“Arbeit Macht Frei – Storie di una Taranto non detta”

4 / 9 / 2012

"Sono di Taranto e a Taranto non ci vivo più, come quasi tutti gli amici con cui sono cresciuta. Sono di Taranto e a Taranto non ci vivo più da 8 anni. E di anni ne ho 26. Ancora per poco, ma 26. Ci torno spesso, però, a Taranto. Ci torno spesso perché anche se viaggio in aereo con il trolley, ho l’animo dell’emigrante con la valigia di cartone. E ogni mese, mese e mezzo, io ho bisogno di tornare a casa, la casa vera. Ho bisogno di tornare alla mia gente, che mia non è più. Ho bisogno di rivivere i miei affetti, che invecchiano, anno dopo anno, senza che io ci sia nel mentre. Perché nel mentre, vivo a Milano, dove lavoro.

Come tutti gli anni, lo scorso agosto sono tornata a casa e ho trovato una Taranto diversa. Una Taranto in fermento, come non mi era capitato di vederla mai. Ero stata parzialmente preparata dalle Home Page di Corriere e Repubblica, sia chiaro.

E mi ero fatta un certo tipo di opinione (http://memoriediunavagina.wordpress.com/2012/07/27/la-vagina-e-la-grande-industria/). 

Poi però sono arrivata giù e le mie ferie sono state diverse da tutte le altre volte.

Ho manifestato per una città da cui sono andata via. Ho partecipato alle assemblee pubbliche del Comitato Liberi e Pensanti ed ero felice di esserci. E poi, prima di ripartire, di nuovo e come sempre, mi sono chiesta quale contributo potessi dare a questa vicenda. E, in 3 giorni, ho fatto una cosa che secondo certi mi riesce di fare: ho scritto. Ho scritto questo Instant Book e l'ho messo in download gratuito online. Si chiama “Arbeit Macht Frei – Storie di una Taranto non detta”. 

L’ho scritto senza particolari velleità. L'ho scritto per dare il mio microscopico supporto a una causa che, in quanto tarantina, perché io sono tarantina anche se a Taranto non ci vivo più da 8 anni, mi tocca.

Ho pensato che mi bastava lo leggessero in dieci. Dieci persone del nord, magari. Dieci persone che non sapevano. Dieci persone che non immaginavano. Ecco, se solo dieci persone l’avessero letto e avessero preso coscienza della drammaticità della situazione, riflettendo sulla sua complessità, io mi sarei ritenuta un pizzico soddisfatta.

Ad oggi so che ben più di 10 persone l’hanno letto. E mi auguro che altre continuino a leggerlo, non perché sia un capolavoro, né perché dica nulla di nuovo. Semplicemente perché ciò che volevo fare era una specie di documentario di anime, tra siderurgia e cittadinanza. 

Semplicemente perché ciò che volevo fare era raccontare, in poche pagine, un piccolo pezzo di Taranto, con i suoi veleni, le sue storie, la sua umanità.

E c’ho provato, come meglio m’è venuto."  

Scarica il libro a questo Link.

Di e Tratto da: Memorie di una vagina