Cancun: 1° giorno del Forum di Via Campesina

5 / 12 / 2010

Dopo quattro giorni di lenti preparativi, il campamento di Via Campesina nella notte di venerdì si è improvvisamente riempito, grazie all'arrivo delle cinque carovane di attivisti organizzate da Via Campesina, SME e il Movimento di Liberazione Nazionale.

Le carovane partite da Guadalajara, San Luis Potosí e Acapulco si erano date appuntamento a Città del Messico il 30 novembre, per la Marcia per la Vita e la Giustizia Ambientale e Sociale. Hanno poi proseguito il viaggio verso Mérida, dove si sono unite con quelle partite da Oaxaca e dal Chiapas.

Sabato 4 dicembre è stato quindi inaugurato il Forum, dove gli integranti delle carovane hanno condiviso con i partecipanti l'esperienza del lungo viaggio che li ha portati a Cancun, durante il quale hanno visitato alcuni luoghi simbolo dei disastri ambientali che affliggono il Messico, e le esperienze di resistenza delle comunità che vivono in quelle zone. E' importante ricordare che, malgrado l'80% della popolazione viva in condizioni di indigenza, il Messico è uno dei paesi più contaminati e contaminanti del mondo.

Grazie al racconto dei partecipanti alle carovane è stata fatta un'ampia mappatura dei disastri ambientali che colpiscono il paese: dai problemi connessi con l'estrazione petrolifera, come nel caso che colpisce gli abitanti della costa di Veracruz, alle centrali idroelettriche, come La Parota e Paso de La Reina. E' stato poi presentato il caso de El Salto (Jalisco), dove il Rio Lerma è stato irrimediabilmente contaminato dagli scarichi delle industrie di Guadalajara, e quelli connessi con l'industria estrattiva, come nella comunità San Pedro in Potosí, dove è presente la miniera San Xavier, o nella valle di Ocotlan, in Oaxaca. La carovana chiapaneca, attraverso la voce di un integrante del CUC (Guatemala) ha denunciato la militarizzazione dello stato, e il processo di spoliazione delle comunità centroamericane portato avanti dai governi e le transnazionali attraverso progetti come il Plan Mesoamérica.

Durante la sessione pomeridiana Silvia Ribeiro ha sottolineato che molti tra gli stessi progetti ecocidi elencati dagli integranti delle carovane – ad esempio le centrali idroelettriche - permettono ai governi di guadagnare buoni di carbonio, visto che fanno parte dei Meccanismi di Sviluppo Pulito previsti dal Protocollo di Kyoto. La Ribeiro ha poi spiegato il funzionamento del REDD, che impegna i governi a pagare ridicole cifre alle comunità affinchè si prendano cura de boschi, invece di diminuire le proprie emissioni. Il REDD inoltre inserisce i boschi nel mercato dei buoni di carbonio, portando di fatto alla privatizzazione dell'aria.

Tony Clarke ha poi sottolineato come l'agricoltura industriale sia una delle principali cause del cambio climatico: alcuni studi la colpevolizzano infatti del 25%-30% delle emissioni, al contrario dell'agricoltura sostenibile che porterebbe a ridurle del 60%. La proposta di modificare l'agricoltura industriale non è però nell'agenda dei governi intervenuti alla COP16, dove si parla solo di affari.