“Il Tribunale di Verona, accogliendo l'orientamento della Cassazione, ha riconosciuto l'esistenza dello stato di necessità nei confronti di una famiglia di migranti che nel 2006 aveva occupato un appartamento di proprietà dell’ATER. L’appartamento occupato, insieme ad altri 5, da altre famiglie in emergenza abitativa, rientrava in un piano di vendita all’asta di parte del patrimonio abitativo regionale”.
La casa è un bene primario, come la vita o la salute. Perciò, in caso di necessità, anche l'occupazione è giustificata. Alcune sentenze della Corte di Cassazione confermano tale principio ed inseriscono il «diritto all'abitazione» tra i «beni primari collegati alla personalità», come previsto dall'articolo 2 della Costituzione. Per i giudici della Cassazione, il “diritto all'abitazione” merita di essere annoverato tra i diritti fondamentali della persona. Spiega la Seconda sezione penale di piazza Cavour: “Rientrano nel concetto di danno grave alla persona anche quelle situazioni che attentano alla sfera dei diritti fondamentali della persona e l'esigenza di un alloggio rientra fra i bisogni primari della persona”.
Una bella vittoria per la Rete Sociale per il Diritto alla Casa di
Verona che dal 2006 afferma che “la casa è un diritto e le case vuote
un crimine” e sostiene le occupazioni di alloggi sfitti, resistendo
agli sfratti aumentati in maniera esponenziale anche a causa della
crisi economica. Nel 2009, i dati ufficiali parlano di 1200 sfratti, un
numero quasi raddoppiato rispetto a tre anni prima, (quelli reali sono
molti di più) ponendo la città scaligera al primo posto regionale per
questo triste primato. Ben il 98% risulta dalla morosità e questo
significa che o si mangia o si paga l’affitto.
Nel 2006 erano state ben 5 le occupazioni “per necessità” di parte del
patrimonio abitativo la cui manutenzione, il presidente di Ater Verona,
Niko Cordioli, considera troppo onerosa spingendo, quindi, ad una sua
dismissione. Una sorta di “Occhio ai saldi” in cui si adotta la logica
commerciale che sul finire delle stagioni liquida i prodotti rimasti
invenduti. In questo caso però i prodotti sono gli immobili costruiti
con i fondi solidaristici dei lavoratori dipendenti,la famosa
trattenuta Gescal. “Vendendoli si riduce la disponibilità derivante dal
turn-over degli inquilini”, ribadisce la Rete Sociale per il Diritto
alla Casa, mentre “Il Veneto ha bisogno di abitazioni a basso canone,
con un affitto commisurato al reddito. Si potrebbe acquisire, in tal
senso, il patrimonio anche privato costruito, sfitto e lasciato alla
rendita speculativa e parassitaria, recuperare gli stabili abbandonati
per la costruzione di nuovi alloggi popolari, senza ulteriore consumo
di suolo”.
La percentuale degli alloggi assegnati in questi ultimi tempi è stata
appena del 6 per cento: bassissima se paragonata alle richieste che
solo per Verona sono di 1700 (1500 ad Ater, che gestisce circa 5.000
alloggi e 500 ad Agec, l’Azienda che ne gestisce altrettanti di
proprietà del comune). Assegnazioni che vedono esclusi precari e
studenti costretti a pagare fino a 300 euro per un solo posto letto.
“A fronte di continue richieste inevase, Ater sceglie invece di
svendere gli alloggi dichiarando alla stampa da anni che i pochi soldi
ricavati serviranno per costruirne di nuovi, assegnabili solo a chi è
residente da 10 anni. Una sparata difficilmente attuabile, visto le
magre risorse a disposizione, mentre se fosse vera costituirebbe un
regalo ai palazzinari e un'ulteriore cementificazione di un territorio
ormai al collasso, scordandosi che solo a Verona esistono circa 10.000
case sfitte pronte a risolvere l’emergenza abitativa se solo ci fosse
un minimo di volontà politica da parte istituzionale. L’immissione sul
mercato delle case sfitte sortirebbe poi l’effetto di far crollare il
prezzo degli affitti, ora insostenibile, rendendolo più equo”.
“Il piano di vendita degli alloggi Ater agli inquilini con il nuovo
piano regionale è poi solo propaganda elettorale. Quelli che potevano
comprarselo lo hanno già fatto negli anni scorsi, quando si è
cominciato, con la legge 560 del 1993, a vendere agli inquilini
l’immobile. Ora sono rimaste le situazioni più deboli che non erano e
non sono in condizioni di acquistarsi l’appartamento”.
L’idea nel piano regionale è quella di rendere obbligatorio l’acquisto
da parte degli inquilini, minacciando di cedere a terzi che potrebbero
non avere i requisiti previsti dalla legge per diventare proprietari
degli alloggi sociali e che successivamente potrebbero speculare
sull’operazione (quello che è già accaduto con la vendita degli
immobili degli enti previdenziali accaparrati dalle agenzia
immobiliari).
Contro questa miope politica abitativa e le palesi discriminazioni nei
confronti dei “nuovi cittadini” veronesi con le continue ordinanze del
sindaco Tosi (condannato per razzismo, ndr), ci fu nel 2006 un’ondata
di occupazioni. Seguirono le interruzioni delle aste pubbliche in cui
si svendevano sul mercato gli alloggi popolari; lo smascheramento delle
politiche razziste di comune ed agenzie immobiliari che non affittano a
stranieri; resistenza agli sfratti; denunce dello sperpero di centinaia
di migliaia di euro da parte del comune leghista per alloggiare
temporaneamente, in una logica assistenzialistica e sprecona, gli
sfrattati in strutture “caritatevoli”. Una lotta sfociata, a fine
luglio del 2008, nell’occupazione, per un’intera giornata, di decine di
famiglie della sede dell’Agec nel centro della città. Da allora, una
ventina di famiglie si sono conquistate il diritto alla casa ed oggi
anche il tribunale di Verona riconosce il valore sociale delle
occupazioni sancendo che “l'esigenza di un alloggio rientra fra i
bisogni primari della persona”.
Verso il 1 Marzo
La sentenza del Tribunale di Verona dimostra come un diritto sancito dalla Costituzione, da leggi e trattati internazionali non venga garantito dalle istituzioni ma solo dal basso.
La Rete Sociale per il Diritto alla Casa è solo un megafono che
amplifica la voce di chi ha deciso di dire “Basta!” Italiani e nuovi
cittadini, studenti e precari, lavoratori e licenziati nel periodo
della crisi permanente, chiedono che vengano rispettati i loro diritti.
Abbiamo smascherato le agenzie immobiliari che non affittano ai
migranti e li abbiamo difesi dall’ipocrisia delle nuove delibere
comunali che negano loro il diritto ad esistere, per esempio aumentando
i parametri abitativi o discriminandoli dall’accesso alle case
popolari. È di questi giorni la notizia che il Comune di Verona si
appresta a varare un nuovo regolamento, su base etnica, che aumenta le
difficoltà per i migranti di ottenere l’idoneità abitativa essenziale
per il rinnovo del permesso di soggiorno e ricongiungimento familiare.
Abbiamo sostenuto le occupazioni delle case, che Ater e Agec tengono
chiuse a marcire o vendono per ripagare i debiti di gestioni “allegre”
o “schizofreniche” (vedi l’ultimo bilancio Agec!) da parte di chi non
ha alternative per garantire un tetto ai propri figli. Quelli che
giocano e studiano con i nostri!
Abbiamo denunciato (anche alla magistratura) le illegalità di una
politica criminale che scatena le guerre tra poveri, mentre i poteri
forti, anche con la scusa della “sicurezza” e della “riqualificazione”
delle parti di città abbandonate al degrado si “mangiano” gli ultimi
pezzi di quelli che potrebbero essere spazi pubblici per giovani ed
anziani, case popolari o parchi urbani e l’effetto sarà ancora una
volta più traffico ed inquinamento in una città che soffoca!
Tanti cittadini non arrivano alla fine del mese e la precarietà è ormai
una drammatica realtà che li accompagna ma le scelte politiche non
fanno che aumentarne il numero.
Abbiamo proposto le soluzioni concrete per risolvere l’emergenza casa ma abbiamo, fino a questo momento, sentito solo promesse.
L’elemosina che Comune e Regione elargisce a chi non riesce a pagare
l’affitto, comunque solo a chi è residente in Italia da 10 anni ed in
Veneto da 5, non affronta, nella sostanza, il nodo del problema: le
migliaia di case sfitte. Una recente ricerca dell’Università di Padova
calcola che solo in Veneto ci siano case sufficienti fino al 2022. A
Verona quelle sfitte sono circa 10.000 e gli affitti crescono anche per
questo. Aprirle, in qualche maniera, è un atto di civiltà.....per
necessità, naturalmente!
Chiediamo:
- Sospensione di tutti gli sfratti da parte di Prefettura e Comune, e interventi concreti per garantire agli inquilini e alle loro famiglie il passaggio da casa a casa e non da casa a strada.
- Reddito e sostegno al reddito per far fronte alla crisi, con modifica Legge Regionale 10/96 e regolamenti Ater ed Agec che impediscono a chi è stato sfrattato per morosità di accedere alle case pubbliche.
- Eventuale requisizione di case, sia pubbliche che private, lasciate colpevolmente sfitte o in abbandono o comunque non disponibili sul mercato per volontà dei proprietari, con provvedimento del Sindaco e/o del Prefetto, sul presupposto della gravissima emergenza abitativa. Chiediamo che le istituzioni acquisiscano parte del patrimonio abitativo costruito e lasciato alla rendita speculativa e parassitaria per destinarlo all’emergenza abitativa della città, compreso il patrimonio demaniale (ad esempio le caserme dismesse, numerose nel nostro territorio) per evitare nuove ed inutili cementificazioni.
- Il blocco delle vendite del patrimonio immobiliare pubblico, sia di competenza comunale, Agec, sia regionale, Ater e la riduzione delle spese condominiali con una politica di risparmio energetico.
- Apertura di progetti di autorecupero delle abitazioni, pubbliche e private, sfitte, abbandonate o in disuso.
- Blocco/riduzione delle bollette delle utenze.
- Blocco/moratoria dei mutui ipotecari e pignoramenti sulla casa.
- Riportare i parametri per l’idoneità dell’alloggio a 14 mq persona.
- Revoca delle delibere discriminatorie per l’accesso all’abitazione.
Rete Sociale per il Diritto alla Casa
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