Un altro genere di educazione

Un documento del Coordinamento Studenti Medi di Padova. Venerdì 9 febbraio alle 16 manifestazione studentesca per l’educazione sessuale, relazionale e al consenso.

3 / 2 / 2024

“Vogliamo essere vivə, liberə di camminare per le strade delle nostre città, per i corridoi delle nostre scuole, tra le pareti delle nostre case senza avere paura. E per farlo non abbiamo bisogno di carceri piene e infiniti processi legali, ma abbiamo bisogno di sradicare il patriarcato alla radice. E le nostre aule sono lo spazio in cui abbiamo realmente la possibilità di farlo, in cui possiamo intraprendere dei reali processi collettivi che mirino alla decostruzione personale e alla decostruzione delle dinamiche sociali che abbiamo interiorizzato.”

Si concludeva così un articolo pubblicato, con gli altri coordinamenti studenteschi del Nord-Est il 6 settembre 2023, su globalproject.info in cui smontavamo pezzo per pezzo il modello educativo del Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, basato su umiliazione e punizione che ha raggiunto il suo apice con una proposta di educazione sessuale che verrebbe svolta da forze dell’ordine e avvocati piuttosto che da personale adeguatamente formato.

In quel periodo tutta Italia era scossa dallo stupro di Palermo, ma nel dibattito pubblico le richieste avanzate non andavano oltre a punizioni esemplari per coloro che avevano agito tale violenza, mentre il tema dell’educazione sessuale, affettiva e al consenso nelle scuole restava marginale.

Poi come un pugno nello stomaco arrivò il 18 novembre, data in cui fu ritrovata Giulia Cecchettin, ennesimo caso di violenza maschile su una donna, ennesima sorella uccisa nel 2023.

L’immediata reazione del corpo studentesco è stata forte, decisa, non c’è voluto molto prima che nelle scuole iniziassero a vedersi i primi segnali di una rabbia che ha avvolto ogni aula, cartelli contro la cultura patriarcale che causa simili tragedie, minuti di rumore in contrapposizione al minuto di silenzio proposto da Valditara, fiocchi rossi distribuiti tra i corridoi, disegni dedicati a Giulia. Il tema dell’educazione contro la violenza di genere ha iniziato a essere centrale e non più di nicchia, finalmente superando la logica di azione violenta-reazione punitiva che non prendeva in considerazione un possibile lavoro di prevenzione.

Ma il desiderio era quello di andare oltre, per questo il 25 novembre 2023, giornata internazionale contro la violenza di genere, mentre Roma era invasa da una marea fucsia di cinquecentomila persone, il coordinamento studentesco ha lanciato a un corteo a Padova, la città nostra e di Giulia. In migliaia con un obiettivo comune hanno manifestato con uno slogan molto semplice: “Educazione al consenso ORA”.

Le richieste sono chiare e fanno eco in tutta Italia: educazione sessuale, affettiva e al consenso curricolare, continuativa, negli istituti di ogni ordine e grado, priva di tabù e in ascolto verso lɜ giovani. Tanto chiare quanto ignorate, così il 22 novembre 2023 nonostante le mobilitazioni cittadine che già avevano preceduto l’appuntamento nazionale del 25 novembre, il ministro Valditara tira dritto per la sua strada e rende pubblico il progetto “Educare alle relazioni”.

Inizialmente la coordinazione di questo piano era stata assegnata ad Alessandro Amadori, autore di “La guerra dei sessi, poi a suor Monia Alfieri e Paola Zerman,candidata alle ultime elezioni politiche nel Partito della Famiglia di Mario Adinolfi. Dopo numerose polemiche il progetto è semplicemente proceduto senza garanti.

Nella pratica riguarderà solo le scuole superiori, si svolgerà in orario extra-curriculare per un totale di trenta ore annue. Ogni istituto aderirà su base volontaria, la partecipazione sarà facoltativa, previo consenso dei genitori.

Ma non è tutto, infatti, il progetto verrà supervisionato dal Fonags, Forum nazionale delle associazioni dei genitori della scuola, un organo di rappresentanza delle famiglie nelle scuole, che ne esaminerà le modalità per poi in caso adattarle alle esigenze e richieste dei genitori. All’interno del Fonags però sono presenti associazioni di varia natura, tra cui alcune conservatrici e vicine al mondo pro vita, come ‘Generazione Famiglia' e ‘Articolo 26', apertamente contro l’introduzione dell’educazione sessuale/affettiva nelle scuole. Questa presenza andrà sicuramente a influenzare le finalità del progetto, togliendo a studentesse e studenti la possibilità di avere un’educazione completa.

«Ribadiamo l'assoluta contrarietà delle famiglie italiane contro qualsiasi proposta di inserire nelle scuole fantomatiche educazioni sessuali o affettive in salsa relativista e arcobaleno» ha dichiarato Jacopo Coghe, ultracattolico e antiabortista a capo dell’associazione ProVita&Famiglia, dentro cui si muove anche “Generazione Famiglia”.

Le proposte di legge sull’educazione sessuale bocciate dagli anni ‘70 a oggi sono sedici, ma anche se quest’ultima dovesse raggiungere il compimento le probabilità che rimanga vana sono molto alte. Chi dopo cinque/sei ore di scuola di lezioni stremanti si fermerà a scuola dietro consenso dei genitori saranno una manciata, dovrà partecipare a lezioni il cui contenuto non è ben chiaro (nel documento ministeriale lungo appena tre pagine le direttive sono vaghe e incomplete) e sembra non andrà oltre una discussione moderata da unə docente (chiamatə “animatore”) che avrà dovuto seguire una formazione organizzata dal MIM “con il supporto di organismi scientifici e professionali”, quali essi siano e che argomenti tratteranno non è dato saperlo.

L'educazione che pretendiamo non è compatibile con i piani conservatori promulgati dall’attuale governo: ciò di cui abbiamo bisogno è una formazione a trecentosessanta gradi, che vada a toccare i punti individuati come fondamentali in anni di assemblee, manifestazioni, scioperi e lotte su questo tema, dal consenso alla rappresentazione dei corpi che escono dalla cosiddetta norma.

Ci servono strumenti per osservare ciò che accade intorno a noi, per arrivare a sviluppare un punto di vista che voglia mettere fine al patriarcato: sappiamo che le dinamiche che si danno all’interno delle nostre scuole diventano intrinseche in noi, per questo dobbiamo liberarci dalla violenza di genere a partire dai luoghi della formazione. Per fare ciò abbiamo bisogno di spazio, tempo, ascolto, figure preparate e fondi, per far sì che rappresenti una vera svolta di paradigma e non solo una sua lontana parvenza. 

Rivoluzionare gli ambienti scolastici è un procedimento lento e faticoso, ma assolutamente necessario per un radicale cambiamento della nostra società.

Proprio per questo non abbiamo intenzione di continuare ad attraversare in silenzio degli ambienti scolastici che adottano una pedagogia basata sull’umiliazione, sulle dinamiche di potere e su una visione nozionistica del sapere: faremo arrivare la nostra voce in ogni aula e in ogni scuola.

Per ottenere un vero cambiamento bisogna partire dal basso, collettivizzando la rabbia e organizzandosi: per questo abbiamo lanciato a Padova una manifestazione studentesca per l’educazione sessuale, relazionale e al consenso il 9 febbraio 2024, che partirà alle 16.00 in Piazza dei Signori.

Perché, come scrisse bell hooks: "L'aula rimane lo spazio di possibilità più radicale”.