Indietro non si torna

"No a nuove basi di guerra, ritiriamoci dall'Afghanistan" lo gridano due militari statunitensi

19 / 9 / 2009

La sorpresa in una manifestazione già riuscitissima arriva alla fine. Due giovani ragazzi statunitensi, militari di stanza alla caserma Ederle, sono intervenuti dal microfono sostenendo le ragioni dei vicentini, chiedendo al loro governo, a Barak Obama, di fermare gli insediamenti militari statunitensi sparsi in giro per il mondo, e di fermare la barbarie della guerra in Afghanistan e Iraq.

Anche ieri sera, alla fiaccolata promossa dal Presidio Permanente assieme ad altre realtà cittadine contro il divieto di manifestare in centro, provvedimento che il Prefetto vorrebbe imporre alla città prima di andarsene in pensione, hanno risposto in tanti.

Più di un migliaio tra uomini e donne sono tornati a manifestare lungo le vie centrali della città per affermare che nessun provvedimento restrittivo può essere emanato contro chi esercita i propri diritti.

Un provvedimento, quello voluto da Prefetto e Ministro degli Interni, che vorrebbe relegare la partecipazione democratica dei cittadini ad elemento di puro folklore,emarginandolo nelle periferie, quasi fosse un qualcosa da nascondere sotto iltappeto.

La linea tracciata fin qui dal governo non si smentisce, Vicenza e i suoi cittadini, quelle migliaia di persone che da oltre tre anni stanno lottando contro la nuova base militare statunitense, non devono avere diritto di parola, non possono essere protagonisti delle scelte che li riguardano, non devono interferire nei luoghi della decisionalità.

Ieri sera, lungo le vie del centro, lungo corso Palladio, scenario storico di centinaia di manifestazioni, i cittadini hanno detto con chiarezza due cose: non si può accettare un clima repressivo che limita fortemente l’agibilità democratica; questo clima è frutto dei meccanismi di guerra permanente di cui la nostra città è, purtroppo, uno degli ingranaggi più importanti.

A sorpresa, alla fine della fiaccolata, un intervento ha catturato l’attenzione di tutti i presenti. Due giovani ragazzi statunitensi, militari di stanza alla caserma Ederle, sono intervenuti dal microfono sostenendo le ragioni dei vicentini, chiedendo al loro governo, a Barak Obama, di fermare gli insediamenti militari statunitensi sparsi in giro per il mondo, e di fermare la barbarie della guerra in Afghanistan e Iraq.

Una presenza, quella di questi due ragazzi, che fa a pugni con la ripugnante retorica patriottica di questi giorni, una presenza che ci ricorda, semmai ce ne fosse stato bisogno, che la guerra è una cosa orribile. Ancora una volta Vicenza ha deciso di schierarsi dalla parte dell’umanità, a differenza di chi si dice pronto a sedere ai tavoli dove si deciderà come spartirsi l’elemosina che il governo farà a Vicenza per il suo sacrificio. I vicentini, ancora una volta, hanno detto che di sacrificarsi in nome della guerra e del profitto non ne hanno nessuna voglia.

Indietro non si torna.