Parafrasando un vecchio modo di dire, Mose e Grandi Navi sono la
stessa faccia della stessa medaglia. Quella medaglia che dal lato buono
brilla di efficienti concessionarie uniche, iter amministrativi
velocizzati e autoreferenziali, finanziamenti a vagonate, soggetti
controllati che sono anche i propri controllori. Dal lato nascosto
spuntano i tentacoli della piovra che affondano in un sistema misto
politico ed economico, corrotto e corruttore.
Così è stato il Mose. Un sistema che, come spiega senza pudore la stessa
pubblicità che compare nei vaporetti, “non solo dighe mobili ma un
sistema completo per la salvaguardia di Venezia”. Se si cambia
“salvaguardia” con “corruzione”… lo slogan calza alla perfezione.
Oggi lo dicono anche i magistrati. Ieri ci siamo presi decine di denunce
per aver detto le stesse cose. Per aver denunciato quella palude di
intrallazzi che ora è venuta a galla pure nel salotto di rappresentanza
della Procura.
“Otto mesi di condanna definitiva per aver occupato l’ufficio di quel
magistrato delle acque, Maria Giovanna Piva, che ora è agli arresti
accusata di quello stesso malaffare che denunciavamo noi” ha ricordato
Tommaso Cacciari in un incontro con la stampa svoltosi in tarda
mattinata a Ca’ Farsetti.
“Ma la questione non può essere sbrigativamente liquidata con l’arresto
di qualche corrotto cui addossare tutte le colpe – ha commentato il
portavoce del Laboratorio Morion -. E’ il sistema della concessionaria
unica che va cambiato. Da anni diciamo che nel Veneto la mafia si chiama
Consorzio Venezia Nuova, da anni diciamo che questi signori ora finito
agli arresti hanno scippato la città di fiumi di denaro che dovevano
servire alla tutela dell’ambiente, della città ed a realizzare case per i
residenti costretti all’esilio in terraferma. Soldi che sono finiti non
solo a pagare stipendi milionari a gente come Chisso, Galan e ai loro
accoliti, ma anche a devastare la laguna”.
Il ventilato scavo dei canali come il Contorta e il Vittorio Emanuele per dare acqua alle Grandi Navi, lo ha spiegato il consigliere Beppe Caccia portando l’adesione della lista "In Comune" alla manifestazione di sabato, combaciano perfettamente con questo sistema corrotto in quanto, essendo opere di “salvaguardia” rientrerebbero nelle competenze uniche e indiscutibili del Consorzio. Altri 300/350 milioni di euro che andrebbero ad aggiungersi al bottino già intascato e spartito. “La mostruosità giuridica della concessione unica – ha commentato il consigliere – ha generato una piovra, che ha allungato i suoi tentacoli sulle amministrazioni statali a tutti i livelli, dal Magistrato alle Acque alla Regione del Veneto dalla Corte dei Conti fino agli apparati di sicurezza. Il Comune di Venezia è l'unica istituzione a cui non viene contestato un solo atto amministrativo. Ha proliferato invece in Veneto un generalizzato sistema di corruzione, condiviso dalle principali imprese di costruzioni del Consorzio, con l’unico obiettivo di imporre ad ogni costo la realizzazione di grandi opere. Ieri il Mose, domani lo scavo dei canali per le grandi navi. Sempre le stesse imprese, sempre la stessa procedura. Ma, al di là delle individuali responsabilità che la Magistratura sta accertando, sono i tentacoli e la testa di questa piovra che devono essere tagliati. Cancelliamo il regime della concessione unica e il grumo di interessi che si è consolidato intorno al Consorzio e alle imprese a lui collegate”.
Che le indagini vengano estese dalle tangenti agli illeciti procedurali, è quanto ha chiesto Luciano Mazzolin di Ambiente Venezia, ai magistrati. “Nella lista dei 35 inquisiti manca qualche nome che ci saremmo aspettati. Magari questi signori faranno parte dei famosi 100 indagati su cui la magistratura ha mantenuto riserbo. Vedremo. Certo che molti dei nomi che abbiamo già letto sono anche dietro le presunte ‘soluzioni’ al problema della Grandi Navi. Non vorremmo dover assistere ad un film che abbiamo già visto e che a Venezia è costato fin troppo caro”.
Ambiente Venezia ha annunciato di volersi costituire parte civile al processo per le tangenti del Mose. Sempre per Ambiente Venezia, Cristiano Gasparetto ha ricordato come il Mose abbia un padrino (Silvio Berlusconi) e un padre (Romano Prodi). Due personaggi che solo qualche distratto commentatore politico potrebbe leggere come antagonisti in quanto rappresentano entrambi quei poteri forti che hanno avviato la mercificazione ambientale dell’intero Paese sotto il cemento delle Grandi Opere a tutto vantaggio di speculatori e mafiosi.
E così, in una città ancora sotto shock per la retata in stile “Gli anni ruggenti di Al Capone”, il comitato No Grandi Navi ha lanciato l’ultimo appello alla mobilitazione. Appuntamento sabato alle 13 a piazzale Roma. Sarà una manifestazione pacifica e colorata, ma anche molto determinata a bloccare sul serio il traffico dei "mostri del mare". Al di là di quanto si augurano le compagnie di crociera che anche oggi hanno comperato intere pagine di giornali locali per scrivere “Ci risiamo. No alla violenza” sopra a una foto in cui gli attivisti si riparano dalle manganellate dietro a paperelle di gomma.
Concludiamo con una simpatica osservazione di Armando Danella: “Passando per il mercato sentivo tutta la gente sprecare indignazione e urlare che al tempo dei Dogi ai ladri tagliavano le mani (cosa peraltro non vera.ndr). Beh, ho cercato di dire a tutti, perché invece di stare solo a lamentarvi non venite sabato in piazza a dirlo assieme a noi?”
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