Elezioni presidenziali in Tunisia: lo sdegno degli elettori

Una panoramica sul voto in Tunisia. Un articolo di Thameur Mekki, originalmente pubblicato su Nawaat.org e tradotto da Lorenzo Feltrin

22 / 9 / 2019

Una panoramica sul voto in Tunisia: un articolo di Thameur Mekki, originalmente pubblicato su Nawaat.org e tradotto da Lorenzo Feltrin per globalproject.info.

Bisogna riconoscerlo, Kais Saied ha sfondato portando a casa il 18,4% dei voti contro il 15.58% del secondo arrivato Nabil Karoui. Un successo messo in rilievo dalla sconfitta eclatante di tutti i suoi rivali. I fatti sono chiari, più chiari del ceto chiamato da alcuni, a torto, “élite”, quando è invece condannato al ruolo di cane da guardia e al contempo di parassita. Le sue sorti potevano apparire brillanti, ma l’illusione non ha tardato a dissiparsi nei meandri dell’entrismo coperto da una dichiarata volontà di riforma.

La nebulosa della diaspora di Nidaa Tounes e i suoi aborti, da Qalb Tounes a Tahya Tounes, ne sono la prova. Chahed (7,38%), Marzouk (0.2%), Jalloul (0.2%), Aidi (0.3%), Elloumi (0.2%)… i cinque candidati riuniti non raggiungono il 9% dei voti. Si tratta di un litigio in famiglia, dovuto essenzialmente a considerazioni affaristiche, che nasconde la propria piccolezza dietro a un ritratto polveroso di Bourguiba. Si tratta di partiti pigliatutto i cui alleati si riducono a dei transfughi sindacali, qualche organizzazione della società civile e una certa tendenza di sinistra col fiato corto, decisi a sprofondare nel compromesso prima ancora di definirlo e di misurare la propria capacità di sopravvivenza in un ambiente così ostile alle loro aspirazioni. Sette anni di bricolage, miraggi, acrobazie fallite, per finire a difendere lo status quo. Vale la pena di chiamarli progressisti? Gli elettori hanno deciso non solo di mandarli a casa ma anche di sputargli addosso.

Esattamente la stessa cosa è successa con gli islamisti, basti osservare la picchiata dei voti di Ennahdha dalle elezioni per la costituente del 2011 al primo turno delle presidenziali del 2019, passando per le legislative del 2014 e le amministrative del 2018. Tutti gli ex ministri, l’attuale presidente della camera, l’ex presidente della repubblica e i vecchi presidenti del consiglio sono stati umiliati dalle urne. I fautori di questo scorno non sono solo gli elettori di Kais Saied ma anche quelli di altri candidati senza partito né struttura, né mezzi di comunicazione al loro servizio. Basti comparare i risultati di Safi Said (7,11%) e di Lotfi Mraihi (6,56%) con quelli di Youssef Chahed (7,38%) e Abdelkarim Zbidi (10,73%). Per non parlare dei tristi risultati di ex ministri come Mehdi Jomaa (1,82%), Elyes Fakhfakh (0,34%), Mohamed Abbou (3,63%) e Said Aidi (0,30%). Quanto alla sinistra partitica, confinata al fondo della classifica, che riposi in pace. Non è stata neanche sfiorata dallo scaracchio, sprofonda nell’indifferenza.

Per quanto si tratti di una razzia populista, il risultato di questo scrutinio presidenziale al primo turno sottolinea forte e chiaro l’urgenza delle rivendicazioni socioeconomiche. Ciò è ben rappresentato dalla risposta positiva alle furbe offerte di Nabil Karoui su questo piano, che avranno risultati effimeri ma conseguenze disastrose. Tuttavia emerge ancora più fortemente l’urgente bisogno di ancoraggio sociale delle istituzioni e di moralizzazione della vita politica incaranti da Kais Saied, che ha incorporato un conservatorismo solubile nella sua formula.

Per farla breve, gli elettori hanno detto: “Tutto tranne quello che abbiamo visto finora”. Via la dicotomia “modernismo” e “islamismo”, e anche sinistra e destra. La nuova frattura è tra moralizzatori e profani, sostenitori della rottura e adepti del rabberciamento di comodo. Il ballottaggio vedrà il prof modello con arie da luminare contro l’uomo d’affari travestito da Robin Hood. Ma nelle istanze rappresentate da queste voci, le libertà faticano drammaticamente a trovare spazio. Ora, per quanto un corpo sia ben nutrito, esso ha bisogno di ossigeno per vivere. Si tratta di un avvertimento ancora più chiaro sulla necessità di ascoltare tali voci così ansiose e determinate su un tale ordine di priorità.