In centinaia a Padova contro la guerra globale e per la Palestina

"Torneremo a mobilitarci presto contro l'escalation militare e politica, a fianco della popolazione palestinese".

14 / 4 / 2024

Sabato 13 aprile a Padova si è svolto un corteo contro la guerra globale e contro il genocidio della popolazione palestinese.

Nelle ultime settimane il dibattito attorno alla possibile imminente invasione di Rafah da parte dell’esercito israeliano ha visto intensificarsi ancora una volta le mobilitazioni al fianco del popolo palestinese. Nell’ultimo mese, negli atenei di tutta Italia si sono svolte mobilitazioni al fine di far cessare gli accordi tra le università italiane e quelle israeliane. Il corteo ha preceduto di alcune ore l’attacco missilistico dell’Iran contro Israele, i cui esiti potrebbero portare a una totale destabilizzazione dello spazio mediorientale, e non solo.

"Siamo davanti ad un'escalation politica e militare, in cui l'allargamento del conflitto non solo cambia gli assetti geopolitici mondiali, ma ricade immediatamente sulla vita delle persone e degli oppressi. Quello che Israele si prepara a compiere a Rafah è l'azione finale di questo genocidio. Prepariamoci perché se invadono Rafah questo corteo non sarà più abbastanza". Viene detto durante l’intervento di apertura della manifestazione.

Al corteo sono state presenti moltissime realtà cittadine e regionali, provenienti da diversi ambiti di intervento, di movimento e sindacali.

“Se oggi abbiamo indetto questa piazza non è solo per manifestare solidarietà, ma soprattutto per esprimere la nostra necessità di connetterci per fermare uno stato di guerra che trascende i confini geografici. Siamo qui perché la guerra globale non è un concetto lontano o astratto, ma una realtà palpabile che si manifesta in ogni angolo della nostra vita.” viene detto dall’associazione Ya Basta! Êdî bese!. "Ma la situazione in Palestina è anche un chiaro esempio di resistenza contro un oppressore gigantesco. Gli Zapatisti ci insegnano che non bisogna chiedere il permesso per essere liberi; la libertà non si mendica, ma si conquista. E così, non chiediamo il permesso di esistere; lo affermiamo, lo difendiamo. Il governo italiano, e molti altri in Europa, preferiscono investire in armamenti piuttosto che nel benessere dei loro cittadini. Oggi siamo chiamati a rifiutare questa normalizzazione della guerra. Dobbiamo dire NO all'escalation militare, STOP al genocidio del popolo palestinese, e NO alla complicità di governo e istituzioni nel perpetuare questi conflitti. Chiediamo un cessate il fuoco immediato e permanente a Gaza, a Rafah e in tutti i conflitti che producono morte e sfruttamento!”

Il clima della piazza è acceso: tra le centinaia di persone presenti spuntano tantissime bandiere palestinesi mentre il corteo si muove per le vie delle città. La necessità di leggere le mobilitazioni contro la guerra globale in chiave intersezionale viene ricordata da diversi interventi. “L’estrattivismo capitalista che devasta i territori è strettamente connesso al colonialismo della guerra globale. I territori ed i corpi sono visti come oggetti di conquista, abbiamo bisogno di ribaltare questa visione, dobbiamo disertare la guerra globale e rifiutare il sistema capitalista estrattivista” viene detto da Fridays for Future Padova, mentre viene rilanciata la data del 19 aprile, global strike per la giustizia sociale e climatica.

Anche i collettivi universitari prendono parola per denunciare la militarizzazione degli atenei e le continue repressioni del dissenso internamente alle facoltà. “Da ottobre abbiamo ripetutamente occupato gli spazi della nostra università, abbiamo chiesto un posizionamento da parte dell’ateneo contro il cessate il fuoco più volte, ci siamo mobilitati in occasione del senato accademico ripetutamente per chiedere lo stop agli accordi con Israele ma la risposta dell’università è sempre stata il silenzio e la repressione, come questo martedì, quando di fronte ad un rettorato blindato gli studenti accorsi per manifestare sono stati caricati” viene detto durante un intervento da parte del collettivo Spina, “non abbiamo intenzione di fermarci. Abbiamo intenzione di costruire dal basso un’università decoloniale, formandosi ed organizzandoci e non saranno silenzi e repressioni a fermarci!”.

Il corteo, dopo aver attraversato le vie del centro, è giunto in piazza delle erbe, dove si è sciolto con la promessa di tornare a mobilitarsi per la Palestina il più presto possibile, di alzare la radicalità e di continuare a riempire ogni spazio politico contro la guerra globale e per la libertà del popolo palestinese.