La guerra all’università e l’università della guerra

Un documento del Collettivo Universitario di Venezia Li.S.C.

27 / 3 / 2024

La reazione di questo governo di fronte alla legittima espressione di dissenso da parte di studenti e studentesse universitarie nei confronti di uno stato che sta attualmente perpetrando un genocidio in Palestina, dimostra in modo sempre più inequivocabile la sua natura fascista, ben oltre la retorica, che mira a reprimere qualsiasi tipo di dissenso che minacci suoi interessi economici e geopolitici.

Le contestazioni studentesche di queste settimane vengono infatti narrate come “anticamera del terrorismo in Italia”, fino a supporre delle quantomeno fantasiose “infiltrazioni delle Brigate Rosse all’interno delle università”. Questo va a legittimare la repressione militarizzata messa in atto nei confronti delle proteste all’interno delle università, luoghi del sapere che abdicano al loro ruolo critico nei confronti di ciò che sta accadendo, e di tutela di studentesse e studenti. Da Napoli a Bologna, da Pisa a Venezia e Torino, in uno spazio che per natura dovrebbe essere il primo a consentire e incentivare l’espressione di opinioni e letture critiche della realtà che ci circonda, le proteste studentesche hanno dovuto fronteggiare i manganelli come risposta al dissenso, che cercava invece un dialogo.

Di esempio è quanto accaduto all’università Federico II di Napoli quando, a seguito delle proteste per la presenza del direttore del quotidiano “La Repubblica” Maurizio Molinari, in quanto complice del massacro, il Ministro dell’Agricoltura Lollobrigida ha fantasiosamente sostenuto che le contestazioni fossero paragonabili al climax politico che ha portato all’uccisione di Aldo Moro e definendole terroristiche, con un grande sforzo d’immaginazione. Questo smisurato allarmismo dipinge un’immagine chiara: l’immagine di un governo che, paradossalmente indossando la maschera del difensore della democrazia, si dimostra terrorizzato dal dissenso, specialmente giovanile e soprattutto quando riguardante il genocidio in atto in Palestina.

Sulla base di questi pretesti fallaci, il ministro Piantedosi non ha esitato a elaborare un vergognoso piano di accessi “limitati e controllati” agli atenei, che di fatto prevederebbe come standard la presenza di forze dell’ordine agli ingressi delle aule dove si tengono convegni ed appuntamenti, con l’esplicita finalità di reprimere qualsivoglia contestazione. Posto che le accuse di terrorismo, che questo governo lancia con una leggerezza sconcertante, dovrebbero rimanere in tasca a chi si rende complice del genocidio perpetrato da Israele, la pretestuosità di questi insensati paragoni che Lollobrigida azzarda è chiara, e mal dissimula l’ennesimo tentativo di imporre un giro di vite securitario e poliziesco che soffochi il dissenso, blindando uno dei luoghi più ricchi di stimoli critici.

Le università, in questo panorama politico che sempre più angosciosamente assume connotati apertamente fascisti, prestano il fianco al progressivo inasprimento della brutalità poliziesca e della repressione del dissenso. Anche dove vengono raggiunte vittorie, come è avvenuto a Torino con il ritiro dell’Università dal bando Maeci di collaborazione Italia-Israele, fioccano le polemiche, anche da parte di professori, contro la governance e gli studenti, accusati di essere antisemiti e portatori di odio.

A Venezia, l’Università Ca’ Foscari dimostra un atteggiamento connivente, quando non direttamente complice, circa la militarizzazione dei suoi spazi e la propaganda guerrafondaia propinata ai suoi studenti, quando “vanta” una Rettrice facente parte di Med.or[1] e una Summer School in collaborazione con la marina militare, la cui ingerenza nei nostri luoghi universitari è da tempo riprovevolmente accettata di buon grado dalle varie amministrazioni che si sono succedute. Ingerenza che è già stata contestata dal collettivo Li.s.c. nel 2018, con l’interruzione di una raccapricciante lectio magistralis dell’ammiraglio Giacomin, tenutasi dentro uno dei luoghi che tutto dovrebbero fare fuorché promuovere la guerra. Inoltre, il mese scorso, abbiamo avuto modo di ricevere un assaggio di quello che questo governo ha in serbo durante l’inaugurazione dell’anno accademico, alla presenza della Rettrice e della Ministra dell’Università Bernini, quando davanti ad una richiesta di dialogo in merito alle numerose problematiche a cui fanno fronte studentesse e studenti, la risposta è stata un ingente schieramento di celere. La Rettrice Lippiello sarà anche parte della task force anti-proteste composta da altri due rettori e voluta dalla Ministra Bernini, volta a reprimere le contestazioni, con il pretesto del mantenimento dell’ordine.

Ci rifiutiamo di subire questa progressiva militarizzazione in silenzio, non lasceremo che la violenza istigata da un governo spaventato dal dissenso soffochi le nostre voci e le nostre rivendicazioni, che chiedono la fine di un genocidio. Lo abbiamo già fatto e lo rifaremo finché sarà necessario: ci prenderemo ogni spazio e lo faremo con ogni mezzo necessario, questo genocidio va fermato ora!



[1] Fondazione di Leonardo S.p.A, azienda pubblica italiana che vende armi e servizi di intelligence all’esercito israeliano.