finale del torneo.

Ma prima ancora c'era stata la “combine” della partita contro il Perù. L'Argentina doveva vincere per 4-0 per raggiungere la finale: finì 6-0 con accuse di corruzione che continuano fino ad oggi tanto che i giocatori peruviani hanno riconosciuto che ci furono delle situazioni a dir poco bizzarre.
Il giornalista e avvocato Paolo Llonto ritiene che l' accesso in finale e la vittoria dell'Argentina sono stati usati come parte del giro di vite attuato dalla dittatura, notando che alcuni detenuti furono prelevati dai loro torturatori nelle strade mentre festeggiavano, e che furono imprigionati anche giornalisti che in conferenza stampa non fecero riferimenti favorevoli alla situazione del paese.

"Ci hanno usato per nascondere i 30.000 desaparesidos Mi sento ingannato e mi assumo la mia responsabilità individuale:. Sono stato un idiota che non riusciva a vedere oltre la palla", ha dichiarato il giocatore Ricardo Villa, riassumendo quello che per molti in realtà ha significato la Coppa del Mondo 1978.

A livello internazionale ci fu solo un timido tentativo di boicottaggio da parte di alcune nazionali di calcio, come i Paesi Bassi e la Francia, ma alla fine tutte le squadre classificate parteciparono: ma le defezioni ci furono per volontà di alcuni giocatori.

In Argentina non andarono l'olandese Johan Cruyff, il più forte giocatore di quel periodo e Paul Breitner della Germania, mentre il portiere svedese Ronnie Hellstrom si schierò apertamente a fianco delle vittime della dittatura partecipando il 1 giugno ad una marcia con le Madri di Plaza de Mayo davanti alla sede del governo Videla.

Ma una storia, che ormai pochi ricordano, rimane indelebile nelle coscienze degli argentini e di tutti noi. La scelta dell'argentino Jorge Carrascosa che disse no. “Io, il campionato del mondo non lo gioco”.

El lobo ( il lupo) era il capitano e il cuore di quella squadra, in nazionale dal 1970 e pupillo di Menotti. Sarebbe toccato a lui l’onore di alzare la coppa del mondo al cielo. Invece decise di non essere complice dei militari, di farsi da parte. Scelse il silenzio. Si ritirò dal calcio giocato.

El Lobo aveva soltanto ventinove anni, era un esterno di gran classe, nel pieno della carriera. Il regime fece di tutto per tenere la notizia sotto silenzio e in pochi compresero e parlarono di quella scelta.

Fece quello che nessun calciatore aveva mai fatto, ebbe il coraggio di essere il vero capitano della squadra del suo paese ed ora è uno dei pochi, soprattutto tra gli sportivi, che può permettersi di guardare in faccia chiunque, anche le Madri di Plaza de Mayo ... ...

e allora oggi come ieri ... ... SOMOS TODOS CARRASCOSA!