la rimozione delle panchine ha trovato una espressione “plastica” ma soprattutto, come ho già avuto modo di dire, ha segnato l’avvio di quella strategia di “imprenditoria politica della paura”

Treviso - La rimozione della panchina e la rimozione dell’ideologia leghista

segnare nettamente il cambiamento

19 / 9 / 2013



Sono stato zitto per 24 ore perché volevo capire bene e per non usare le parole (sgradevoli) che avrei detto ieri mattina quando ho saputo che l’amministrazione comunale ha fatto rimuovere la panchina installata dai ragazzi di ZTL Wake Up ai giardinetti di via Roma.
Comprendo perfettamente che la panchina “non è norma” e non può essere utilizzata come tale ma penso anche che rimuoverla con una rapidità degna di Gentilini non sia stata una grande scelta.
Potrei impiegare svariate righe per sottolineare l’importanza della “panchina illegale” come risultato di un lavoro comune, di una scelta di riciclo e così via: sono aspetti importanti, che condivido, ma considerateli come detti perché quello che mi interessa è l’aspetto politico della questione.
La questione politica non può essere quella appunto della “legalità della panchina” ma deve essere quella del segnale netto di inversione di tendenza rispetto all’ideologia gentilinian-leghista che con la rimozione delle panchine ha trovato una espressione “plastica” ma soprattutto, come ho già avuto modo di dire, ha segnato l’avvio di quella strategia di “imprenditoria politica della paura” che per molti anni ha garantito consenso, potere e posti ai “padani”.
Nel 1997 la prima amministrazione Gentilini era claudicante e la rimozione della panchina fu lo strumento per dirottare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla questione immigrazione-sicurezza- microcriminalità e di questa vera e propria “ideologia” (studiata a tavolino e praticata costantemente) siamo stati vittime tutti.
Ne sono stati vittime gli stranieri, individuati come responsabili di ogni reato, ghettizzati, schivati, sospettati, m anche discriminati nell’assegnazione di sussidi pubblici e ne sono stati vittime i trevigiani in cui la propaganda leghista ha fatto crescere la sensazione di una insicurezza, la paura di una criminalità scatenata che non ha nessun rapporto con la realtà dei fatti. La nostra città non ha mai raggiunto i livelli di insicurezza di tanti altri centri urbani delle stesse dimensioni e non certo per merito delle amministrazioni leghiste che in materia di sicurezza hanno parlato molto, installato i “securcity” (che nessuno ha mai usato), dotato la Polizia Municipale delle “bighe elettriche” (rapidamente riadattate per il trasporto di materiali in cimitero), e fatto ben poco altro.
Se dietro quella panchina rimossa c’è tutto questo, l’installazione della panchina di ZTL poteva essere, e può essere ancora, il momento per la nuova giunta cittadina di segnare nettamente il cambiamento, di sancire che quella è un’epoca chiusa, che la città dell’amministrazione di centrosinistra è e sarà “altra” rispetto alla tetraggine ed alla chiusura di quella leghista.
Ecco, prima di togliere la panchina, si poteva dire questo – semplicemente e pubblicamente – perché è vero che la panchina “è illegale”, ma è altrettanto vero che quella “ideologia leghista” era ancor peggio che illegale: era illegittima perché xenofoba e razzista, illegittima per tutti coloro che si riconoscono nei valori della Costituzione, illegittima per chi odia le discriminazioni, per chi ama la cultura, per chi guarda al futuro e non al passato.

Luigi Calesso

[esponente dell’associazionismo trevigiano]