Il governo ecuadoriano cede alla pressione popolare e si ritira da Palo Quemado

5 / 4 / 2024

Dopo quasi un mese di resistenza alla durissima repressione della polizia e dell’esercito ecuadoriano, costato il ferimento di almeno due decine di difensori dell’ambiente, finalmente le parrocchie di Palo Quemado e Las Pampas possono festeggiare il ritiro delle truppe inviate dal governo per imporre la consultazione ambientale, tutt’altro che libera, previa e informata come stabilisce la legge: tre giorni dopo la sospensione sancita dal giudice di Sigchos, infatti, il ministero dell’Ambiente ha annunciato di aver ricevuto la sentenza e di sospendere temporaneamente l’organizzazione della consultazione.

A seguito della decisione del ministero dell’Ambiente di sospendere l’organizzazione della consultazione ambientale, i militari che avevano occupato le parrocchie di Las Pampas e Palo Quemado hanno fatto “armi e bagagli” e hanno abbandonato la zona lasciandosi alle spalle giorni di terrore seminati e decine di feriti, tra cui un campesino tuttora ricoverato in ospedale in stato critico colpito in faccia dai pallini delle forze armate.

Come denunciato dal Frente Nacional Antiminero, «la militarizzazione di Palo Quemado ha risposto all’ordine del governo di Daniel Noboa di imporre con la forza una falsa consultazione ambientale in cui si prevedeva che un elenco di 70 persone decidesse il futuro di migliaia di abitanti. Centinaia di agricoltori si sono opposti alla consultazione ambientale perché era un processo incostituzionale, corrotto e selettivo. È stato loro impedito di entrare nell'area di consultazione da diversi picchetti di polizia e militari». Per questo motivo, ha trovato la determinata resistenza non solo degli abitanti delle parrocchie, ma anche la solidarietà di diverse organizzazioni indigene, contadine, sociali di tutto il paese.

In queste settimane, infatti, numerosi sono stati i presidi di solidarietà lanciati nella capitale Quito davanti all’Ambasciata canadese e al ministero dell’Ambiente, ma anche a Imbabura, Pichincha, Azuay, Loja, Cotopaxi e Pastaza, con l’obiettivo di chiedere l’immediata demilitarizzazione delle parrocchie “occupate”. Solidarietà arrivata anche dalla Conferenza Episcopale ecuadoriana che, citando  Papa Francesco, ha ricordato come «la vita degli esseri umani e della natura viene prima dei benefici del capitale» e che «gli attentati contro la natura hanno conseguenze sulla vita dei popoli».

La Alianza por los Derechos Humanos invece enfatizza la preoccupazione per i gravi atti repressivi avvenuti a Palo Quemado, segnalando che qualificare «come terroristi i contadini e gli indigeni che difendono la terra è eccessivo, arbitrario e abusivo» e poi, riferendosi al conflitto interno contro la criminalità tuttora in corso, che «questa classificazione ha implicazioni per l'uso inappropriato delle risorse e dei funzionari pubblici che dovrebbero essere impegnati nell'adempimento di altri obblighi che sono prioritari per il paese e vengono invece utilizzati per servire gli interessi delle imprese private».

E a proposito di denunce, non va dimenticato che la famiglia Noboa ha enormi interessi nel settore minerario: come riporta la rete Ecor in questo articolo, e come ha ribadito anche il portavoce del Frente Nacional Antiminero Luis Corral, «il presidente della Repubblica e la sua famiglia, proprietaria del gruppo Nobis, ha degli interessi economici nel progetto. Risulta infatti che nel 2019 il gruppo Nobis aveva acquistato il 9,9% delle azioni di Adventus per un totale di 5,4 milioni di dollari», .

Proprio per questi enormi interessi delle élite economiche del Paese la battaglia delle parrocchie di Las Pampas e Palo Quemado non è ancora finita: la sentenza di sospensione del giudice di Sigchos dovrà infatti essere riesaminata dai giudici per determinare se realmente sussistono le condizioni per fermare l’avanzata del progetto estrattivista minerario La Plata dell’impresa canadese Atico Mining o viceversa inginocchiarsi al loro volere e ai dettami del Fondo Monetario Internazionale.

Proprio il 2 aprile a Sigchos, nella capitale dell’omonimo cantone, si è tenuta la prima udienza che però è stata sospesa e rinviata a data da destinarsi, ufficialmente per problemi di connessione internet. Ma, come denuncia il sindaco di Sigchos, autore della richiesta di sospensione, è un «peccato che i ministeri dei diversi portafogli dello Stato non siano presenti perché non sono preparati. E sicuramente non sono preparati a difendere ciò che vogliono fare con il nostro territorio».

Per la potente organizzazione indigena della CONAIE, che sostiene la resistenza della popolazione di Las Pampas e Palo Quemado, l’udienza non si è tenuta per «la presenza delle comunità interessate dall’attività mineraria (una marcia di oltre un migliaio di persone ha percorso le strade di Sigchos radunandosi in presidio proprio fuori la sede del tribunale). La CONAIE ricorda inoltre che «viene mantenuta la misura cautelare che sospende la consultazione ambientale e l’azienda Atico Mining non può eseguire alcun lavoro nell’area».

La partita non è dunque chiusa. La sospensione dell’udienza corrisponde alla necessità del governo di prendere tempo e attuare una diversa strategia per imporsi contro la resistenza che la popolazione locale ha suscitato in tutto il Paese e che si fonda anche sul rispetto della legislazione vigente di cui questi progetti minerari sono evidentemente trasgressori. La popolazione di Las Pampas e Palo Quemado però è pronta a non abbassare la guardia: «il corpo sarà stanco ma l’anima, il coraggio, la vitalità e la coscienza che vogliamo un futuro per i nostri figli deve rimanere viva, cari compagni».

Il Presidente è avvisato: a Palo Quemado si respira libertà e si costruisce e si difende ¡la vida y la naturaleza!

Foto di copertina Conaie