“Basta Femminicidi”: più di mille in piazza a Padova

La manifestazione, indetta dal Collettivo Squeert e Non Una di Meno, dopo il femminicidio di Sara Buratin.

1 / 3 / 2024

Ieri, 29 febbraio, si è tenuta a Padova la passeggiata arrabbiata “Basta Femminicidi”, lanciata dal collettivo Squeert e dal nodo locale di Non una di Meno, in seguito al 15esimo femminicidio dall’inizio dell’anno, il femminicidio di Sara Buratin, avvenuto da parte del suo ex compagno a Bovolenta, in provincia di Padova.

Le più di 1000 persone presenti sono partite da piazza Portello per dirigersi verso le piazze del centro con una passeggiata rumorosa, per far emergere la rabbia transfemminista e l’indignazione verso l’ennesimo femminicidio dall’inizio dell’anno e le insufficienti risposte da parte delle istituzioni contro il sistema patriarcale.

Sullo striscione si legge “Basta Femminicidi”. Due parole semplici, spiegano negli interventi le attiviste del collettivo Squeert e di Non Una di Meno, ma che sembrano non essere nell’agenda del nostro governo, il quale continua a non affrontare alla radice il problema e a proporre soluzioni che non fanno altro che alimentare il sistema patriarcale che quotidianamente viviamo invece di smantellarlo.

«C’è poco da dire se non “basta!» viene detto dagli interventi, «di tempo per le riflessioni, per le preghiere, per le analisi, come dicono alcuni politici, ce n’è stato abbastanza. Vogliamo che si faccia davvero qualcosa, che si agisca davvero in maniera strutturale e non emergenziale e punitiva per fermare la violenza patriarcale a cui assistiamo quotidianamente».

Durante il corteo numerose realtà sono intervenute portando diverse letture dell’oppressione patriarcale quotidiana. Il Coordinamento Studenti Medi intervenendo ha evidenziato come la cultura patriarcale entri quotidianamente all’interno delle scuole, e di come sia necessaria ora più che mai un’educazione sessuale all’interno degli istituti.

«Siamo stanch3 di vedere quotidianamente la nostra libertà di poterci vestire liberamente limitata perché i nostri corpi sono sessualizzati, siamo stanch3 di vivere una scuola dove non viene fatta educazione sessuale, dove si riproducono continuamente dinamiche patriarcali e non c’è alcuna possibilità di discussione» viene detto durante un intervento del collettivo.

Anche il collettivo universitario Spina ha puntato il dito contro l’ateneo di Padova, sottolineando come la gestione delle molestie e delle violenze all’interno dell’università venga fatta con modalità che violano la convenzione di Istanbul e di come la rettrice si stia nascondendo dietro al silenzio anche per quanto riguarda i numeri delle molestie.

«L’unica risposta che la nostra università dà alle molestie e alle violenze che accadono all’interno dei suoi spazi è il tentativo di ricongiungimento tra la vittima e l’aggressore ed il coinvolgimento della polizia in un eventuale processo di denuncia. Troviamo che sia inaccettabile, come il silenzio sui numeri delle molestie in ateneo e ci mobiliteremo verso l’8 marzo per chiedere una gestione delle molestie diversa, una gestione che ponga al centro la cura».

In piazza Cavour i manifestanti si fermano per un momento di rumore: mazzi di chiavi sono stati agitati in aria, come simbolo della violenza patriarcale. Sono le chiavi di casa che troppo spesso gli uomini abusanti e violenti possiedono, perché sono ex compagni, mariti, fidanzati. Sono anche le chiavi di casa che le donne stringono nelle strade per sentirsi più forti, e per proteggersi da violenza, catcalling e molestie.

Con tamburi e cori il corteo hanno riempito piazza dei Signori, dove viene eseguito il canto di lotta "El violador eres tu", per sottolineare la connessione tra le lotte transfemministe di tutto il mondo. In piazza vengono infine rilanciate le mobilitazioni dell’8 marzo: «Scendere in piazza e urlare la nostra rabbia, prenderci le strade e rivendicare il nostro diritto di essere vive e libere è l’unica risposta possibile ad ogni femminicidio. Scenderemo in piazza per ogni sorella, donna, trans e lesbica uccisa dalla violenza patriarcale, e lo faremo insieme anche l’8 marzo, a Padova e in tutto il paese, in una marea trasnfemminista inarrestabile».