Sabato 3 Aprile organizziamo in
collaborazione con il laboratorio hip-hop UrbanBeing una serata
antirazzista, dal titolo "IO
ANTIRAZZISTA". Parleremo di ciò che sta accadendo nell'Italia
odierna e denunceremo l'orrore che si vive quotidianamente nei CIE, con
proiezioni di video e musica hip-hop, dall'aperitivo fino a sera.
Prendiamo
parola riguardo ciò che sta succedendo in Italia dal punto di vista dei
diritti delle persone migranti. Lo facciamo perché la situazione è
drammatica. Lo facciamo perché benché nei telegiornali non si parli
della situazione di migliaia e migliaia di persone rinchiuse senza aver
commesso nessun reato, non siamo CIEchi, non siamo CIEche. Constatiamo
che oggi il fermo di alcuni migranti senza i documenti in regola fa già
una notizia, mentre sembrerebbe non essere una notizia il fatto che
oggi, viste le leggi in materia di immigrazione (pacchetto sicurezza e
Bossi-fini in primis), è normale che ci siano persone che perdono il
permesso di soggiorno in Italia, e con esso ogni minimo diritto.
Sta
succedendo che in Italia la lega raddoppia i consensi rispetto alle
elezioni regionali precedenti, e lo fa usando apertamente il linguaggio
del razzismo.
Nei CIE italiani accadono stupri (come
quello tentato su Joy e Hellen nel CIE di via Corelli a Milano),
maltrattamenti, pestaggi (come dimostrano i video di YouReporter e di
altre associazioni, che pubblichiamo sul nostro blog e che proietteremo
domani). Nei CIE è addirittura vietato portare dentro i cellulari, e la
comunicazione con l'esterno è resa quasi impossibile. Nei
CIE ci vanno a finire persone che vivono in Italia da decine di anni,
che hanno sempre lavorato e contribuito alla ricchezza sociale,
economica e culturale del nostro paese, che hanno perso il lavoro e con
esso anche il permesso di soggiorno.
La Bossi-fini, il
pacchetto sicurezza e i CIE costituiscono un drammatico dispositivo di
esclusione sociale, riducono esseri umani, migranti (come migranti
eravamo noi italiani in tempi di fame), a braccia da usare nei lavori
più duri e di cui disfarsi quando la crisi preme, o attraverso il cui
lavoro nero e ipersfruttato, schiavizzato, uscire da una crisi non certo
determinata da noi.
Di fronte a tutto ciò, di fronte ad una
costrizione all'illegalità e alla clandestinità imposta dal legame tra
il lavoro e la casa ed il rilascio del permesso di soggiorno (spesso
quando è già scaduto), di fronte ai pestaggi, come quello che poche
notti fa ha scatenato a Roma l'ennesima rivolta dei reclusi, crediamo
sia impossibile stupirsi, e ci sentiamo più che mai vicini e vicine a
tutti i reclusi ingiustamente, senza aver commesso reati, in questi
lager. A loro va tutta la nostra solidarietà. A loro, ma anche a noi che
potremmo andare a finirci domani, anche a noi che per via della
cittadinanza italiana non ci finiremo mai ma che siamo solidali e
antirazziste, dedichiamo l'impegno nel continuare il cammino, iniziato
il Primo Marzo, verso la costruzione di un forte movimento NO CIE, per i
diritti di tutti e contro le leggi razziste.
Ci interessa, e molto,
denunciare anche ciò che sta succedendo in Toscana perché qua siamo, qua
viviamo, e qua vogliamo continuare a vivere.
Durante la campagna
elettorale la
Lega Nord di Arezzo si è messa a distribuire ai mercati delle saponette
usa e getta per poter pulirsi le mani dopo aver toccato una persona
migrante: questa geniale idea forse ha fruttato al partito xenofobo
un incremento sostanziale rispetto alle precedenti regionali, in quanto è
passato dall'1,3% del 2005 all'8,35% delle recenti elezioni
(attestandosi in provincia di Arezzo sopra la media regionale, che è del
6,5%, dunque).
Negli ultimi mesi succede che sui treni ci sono
agenti della polfer che chiedono i documenti. Fin qui tutto potrebbe
anche sembrare normale, ma ciò diventa meno normale se si pensa al fatto
che non è abituale per i toscani sentirsi chiedere i documenti ed
essere identificati sul treno, molti di noi studiano o lavorano in città
come Firenze o Pisa, e non siamo affatto abituati a tali "premure", né
ci sentiamo più sicure. Non ci sembra normale nemmeno il fatto che i
documenti non vengano chiesti a tutti i passeggeri indistintamente, ma
solo ad uno scompartimento per vagone, quello con più persone di
carnagione scura, o dai tratti inconfondibilmente stranieri, come gli
occhi a mandorla per esempio. Cosa succede se un cittadino è senza
documenti?
Ci idignamo di fronte a una società e a delle istituzioni
che criminalizzano i migranti, non vogliamo assolutamente una Toscana in
salsa leghista, e quando apprendiamo della pratica di tali controlli ci
viene in mente Milano, con le retate anti-immigrati fatte dai vigili
sui pullmann di linea, ci vengono in mente gli anni più bui del secolo
scorso (che molti di noi non hanno visto, ma che nell'Italia di oggi
riescono ad immaginarsi perfettamente).
Allora invitiamo tutti i
cittadini democratici a riconoscere gli atti di straordinario razzismo
(non è ordinario controllo quello), e a far sentire il proprio rifiuto:
rendiamo pubblico il numero della nostra associazione e mettiamo a
disposizione i nostri legali per chi, senza documenti, dovesse incorrere
in problemi di questo tipo e avesse bisogno di un legale.
Ci preme
sottolineare la nostra preoccupazione per quanto espresso in campagna
elettorale circa la possibilità di una collaborazione della Regione con
il Governo, riguardo la costruzione di un CIE in Toscana, sebbene sotto
forma di "piccoli centri attenti alla dignità e ai diritti umani". Ci
riesce impossibile pensare come dei centri di identificazione ed
espulsione, regolati da accordi nazionali, possano sul territorio
toscano, se costruiti, assumere la forma di centri volti
all'integrazione e alla regolarizzazione dei detenuti. I CIE sono
disumani per natura essendo realizzati per rinchiudere senza un giusto
processo, persone colpevoli di soli illeciti amministrativi (mancanza di
documenti) e non reati.
Per la prima volta dal 1938, anno delle
leggi razziali approvate dal fascismo, assistiamo ad una punizione della
condizione della persona e non del comportamento.
Il trattenimento
nei CIE è altamente inconstituzionale poichè incide sulla libertà
personale del migrante. L’articolo 13 della Costituzione tutela la
libertà come diritto fondamentale anche allo "straniero comunque
presente sul territorio dello stato".
Sulla base di esperienze
dirette, testimonianze documentate, reportage, filmati, inchieste e
denunce di associazioni autorevoli come Medici senza Frontiere e Amnesty
International ma anche funzionari statali, tecnici, esperti, esponenti
del volontariato e dell’associazionismo affermiamo l'inconstituzionalità
dei CIE, centri di annientamento della dignità umana che riflettono
tristemente la condizione di un Paese vittima e colpevole di un razzismo
sempre più diffuso e radicato.
Chiediamo di riflettere sugli
avvenimenti accaduti nei CIE (pestaggi e ribelioni), e di ascoltare la
voce del mondo dell'associazionismo, delle basi religiose, di chi
denuncia lo stato di invivibilità, gli atti di auto-lesionismo e di
suicidio ai quali in molti ricorrono pur di sottrarsi alla condizione
atroce alla quale sono sottoposti. Chiediamo alla Regione e al
Presidente vincente di dire un NO CHIARO ai CIE in Toscana, poichè per
la tutela della dignità umana non ci si può appellare all'uso di mezze
misure. Chiediamo alla Toscana di dare un segnale forte all'intero paese
e rifiutare il clima xenofobo e intollerante perpetuato costantemente e
alimentato dalla Legge Bossi-Fini, dicendo un No chiaro ai Cie.
Chiediamo
alla Toscana di rimanere democratica e di mantenere il giudizio
fortemente critico contro la legge Bossi-Fini come garantito dal
"Programma Toscana Democratica" e di applicare con coerenza i principi
di integrazione e rispetto dei diritti umani sanciti dalla legge in
immigrazione che la Toscana si è data.
La splendida giornata del
Primo Marzo 2010, in cui migliaia e migliaia di cittadini toscani,
insieme a cittadini di mezza Europa, hanno gridato un forte no al
razzismo e alle discriminazioni, hanno ribadito il diritto a migrare,
sancito dalle convenzioni internazionali per i diritti dell'essere
umano, hanno detto un chiaro no ai lager per migranti, no ai CIE: né in
Toscana, né altrove.
Invitiamo tutti i comitati locali toscani a
riprendere il discorso sui diritti e contro il razzismo, anche in vista
della prossima assemblea nazionale del movimento Primo Marzo, che si
terrà a Roma l'11 Aprile, in cui si discuteranno le priorità del
movimento.
Sabato 3 Aprile, in
collaborazione con il laboratorio hip-hop UrbanBeing, serata
antirazzista: "IO ANTIRAZZISTA".
Parleremo di ciò che sta accadendo nell'Italia odierna e denunceremo
l'orrore che si vive quotidianamente nei CIE, con proiezioni di video e
musica hip-hop, dall'aperitivo fino a sera. Dalle 19 in poi presso gli
spazi del Csa Intifada in via
25 Aprile a Ponte a Elsa.
per info: [email protected]
3294536137