I movimenti per il diritto all’abitare in Spagna nell’anno elettorale

Intervista a Lucia, attivista della PAH (Plataforma de los Afectados por la Hipoteca) di Madrid.

3 / 2 / 2015

 “Con la crisi è esploso in Spagna il problema abitativo...”

Negli anni '80 e '90 in Spagna abbiamo assistito ad un grande boom immobiliare, i governi che si sono succeduti hanno incoraggiato, all'interno di una generale crescita economica, la costruzione di nuove abitazioni.

La Spagna è un paese in cui il mercato degli affitti è un fenomeno del tutto marginale, perché risultava molto più conveniente a livello di prezzi l'acquisto di una casa tramite il credito fornito dai grandi gruppi bancari, il cui accesso era molto facilitato. Oltre il 90% della popolazione vive in una casa di proprietà. Con l'avvento della crisi la bolla immobiliare è scoppiata e migliaia di famiglie, a seguito del crollo dei loro redditi, si sono ritrovate nella condizione di non riuscire più a pagare il mutuo. Il numero degli sfratti è aumentato in maniera esponenziale. Tutto questo aggravato dalla totale mancanza di politiche sociali da parte di governo e amministrazioni locali, che, oltre a non investire nell'abitare pubblico, non forniscono alcun sostegno a tutti coloro che da un giorno all'altro si ritrovano per strada.

Il PP (Partido Popular) ha inoltre varato la “ley hipotecaria”, un provvedimento gravissimo che obbliga le famiglie a cui già viene pignorata l'abitazione ad assolvere anche il rimanente debito, la differenza tra il valore effettivo dell'immobile rivenduto all'asta e l'ammontare totale della somma data a mutuo dalla banca.

Cos'è la PAH? Come nasce?

Le PAH (Plataforma de los afectados por la hipoteca) nascono nel 2009, nel primo periodo dopo l'esplosione della crisi, dall'unione di molti soggetti come collettivi politici, associazioni di migranti, assemblee di quartiere che già da anni conducevano battaglie per il diritto alla casa in modo però frammentato.

Il primo obiettivo che ci siamo posti è stato quello di convincere le persone colpite da sfratti e pignoramenti che il loro non era ne' un problema personale da nascondere, ma qualcosa che interessa una larghissima fetta della popolazione, ne' qualcosa di cui si dovevano sentire colpevoli. Media e governo infatti hanno promosso una campagna che metteva sotto accusa le stesse famiglie spagnole, colpevoli secondo loro di essersi assunte un rischio eccessivo e non calcolato con l'apertura di un mutuo. Non è così: in Spagna l'indebitamento rimane l'unica via di accesso ad un'abitazione per la grande maggioranza delle persone.

Abbiamo svolto un grande lavoro per far capire a tutti che i colpevoli di questa situazione non erano i normali cittadini, ma le istituzioni e la Troika con le loro politiche di austerità che hanno messo in discussione i diritti fondamentali come quello alla casa e alla salute.

Le attività delle PAH sono principalmente i picchetti antisfratto, la trattativa con le banche, le occupazioni abitative. Sono un migliaio ad oggi le famiglie che vivono all'interno delle occupazioni.

In questi anni sono nate oltre duecento PAH in tutto la Spagna, che si coordinano a livello cittadino, regionale e statale.

L'occupazione è un mezzo per riappropriarci di palazzi vuoti di proprietà delle banche e intavolare un negoziato con queste: quello che proponiamo e che spesso viene poi accettato è che l'affitto non superi il 20% del reddito di un nucleo familiare, ciò vuol dire che una famiglia senza reddito deve poter pagare zero. Abbiamo riscontrato che è molto più facile vincere una battaglia di questo tipo affrontando una banca piuttosto che le istituzioni cittadine, come l'ayuntamiento di Madrid: sono governate da logiche private e speculative come una vera e propria impresa privata, spesso con l'aggravante della corruzione e del clientelismo.

Ultimamente abbiamo cominciato ad occuparci di sfratti per morosità, fenomeno fino ad oggi del tutto marginale e stiamo iniziando una campagna contro i distacchi delle utenze, visto che questo inverno sono migliaia le famiglie che si sono ritrovate senza acqua, luce e gas perché non avevano i soldi per pagare la bolletta.

Quali risultati avete ottenuto?

Sicuramente siamo riusciti a imporre il tema dell'emergenza abitativa al centro del dibattito pubblico nazionale: anche coloro che non hanno vissuto direttamente il dramma della perdita della casa si sentono solidali con la nostra lotta perché sanno che, in una situazione di crisi come quella che stiamo vivendo, potrebbe succedere a tutti. Abbiamo creato un senso di solidarietà diffusa che coinvolge pure i cittadini migranti, le lotte hanno saputo essere antidoto contro la possibilità che si affermassero discorsi di tipo razzista e discriminatorio, "Se vivono, lavorano e pagano le tasse qui come tutti noi, perché non dovrebbero avere accesso ai diritti come tutti gli altri?".

Ci siamo dovuti confrontare però con la repressione: in Spagna l'occupazione è un reato penale grave che prevede pene dai due ai quattro anni. Per quanto riguarda gli immobili di proprietà pubblica l'ordine di sgombero non deve passare dall'autorità giudiziaria: in questi casi l'uso della polizia è sistematico e in molti casi violento. E' per questo che è meglio occupare edifici delle banche, il processo è più lento e ci sono molti più margini di trattativa.

Le politiche abitative hanno fatto qualche timido passo in avanti: da due anni c'è una parziale moratoria limitata ad alcune tipologie di soggetti e si sono intrapresi piccoli investimenti sulla costruzione di case pubbliche, ma la corruzione e la malagestione hanno fatto sì che su 4000 appartamenti a disposizione ne siano stati effettivamente utilizzati solo 68.

I voti del Partito Popolare hanno bocciato la proposta di legge popolare che i movimenti avevano presentato in Parlamento e che si articolava su tre punti fondamentali: una moratoria generalizzata degli sfratti; la "dacion en pago", cioè l'estinzione totale del debito al momento del pignoramento; una politica abitativa attiva che partisse dalla requisizione dell'enorme patrimonio immobiliare delle banche e dei grandi fondi di investimento.

Quali rapporti avete con Podemos, che ha fatto del tema abitativo uno dei punti cardine della sua campagna?

Il dibattito interno alle PAH in questi mesi non è stato tanto quello di come posizionarci rispetto alle scadenze elettorali, ma di come riuscire a riposizionare chi si troverà a governare rispetto alle nostre rivendicazioni. Uno degli aspetti fondamentali delle regole che collettivamente ci siamo dati, la nostra "linea roja", è che il nostro movimento è  e continuerà ad essere apartitico e il più possibile trasversale, respingendo i tentativi di coinvolgimento diretto sul piano elettorale che già ci sono stati da più parti, perfino dal PSOE.

Per noi la distinzione tra partito e movimento rimane netta, anche se ci sono militanti delle PAH di molte città che partecipano attivamente al percorso politico di Podemos.

Indubbiamente stiamo guardando con molto interesse a Podemos e alla possibilità che una forza politica con queste parole d'ordine si ritrovi al governo: non possiamo che vedere di buon occhio ogni spazio che si apre in direzione di "più democrazia, più diritti, più giustizia sociale". Detto questo, non è sufficiente dire "basta sfratti", quello ormai in campagna elettorale lo dicono in molti. Podemos sta vivendo un processo di formazione e ascesa che è complesso, rapido e ancora aperto, non possiamo prevedere ora cosa faranno nel caso di un ipotetico governo, le opzioni sono molteplici: lasceranno maggiore libertà ai movimenti di fare quello che già fanno? Si sostituiranno ai movimenti? Finanzieranno le nostre iniziative? C'è fiducia, ma staremo a vedere e metteremo a verifica.