In pista ben in vista la spilla arcobaleno

Sport. Un convegno sul tema «Sport e Omofobia» apre il 23 febbraio a Bologna la campagna «NoDiSex» contro la perdurante discriminazione dei gay nello sport

18 / 1 / 2014

 * articolo tratto da Alias de Il Manifesto 18-01-14

Si sgre­tola il mondo dello sport duro e puro, e in par­ti­co­lare il cal­cio, che in tanti con­si­de­rano un mondo macho fatto di muscoli e durezza d’animo. Si sgre­tola innanzi a quella purezza, che non rico­no­sce la pre­senza di atleti gay nello sport di alto livello e ogni volta che vi è il coming out la vetrina va in fran­tumi. L’ultimo è stato il cal­cia­tore tede­sco Hitzl­sper­ger, gio­ca­tore di classe che ha fatto parte della nazio­nale tede­sca dal 2004 fino al 2010, inol­tre ha gio­cato in varie squa­dre della Pre­mier Lea­gue e una breve sta­gione anche nella Lazio.  Ha appeso le scarpe al chiodo appena quat­tro mesi fa, Tho­mas Hitzl­sper­ger detto il mar­tello per la potenza del suo tiro, e ha fatto coming out: “Non mi sono mai ver­go­gnato della mia omo­ses­sua­lità, ma in nes­sun paese dove ho gio­cato si discute del tema”. Nel 1990 il primo cal­cia­tore a dichia­rarsi gay pub­bli­ca­mente, quando ancora gio­cava, fu l’inglese di ori­gini nige­riane Justin Fashanu, che nel 1998 si suicidò.

Men­tre a Hitzl­sper­ger arri­vano atte­stati di soli­da­rietà e stima da parte di Nier­sbach, il pre­si­dente della Lega cal­cio tede­sca, che da luglio ha pro­mosso una serie di ini­zia­tive sull’omofobia, in casa nostra tutto tace. Qual­che anno fa a far sen­tire la loro voce ras­si­cu­rante sull’argomento furono l’ex ct della nazio­nale di cal­cio Lippi e il cal­cia­tore Cas­sano, pre­ce­duti e seguiti da altri, i quali dichia­ra­rono che nel cal­cio ita­liano non vi sono gay. Tace anche il mondo spor­tivo uffi­ciale, rap­pre­sen­tato dai pre­si­denti delle fede­ra­zioni spor­tive e dal pre­si­dente del Coni Gio­vanni Malagò. E’ un silen­zio che con­trad­dice uno dei prin­cipi fon­da­men­tali della Carta Olim­pica: “Ogni forma di discri­mi­na­zione nei con­fronti di un Paese o di una per­sona per motivi di razza, reli­gione, poli­tica o sesso, o altro è incom­pa­ti­bile con l’appartenenza al Movi­mento Olim­pico”. Nello sport nostrano non ci sono gay, non è neces­sa­rio avviare alcuna cam­pa­gna di sen­si­bi­liz­za­zione sull’argomento, e gli atleti ita­liani impe­gnati nelle olim­piadi di Sochi, non hanno alcuna neces­sità di espri­mere con­si­de­ra­zioni in merito alla per­se­cu­zione di cui sono oggetto i gay in Rus­sia, a seguito di una legge sull’omofobia appro­vata dalla Duma a giu­gno del 2013, sem­bra que­sto il ragio­na­mento che pre­vale ai ver­tici dello sport.

Non si sono fatti atten­dere e hanno fatto sen­tire la loro voce, atleti di alto livello ago­ni­stico come il pat­ti­na­tore neo­ze­lan­dese di short track, Blacke Skjel­le­rup, omo­ses­suale dichia­rato, che ha affer­mato: “Io gareg­gerò con una spilla arco­ba­leno. Se verrò punito, accet­terò la san­zione, ma sarà colpa loro”. Anche lo scia­tore sta­tu­ni­tense Bode Mil­ler, vin­ci­tore di cin­que meda­glie olim­pi­che, ha affer­mato: “Penso che sia asso­lu­ta­mente ver­go­gnoso che ci siano paesi e per­sone che siano tanto intol­le­ranti e tanto igno­ranti”. A spo­stare l’attenzione dalla Rus­sia di Putin agli Stati Uniti è Elana Meyers, meda­glia di bronzo nel bob alle ultime olim­piadi inver­nali di Van­vou­ver 2010: “Anche noi abbiamo pro­blemi nel garan­tire i diritti della nostra comu­nità gay, lesbica e tran­sgen­der. Un terzo dei nostri Stati non ha leggi con­tro la discri­mi­na­zione delle per­sone omo­ses­suali e tran­ses­suali. Dovremmo con­cen­trarci sul nostro Paese per quanto riguarda le que­stioni gay, tran­sgen­der e lesbiche”.

In Ita­lia per spez­zare la cor­tina di silen­zio sull’argomento, stesa dalla stampa spor­tiva e tv, nei pros­simi giorni par­tirà una cam­pa­gna di denun­cia pro­mossa dal cir­cuito delle pale­stre popo­lari e da Spor­tal­la­ro­ve­scia. La cam­pa­gna NoDi­Sex (No alla discri­mi­na­zione ses­suale), pren­derà il via il 23 feb­braio a Bolo­gna, dove presso la pale­stra popo­lare TPO, via Casa­rini 17, si svol­gerà un con­ve­gno sul tema Sport e Omo­fo­bia, che sarà tra­smesso in diretta strea­ming (www​.spor​tal​la​ro​ve​scia​.it). Coloro che non potranno par­te­ci­pare di per­sona al con­ve­gno di Bolo­gna avranno la pos­si­bi­lità di inter­ve­nire nel corso del dibat­tito, pre­no­tan­dosi via mail qual­che giorno prima, o potranno porre domande agli esperti, tra i quali saranno pre­senti Porpora Marcasciano sociologa del Movimento per le Identità Transessuali, Mauro Valeri dell’Osservatorio anti­raz­zi­sta e Ivan Grozny di Sport alla rovescia.

Al con­ve­gno di Bolo­gna farà seguito un mee­ting di gare spor­tive gay­friendly.  Due mondi, quello dello sport uffi­ciale e quello dello sport di base, che rischiano di andare per strade diverse, il primo è immerso nel silen­zio asso­luto, in nome della con­si­de­ra­zione “ non ci sono atleti ita­liani che hanno fatto coming out, per­ciò il pro­blma non ci riguarda”, il secondo pun­gola e chiede a Gio­vanni Malagò di bat­tere un colpo sulla que­stione dei diritti e delle discri­mi­na­zioni ses­suali: ”Insieme a Spor­tal­la­ro­ve­scia– dichiara il socio­logo Mauro Valeri pro­mo­tore della cam­pa­gna NoDi­Sex –abbiamo chie­sto al CONI  e alle fede­ra­zioni spor­tive inver­nali  di inse­rire espres­sa­mente la discri­mi­na­zione per orien­ta­mento ses­suale all’interno del pro­prio Sta­tuto, anche a tutela degli atleti ita­liani, ai quali, invece chie­diamo di dichia­rare aper­ta­mente la pro­pria con­tra­rietà a qual­siasi forma di discri­mi­na­zione per orien­ta­mento ses­suale, così come riba­dito dalla Carta Olimpica.

Infine, ai gior­na­li­sti chie­diamo che, nei giorni dei Gio­chi inver­nali, ven­gano ricor­date le sto­rie di atleti e atlete omo­ses­suali che sono riu­sciti a imporsi anche in campo spor­tivo, nono­stante le discri­mi­na­zioni e i pre­giu­dizi. A tutti coloro che cre­dono che lo sport sia tale solo se è con­tro ogni discri­mi­na­zione, chie­diamo di ade­rire alla cam­pa­gna NoDi­Sex”. Il con­ve­gno di Bolo­gna su sport e omo­fo­bia, la cam­pa­gna con­tro le discri­mi­na­zioni ses­suali e il mee­ting spor­tivo che seguirà durante i gio­chi inver­nali di Sochi, sono pro­mosse da orga­niz­za­zioni che si pon­gono al di fuori del mondo Gltb. Un tema che per la prima volta in Ita­lia viene posto e dibat­tuto pub­bli­ca­mente da società spor­tive atti­va­mente impe­gnate sui temi della discri­mi­na­zione raz­ziale, una bat­ta­glia stret­ta­mente legata a quella delle discri­mi­na­zioni ses­suali. L’iniziativa corag­giosa di Bolo­gna pro­mossa da Spor­tal­la­ro­ve­scia e dalle pale­stre popo­lari, rap­pre­senta il primo passo di denun­cia su un tema, in Ita­lia tenuto sem­pre sotto silen­zio, che squar­cia il velo dell’ipocrisia del mondo spor­tivo uffi­ciale, e al tempo stesso rap­pre­senta un invito al mondo Gltb ad affron­tare e discu­tere i temi della discri­mi­na­zione ses­suale anche nel mondo dello sport ita­liano, come fanno nume­rose orga­niz­za­zioni Gltb all’estero.