Sherwood a NordEst

17 / 6 / 2010

In un territorio, come quello del “mitico Nordest”, le piazze dei centri cittadini sono state trasformate in una brutta copia di un centro commerciale, e come tali rese oggetto di esclusive attenzioni securitarie. Mentre proprio i centri commerciali cercano di riprodurre, artatamente, le architetture delle piazze del tempo andato, senza tuttavia ricostruirne la fitta trama di relazioni sociali che le innervava, ma anzi rivolgendosi programmaticamente ad una platea di individui isolati, di consumatori monadi, che da queste parti suona tanto come “mona”.

In questo territorio, lo Sherwood Festival costituisce, dal 18 giugno al 17 luglio, un vero e proprio spazio pubblico, che tutte e tutti possono attraversare, vivere appieno, senza che esso rinunci al suo essere dichiaratamente “di parte”. In questa edizione speciale dell’inserto Nordest di Terra, cerchiamo di presentare questo evento, pur consapevoli di non riuscire, in queste quattro pagine, a rappresentarne tutta la ricchezza. Esso, infatti, è molte cose assieme: è innanzitutto l’espressione articolata di un molteplice universo sociale e politico, che sarebbe oggi riduttivo etichettare esclusivamente come quello “dei centri sociali” o di “Radio Sherwood”, per quanto gli attivisti degli spazi occupati e autogestiti siano la struttura portante della sua organizzazione e il patrimonio di quasi trentacinque anni di storia dell’emittente libera padovana sia il DNA del Festival. Ma è anche un evento culturale unico per quantità e qualità della sua proposta: decine di appuntamenti di musica dal vivo, spettacoli teatrali, produzione artistica, discussione di libri, tutti sotto il segno dell’ “indipendenza”, offrono altrettante occasioni di divertimento e arricchimento , singolare e collettivo. Ma è anche, basta scorrere l’elenco dei dibattiti previsti, i temi toccati e le personalità coinvolte, il luogo di confronto politico “senza rete” tra differenti, e autorevoli, punti di vista: in questo senso, sul serio, un contemporaneo agorà per chi abbia qualcosa di interessante da dire, senza arrendersi alla insostenibile banalità del discorso pubblico corrente. E’ anche, non dimentichiamolo, un’oasi di aggregazione dove iniziare una delle estati,  nelle nostre città sempre più calde ed afose, cui il global warming ci sta costringendo. Ed è, infine, il tentativo di dimostrare che si può “sognare un mondo diverso e più giusto” e cercare di praticarlo, senza rinchiudersi in un ghetto e compiacersi della propria marginalità, ideologica o sociale che sia, ma anzi condividendo, con tanti e diversi, questo desiderio e questa rischiosa ricerca.

Alcuni sostengono che se si dovesse definire il “centro” della metropoli del Nordest questo non potrebbe che essere il Wal-Mart nostrano aggregatosi intorno al casello autostradale di Padova Ovest. Qualcuno cerca di crearne uno vivo e pulsante, almeno per un mese, a poche centinaia di metri da quello di Padova Est.