Brasile. Pagarsi i Mondiali con i biglietti del bus.

Scontri, cariche ed arresti

14 / 6 / 2013

Arresti preventivi, cariche violente della polizia, fermi. E' il bilancio pesantissimo del primo giorno di contestazioni a Sao Paulo contro il rincaro dei biglietti dei mezzi pubblici. Una mobilitazione che non si vedeva da molti anni. Una protesta che si sta diffondendo in tutte le città del Brasile, la goccia che ha messo in moto prima gli studenti e poi via via molte componenti della società brasiliana, è l'aumento dei biglietti dei mezzi pubblici. Il Brasile, il Paese dei grandi eventi sportivi, del boom economico e con alla presidenza una donna amatissima come Dilma Vana Rousseff Linhares, proprio nel momento di massima esposizione mediatica affronta nel peggiore dei modi una questione delicatissima. 

E' il momento della Confederation Cup, il torneo di calcio che anticipa di un anno la Coppa del Mondo. Gli occhi del mondo, che si voglia o no, saranno rivolti verso quella fetta di mondo per i prossimi anni. Non dimentichiamo che dal 23 al 28 Luglio a Rio De Janeiro si terrà la Giornata Mondiale della Gioventù. Il primo Papa latino americano della storia a Rio.

Tornando a questi giorni è indicativo evidenziare i luoghi dove la protesta si sta svolgendo. Sappiamo bene quanto questi assumano significati simbolici. 

Avenida Paulista è l'arteria principale di Sao Paulo. Lunga diversi chilometri, è il centro pulsante della città dal punto di vista economico. Sede della grandi banche, compagnie petrolifere e potentati vari, sorvegliatissima sempre, è stata occupata in parte da un corteo che la sera del 14 si è dato li appuntamento. Prima ancora che il concentramento dei manifestanti fosse ultimato c'erano già stati arresti nelle vie che portano alla Av. Paulista. 

Anche solo se in possesso di una maschera antigas si veniva arrestati; maschere che sono state molto utili ai pochi che le indossavano. Una protesta più spontanea di quanto si possa pensare. La risposta della polizia è stata violentissima. Tra i feriti anche una giornalista che rischia di perdere un occhio a causa di un proiettile di gomma. Altri suoi colleghi e fotografi sono stati fermati, non solo brasiliani; chiaro l'intento delle forze di polizia, inutile sottolinearlo. Anche il sindaco di Sao Paulo ha protestato fortemente e ha chiesto l'immediata scarcerazione dei fermati e la cessazione delle violenze da parte della polizia.

Le immagini terribili che hanno fatto il giro dei media ha provocato reazioni in tutto il Brasile. Gente in piazza anche a Porto Alegre e Rio de Janeiro, dove ci sono state tensioni. Come in tutto il Latino America, qui le forze del cosiddetto ordine sono agguerritissime. Nella peggiore tradizione, verrebbe da dire.

Come abbiamo raccontato i mesi scorsi, quando si parla di Brasile bisogna tenere conto di alcune cose: la prima è che una democrazia giovanissima, uscita da anni di regime con un processo lento che ha lasciato al proprio posto (soprattutto nell'esercito) molti di quelli che avevano un filo diretto con chi comandava prima. La seconda è Lula prima, la Rousseuf poi, che hanno raccolto enormi consensi tra le fasce più povere con una politica che ha fatto sì che molti uscissero dalla condizione di povertà, soprattutto nelle grandi città come Rio. Ma ha un prezzo, chiaramente, quello di un controllo esasperato diffusissimo. 

Infine stiamo parlando di un territorio vastissimo, con differenze enormi se si guarda da Stato a Stato. Un Paese che ha visto crescere la sua economia ma anche i prezzi di qualsiasi bene in questi ultimi anni. Una crescita inesorabile che non poteva non portare conseguenze. Il costo delle grandi opere, dei grandi eventi, ricade sui cittadini.

E che la gente sia scesa in piazza a protestare  proprio in quelle che vengono considerate le zone più ricche del Paese, dovrebbe invece che sorprenderci, portarci a fare un altro tipo di considerazioni.